Mercoledì 2 - Il progetto di solidarietà e cooperazione dal titolo “Il sogno di Roya e Alka” , ideato dalla rivista ‘noidonne’ in favore di due giovani registe afghane e del loro impegno contro la violenza alle donne, ha trovato compimen
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008
IL COMMENTO DI MARIA CRISTINA COCCIA
Forse perché il loro filmato l’avevo già visto, il giorno del lancio del Progetto di solidarietà e cooperazione dal titolo “Il sogno di Roya e Alka”, ideato dalla rivista ‘noidonne’ in favore di due giovani registe afghane e del loro impegno contro la violenza alle donne, ma nell’incontro con CON LE REGISTE ROYA E ALKA SADAT, dell’AFGHANISTAN, Martedì 1° luglio alla Città dell'Altra Economia di Roma, mi ha emozionato molto aver udito, in lingua originale, declamare alcuni versi inediti della poetessa afgana Nadia Anjuman.[1] Avevano trovato modo di far partecipare alla manifestazione anche Nadia oltre alle donne che avevano fatto vedere e parlare nel filmato.
E poi la delicata ed attenta lettura della trasposizione dello stesso ed altri testi in italiano da parte di 3 donne dell’associazione le Mele-Grane.
Una donna iraniana aveva fatto da interprete durante l’incontro ed aveva partecipato alla traduzione dei testi poetici.
Forse perché nella parte finale del dibattito, seguito alla consegna ufficiale dei materiali previsti dal progetto, interrotto sulla breve presentazione di se di un rappresentante del numeroso gruppo di < esuli – profughi – richiedenti asilo politico > afgani, esclusivamente di genere maschile, che raccontava il loro peregrinare per 7 8 anni per arrivare dalla terra dell’AFGHANISTAN in Italia, e a Roma, mi ero sentita infastidita anche dalla gestualità escludente dell’oratore che sottolineando l’avventura del percorso di fuga dal suo paese di origine escludeva perentoriamente che le donne afgane potessero farcela anche loro.
Negativa la risposta alla domanda se avessero mai visto il filmato prodotto DALLE REGISTE ROYA E ALKA SADAT. Sono stati invitati a farlo e mi pare di dover dire che molte di noi, donne del femminismo italiano, vorremmo esserci[2].
Scrivo questa nota nella ulteriore suggestione di gravi notizie riguardanti giovanissime donne sulla terra Italia.
[1] Nadia Anjuman. Poetessa afgana e madre di una bimba di 6 mesi; Nadia è morta in Afghanistan il 4 novembre 2005 all’età di 25 anni, probabilmente suicida dopo aver subito percosse dal marito, per aver osato declamare in pubblico poesie tratte dal suo libro ‘Gul-e-dodi’ (Fiore grigio fumo). Nadia Anjuman è considerata una figura di riferimento del mondo letterario di Herat.
[2] Ripercorre insieme le immagini proposte dal filmato non direbbe a tutti chi sono ancora le molte persone di genere maschile della terra come le conosciamo? o Dobbiamo continuare a descrivere il nostro essere donna oggi [ 'coltivare il campo di un altro' - 'annaffiare il giardino del vicino' ] o chiedere con maggiore insistenza, magari con virtuali pinze del dentista, quali persone vogliono essere oggi gli uomini del nostro tempo?
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