Osare l'amore

Benassi Luca Lunedi, 04/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013

Carmen Grattacaso è poetessa parca nell’esporsi nel mondo dell’editoria, avendo pubblicato solo due raccolte: “Il luogo e la distanza”, per le edizione Plectica nel 2005, e “Il sospetto e la lusinga”, per le edizioni Gazebo nel 2009, dalla quale sono tratti i testi qui pubblicati. In una società delle lettere, nelle quale i libri durano poche settimane sugli scaffali delle librerie e l’appartenenza alla comunità dei poeti si misura nella continua esposizione mediatica, tale atteggiamento di estrema attenzione al manufatto letterario – fra l’altro Grattacaso esordisce relativamente tardi - è indice di un paziente lavoro di decantazione e meditazione del verso, alla ricerca di una maturità umana e letteraria, che in effetti trova riscontro nella purezza cristallina, nella sonorità a tratti sensuale di questi testi. Non si finirà mai di dirlo: i poeti d’oggidì sembrano concentrarsi nel trovare canali editoriali e mediatici utili ad una sempre maggiore visibilità, piuttosto che lavorare nel silenzio per cesellare il verso memorabile, la poesia capace di fare una passo avanti nel cammino umano. Nonostante l’attenzione della critica e delle principali riviste e siti di poesia contemporanea, Grattacaso è poetessa silenziosa, accorta, attenta a concentrare nella parola una tensione lirica nella quale coltivare il dubbio, l’ansia dell’esistere, la comunicazione vera e profonda con l’altro, sia esso la persona amata e desiderata o il lettore che, estraneo, si accosta all’intimità dei suoi versi. Fin dai titoli, la poetessa salernitana ci rivela una propensione all’ossimoro, ad una condizione esistenziale basata sulla contrapposizione di un luogo, reale ad affettivo nel quale radicarsi, ed una abissale distanza nei rapporti, sui quali prevale il dubbio di un’incolmabile solitudine. E dunque, alla lusinga dell’amore nel quale gettarsi come in un abisso di passione ed abbandono, senza filtri, fa da contraltare il sospetto, una tensione psicologica allo scetticismo, al disamore e alla disillusione. Scrive Luigi Fontanella nella nota “tra l’osare e il ritrarsi” che introduce il volume “Il sospetto e la lusinga”: “fin dal titolo, significativo, dato dall’autrice alla selezione che qui si presenta, mi sembra che la sua poesia oscilli costantemente tra due sponde: l’osare e il ritrarsi, il desiderio di amare e al contempo quasi la paura di amare; si potrebbe persino dire, senza che si forzino i termini, tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe divenire o si sarebbe potuti divenire.” Il sospetto del titolo è soprattutto declinato nella dimensione del dubbio come sete di conoscenza, nell’esplorazione del tempo e del suo scorrere inesorabile, nel rapporto con la persona amata come fatto necessario ma comunque incompiuto. Ciò rende questa poesia profondamente nostra, capace di dirci, con parole sorgive, il segreto dei nostri sentimenti.





Il tempo di un vagito, uscire per poi

dolorosamente rientrare

nel complicato, piccolo spazio.



C’è un luogo ancora forse che ospiterà

la nuova nascita e farà bende di lino

per l’atteso, temerario ospite.





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Non tutto va come dovrebbe.

Tu stringevi quel legno pensando

fosse la fata turchina,

ma non era nemmeno Pinocchio.



Era solo un bastone

con il manico a forma di naso

e il vestito fiorato.



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L’amico se n’è andato con poca fretta

notando somiglianze tra le finestre

e un film sull’abbandono.



Così col sasso nella mano

come un bicchiere pieno

ho ascoltato il rumore del mio seno

e ho visto il muro,

abitato dolore venirmi dal profondo.



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Sei tu la madre, tu che porgi le rose

delle parole inconsuete.



Mi fermo nel bosco

che ho conosciuto in sogno

sepolta dagli abbandoni,

tremante nell’accoglierti.