Venerdi, 02/08/2013 - Di concorsi fotografici è pieno il mondo, dentro e fuori dal web, ma questo che arriva come proposta da parte della rete femminista www.medwomensfund.org , nato per volontà di attiviste che operano nell’area del Mediterraneo e in particolare nei paesi africani che vi si affacciano, è davvero particolare.
Si chiama Father and proud of my daughter: padre e orgoglioso di mia figlia, e propone l’invio d’immagini nelle quali il soggetto siano appunto uomini padri e le loro figlie.
“Ci aspettiamo spesso che le madri siano orgogliose delle loro figlie, ma i padri mediterranei lo sono”?- si domandano le organizzatrici nell’illustrare il bando.
Come guardano alle loro figlie? In che modo le incoraggiano, che strumenti offrono loro perché siano libere?
Si tratta di un interrogativo molto interessante, anche perché ha origine, e coinvolge, un’area geopolitica complessa, a maggioranza religiosa islamica, nella quale sono in atto trasformazioni politiche e sociali profonde che hanno come banco di prova dell’effettivo cambiamento la libertà delle donne in queste società, ancora permeate di fortissimi limiti patriarcali in ogni livello della comunità, dove lo spazio delle relazioni familiari è opaco e nel quale la separazione tra donne e uomini è netta. Formidabili, per questo, sono le suggestioni che le organizzatrici forniscono a corredo del bando: ” Sono orgoglioso di mia figlia e dei suoi impegni, anche se a volte trovo le sue azioni eccessive. Sono orgoglioso di mia figlia e della sua forte personalità, mi piace che non si lasci influenzare da quello che dice la gente. Quello che fa mia figlia ogni giorno è una sua scelta. Sono orgoglioso dell’artista che è; ho sempre creduto in lei, sin da quando era piccola. Già allora lei amava cantare, raccontare storie, ascoltare musica assieme a me.”
Il concorso, aperto a chiunque, ha il solo vincolo di dover restituire, attraverso le immagini, il mondo sfaccettato di questa relazione particolare. Una chiosa inevitabile, a proposito dell’Italia e dei padri, assurti in cronaca poco tempo fa nell’affaire ‘fidanzata del premier’: ricordate l’avverbio, più volte ricorso nelle risposte dei padri e dei fratelli delle presunte fidanzate del capo, raggiunti dai colleghi speranzosi di fare lo scoop? Alcuni risposero così alla domanda se la loro congiunta fosse per caso la favorita del sultano: ”Magari”. Chissà che, con l’intelligente stimolo delle attiviste di questa rete, si possano avere esempi più edificanti e costruttivi.
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