Lunedi, 13/03/2023 - E così anche la lunga notte degli Oscar 2023 è passata, senza troppi scossoni, né sorprese – come poi da copione, in fondo e, soprattutto, da ‘desiderata’.
Persino il ‘red carpet’ del Dolby Theater è divenuto un...'beige carpet', sanza infamia e sanza lodo: per dirla col conduttore, un già rodato triennale Jimmy Kimmel, a chi gli chiedeva se ci sarebbe stata violenza sul palcoscenico quest’anno - alludendo allo schiaffo in diretta l'anno scorso di Will Smith a Chris Rock che aveva poco elegantemente alluso all’alopecia della signora Smith – ha risposto che quasi certamente non si sarebbe verificata problematica di sorta e così è stato.
E pure le previsioni son state rispettate: “Everything Everywhere All at Once”, un film sul multiverso variegato di tante vite parallele, protagonista una famiglia di immigrati cinesi negli Stati Uniti, ha vinto 7 degli Oscar quasi annunciati.
Ma è pressoché impossibile descriverlo, non si può che andare a vedere.
Oggi uscirà nelle sale da ottobre scorso per la 3a volta.
Oscar come miglior film, ottimo lavoro certo, ma altrettanto certamente costruito ‘sulle spalle di molti giganti’ che li hanno preceduti nei decenni, dei Daniels (Daniel Scheinert e Daniel Kwan), si è trascinato altri 6 Oscar dietro al primo.
- Ripararci gli uni con gli altri...il mondo sta cambiando velocemente, fa paura ed io ho paura che non riusciremo a star al passo, ma in un modo o nell’altro ce la faremo... – ha asserito Kwan dal palco del Dolby commentando i premi.
Oltre al primo, un altro Oscar è andato alla splendida sessantenne Michelle Yeoh come Attrice Protagonista – i sogni non muoiono mai, nemmeno al tramonto, per parafrasare un vecchio ‘cult-movie’ proprio degli anni Sessanta ed in effetti sarà ricordata come la prima donna asiatica a vincere la statuetta come miglior attrice.
Ha battuto l'inossidabile Cate Blanchett, in lizza per la sua interpretazione molto ‘forte’ in “Tár” di Todd Field.
Eroina del cinema di arti marziali di Hong Kong che ancora esegue coreografie di lotta senza controfigura a Hollywood (di recente, in "Star Trek: Discovery" e "Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli"), la Yeoh è in realtà una ballerina classica malese. Incontenibile eroina degli ‘action’ hongkonghesi, va ricordata anche per la parte della maestra di 'kung-fu' Shu Lien nel 'wuxapian' d’autore “La tigre e il dragone” di Ang Lee.
Un Oscar per l’Attrice non Protagonista è andato, sempre per “Everything Everywhere All at Once”, alla veterana figlia d’arte e molto amata dal pubblico Jamie Lee Curtis, anche lei ultrasessantenne in ottima forma.
A mani vuote, nonostante gli ottimi prodromi, a livello di riconoscimenti o presunti tali, l’auto-biopic di Spielberg “The Fabelmans” e pare che pure il botteghino ‘possa attendere’.
E...'oops', anche l’Italia è stata dimenticata: pur sotto buoni auspici, sia “Pupille” di Alice Rohrwacher (https://www.noidonne.org/articoli/le-nominations-agli-oscar-2023-in-lizza-solo-due-italiani-19377.php), che il contributo di Aldo Signoretti per il ‘make-up’ e l’ ‘hairstyling’ di “Elvis” di Baz Luhrmann, son stati completamente snobbati.
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