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OSCAR 2024, la 96a edizione degli Academy Awards

OSCAR 2024, la 96a edizione degli Academy Awards

Conclusa da poche ore l’ultima edizione del premio cinematografico più prestigioso in assoluto. Alcune piccole considerazioni in ordine...sparso.

Martedi, 12/03/2024 - Una premiazione, tutto sommato, tranquilla – se si riflette sul tempo in cui viviamo. Il Cinema è da sempre un’ottima panacea, una gran consolazione, probabilmente più per le vincitrici ed i vincitori, ma, forse anche per un pubblico che pare stia tornando a voler fruire della fabbrica dei sogni per eccellenza, un modo per sfuggire alla realtà?

Voli pindarici ma non troppo a parte, le premiazioni son state molto ‘da copione’ e come tali, ‘politically correct’, contenute le sorprese.

“Oppenheimer” di Christopher Nolan, l’ha fatta da padrone, a conferma dei Golden Globes vinti, mettendo insieme sette statuette tra cui Miglior film, Miglior regia, Miglior attore protagonista, Cillian Murphy, e non protagonista, Robert Downey Jr.

“Povere creature” di Yorgos Lanthimos, ha ottenuto quattro Oscar, il primo come Migliore attrice a Emma Stone – per lei il secondo dopo “La la land” - più altri tre e piuttosto inaspettato: molto si era puntato su Lily Gladstone, prima nativa americana ad ottenerlo a parte la vicenda di Piccola Piuma*, per “Killers of the Flower Moon” di Martin Scorsese. La sua sarebbe stata una vera vittoria sulla Storia del Nuovo Mondo cosiddetto: Sacheen Littlefeather, in italiano Piccola Piuma*, pseudonimo di Marie Louise Cruz (Salinas, 14 novembre 1946 – Novato, 2 ottobre 2022), fu un'attrice e attivista statunitense. Era nota per aver rappresentato Marlon Brando alla 45ª edizione dei Premi Oscar nel 1973, dove lei, a nome di Brando, aveva rifiutato il premio come miglior attore vinto per la sua interpretazione in “Il padrino”. Brando boicottò la cerimonia come protesta contro il trattamento riservato ai nativi americani ad Hollywood.

Da'Vine Joy Randolph, classe 1986, nativa di Filadelfia, attrice e cantante statunitense, ha meritato, oltre agli altri notevoli premi di quest’anno, l’Oscar come miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione nel film “The Holdovers - Lezioni di vita”.
E la sua interpretazione è stata per davvero una lezione di vita, splendida, umana, commovente, piena di autoironia, per un ruolo dolente e doloroso quasi inaspettato per una giovane donna della sua età ed anche nell’accettare la statuetta si è espressa con quella che, probabilmente, è una parte del suo carattere/character: “ Devo ringraziare mia madre – ha asserito – se oggi sono qui: sono nata cantante e tale sarei rimasta. Ma lei, un giorno, mi ha detto di ‘attraversare la strada’ per entrare a teatro ed iniziare un’altra carriera...così...eccomi qui, stasera”.

“Anatomia di una caduta” di Justine Triet ha bissato, in qualche modo il Golden Globe, seppure per altra categoria, vincendo l’Oscar per la Miglior sceneggiatura originale, un quattro mani scritto con il marito Harari.
Il Golden Globe la pellicola della Triet l’aveva vinta come Miglior Film Straniero, mentre l’Oscar ad esso dedicato, è andato all’imperdibile “La zona d’interesse” di Jonathan Glazer (vincitore anche dell’Oscar per il sonoro), tratto dal romanzo omonimo del 2014 di Martin Amis: ma c’è un ‘fil rouge’ imprescindibile che, in qualche modo, lega i due film, l’interpretazione della protagonista di entrambi, la straordinaria Sandra Hüller, tedesca ma ormai di ampiamente riconosciuta fama internazionale.
Proprio grazie al gran lavoro fatto su se stessa – tra l’altro due ruoli così diversi, lontani tra loro – la Hüller ha sicuramente aggiunto ottime ‘chances’ al riconoscimento del valore di quelli che sono e saranno a lungo tra i migliori testi cinematografici del nostro tempo.
Quel raggelante irreale senso del paradosso nel condurre un’esistenza di moglie e madre di famiglia ‘quotidian/normale’ ai confini con il campo di Auschwitz è proprio e soprattutto lei a darlo, oltre alla musica/non musica splendida di Mica Levi (cantautrice e compositrice britannica, abituale collaboratrice di Glazer), più che corollario/glossa sonora al film, autentica deuteragonista del narrato.

Un ’ultima osservazione, a margine:
«Tutte le nostre scelte sono state fatte per riflettere e confrontarci con il presente, non per dire ‘guardate cosa hanno fatto allora’ – ha affermato il regista Glazer nel ricevere l’Oscar per “La zona d’interesse” – ma, piuttosto, ‘guardate cosa stiamo facendo adesso’. Il nostro film mostra fin dove può portare la disumanizzazione nella sua forma peggiore, e come questo ha plasmato tutto il nostro passato e il nostro presente. In questo momento ci troviamo qui come uomini che rifiutano che l’essere Ebrei e l'Olocausto vengano strumentalizzati per un'occupazione che ha trascinato tante persone innocenti in un conflitto armato. Che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza - di tutte le vittime di questa disumanizzazione - come possiamo resistere?».

La Zona d’interesse rappresenta l’opera chiamata a raccogliere in questo decennio il testimone dei grandi capolavori del cinema che da “Schindler’s List” a “Il Pianista” all’indimenticabile, stupendo “ Train de Vie”, han raccontato una delle pagine più buie della storia del Novecento. Una prospettiva inedita ed uno sguardo nuovo, con stile altissimo, per riflettere sulla perdita dell'umanità e, per dirla con Hannah Arendt, sulla banalità del male.

Prodotto da A24 e Extreme Emotions, “La Zona d’interesse -The Zone of Interest”, è distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.


* Una piccola nota biografica è rilevabile su Wikipedia, ‘in primis’, poi da altre fonti, per chi volesse approfondire.

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