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Otto marzo nella crisi

Otto marzo nella crisi

Festa della donna - "Le donne sono presenze attive di quella Italia che non si lascia offendere dall’arroganza e dalla volgarità, ma faticano ancora a trovare linguaggi e sintonie che invece potrebbero dare loro più forza nel quotidiano smarrimen

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009

Questo 8 marzo cade in un momento particolarmente tempestoso. La crisi globale, pesantissima, non è una ciclica crisi economico-finanziaria. Gli esperti la definiscono ‘strutturale’, il che significa che o il sistema inventa altre chiavi di lettura e altre ricette o non se ne esce. In Italia l’incertezza del lavoro e del futuro si accompagnano alla certezza di rimanere prigionieri di un deprivante precariato. Il Governo, con grandi annunci e piccoli provvedimenti a sostegno delle industrie, pensa bene di distrarci sollevando polveroni su questioni che in altri tempi sarebbero state meno che marginali. Oppure talmente grandi da meritare non grida inconsulte ma attente riflessioni. Le pagine dei giornali sono occupate ogni giorni da ‘casi’ che, esaminati con un po’ di distacco, appaiono evidentemente sproporzionati. Siamo raggiunti da urla di pari intensità per l’ennesimo stupro e per il caso Englaro. Differenti gli obiettivi, identico lo scopo finale: scassare questa democrazia e scardinare la Costituzione. Siamo davvero agli sgoccioli di uno scontro unilaterale, cioè provocato dalle destre, se il Presidente del Consiglio Berlusconi (solo per seguire la sua personale ambizione di assicurarsi le condizioni per diventare Presidente della Repubblica? O forse c’è dell’altro?) reclama pieni poteri utilizzando una vicenda che viceversa richiedeva il massimo del pudore e della pacatezza. Senza scrupoli, ha dichiarato che Eluana poteva perfino generare figli, offendendo le donne e insultando la dignità che la sofferenza richiede. Perfino negli Stati Uniti, sempre richiamati come esempio, il popolarissimo Barack Obama, presidente eletto direttamente dal popolo, si confronta (e media) con il Parlamento per gestire la crisi e varare i provvedimenti. Berlusconi, che calpesta impunemente una Repubblica parlamentare, invoca maggiori poteri per legiferare in un tema delicato come il testamento etico. Lui e il Governo da soli hanno l’appannaggio di decidere cosa è vita e cosa è morte. Gran parte di questo italico balletto sull’orlo del precipizio si gioca sulla pelle delle donne, minacciando diritti sanciti da una Costituzione che è ogni giorno aggredita e vilipesa. E’ una rappresentazione tutta maschile del potere, accettato anche se agito come un evidente delirio di onnipotenza che il premier ha contagiato al Governo e a parte del Parlamento (ricordiamolo sempre: un Parlamento di nominati, non di eletti). Ci sono fermenti diffusi e reazioni autorevoli. Le donne sono presenze attive di quella Italia che non si lascia offendere dall’arroganza e dalla volgarità, ma faticano ancora a trovare linguaggi e sintonie che invece potrebbero dare loro più forza nel quotidiano smarrimento. Un otto marzo difficile questo. Ma forse l’inizio di una nuova strada che magari stiamo già percorrendo. Magari senza rendercene conto, perchè il paesaggio è nuovo e siamo un po’ spaesate.


(2 marzo 2009)

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