Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006
Cara Direttora,
mi ha fatto molto piacere vedere Noidonne rinnovata, e questa nuova versione la trovo gradevole ed interessante. L’impegno emerge dai vostri articoli, e questo vi fa onore.
Vi scrivo addolorata da questi troppo frequenti fatti di cronaca che vedono le donne vittime di mariti-compagni-fidanzati gelosi, impauriti, depressi divenuti violenti, perché per mettere fine a qualcosa che una volta avrebbe richiesto dialogo oggi hanno utilizzato – come in molti telefilm che la televisione trasmette – la via più veloce, quella della violenza, appunto.
In particolar modo mi colpisce questo ultimo fatto della ragazza, incinta di nove mesi, ferita e seppellita ancora viva. E’ un evento che mi fa venire la pelle d’oca e mi porta a chiedervi di promuovere una campagna contro la violenza alle donne, non solo valorizzando le figure femminili che si distinguono per il loro operato, ma anche promuovendo costantemente l’attenzione al problema, i suggerimenti utili, la promozione delle buone prassi di sostegno per coloro che sono uscite dalla violenza subita, per non fare cadere l’attenzione su di un problema che deve essere combattuto.
Rosa, Bologna
Cara Rosa,
la tua sollecitazione giunge più che mai opportuna e tutte ci sentiamo vicine alla questione che tu sollevi. Non passa giorno che la cronaca non registri una violenza su una donna. Più o meno giovani, di giorno come di sera, in pieno centro cittadino o nel parco, ormai gli stupri o gli assassinii ci inseguono e si impongono prepotentemente all'attenzione di tutta la società. Sembrano quasi, nella loro quotidianità, essere diventati una modalità di relazione degli uomini con le donne, o meglio di non-relazione. Arrecare danno, sopprimere è un modo per negare/negarsi all'altro. Date le proporzioni, si tratta veramente di un'emergenza che come tale deve essere percepita dalle donne e deve essere trattata dalla politica e dalle istituzioni. Si parla di femminicidio perché ci uccidono se lasciamo e se ci facciamo lasciare, se consentiano o se dissentiamo, se parliamo o se taciamo. L'episodio cui tu fai riferimento è stato particolarmente violento perché assolutamente incomprensibile e fuori da ogni logica. Quella giovane non aveva chiesto nulla, era pronta insieme alla sua famiglia a sostenere il carico veramente pesante di crescere un figlio da sola. Non è bastato ed è stato come se quell'uomo (inadeguato definirlo tale) abbia provato a negare l'evidenza. Nove mesi non sono stati sufficienti per razionalizzare una realtà e gestirla, magari rifiutandola, ma comunque per entrarci in relazione. Follia o patologica immaturità? Qualcuno potrà stabilirlo nelle sedi opportune. Le cronache hanno riportato che in prigione l'assassino è stato emarginato dagli altri carcerati perché il suo atto è fuori dal codice non scritto dell'autolimitazione al delinquere. Non è stata l'uccisione della donna, ma della donna incinta, a far scattare questa ostracizzazione. Segno, almeno, che il senno non è perduto per sempre e ovunque. Noidonne nei prossimi mesi dedicherà spazio e attenzione alla violenza sulle donne, cercherà di capire le ragioni di tale recrudescenza, interrogherà esperti e darà voce alle realtà che si dedicano da anni ad assistere le vittime di violenza. C'è tanto da conoscere e da studiare. C'è da trovare, oltre la denuncia e la sensibilizzazione assolutamente necessaria, la strada per prevenire e rendere partecipe la comunità di un fenomeno che ci è più vicino di quanto non sia percepito. O di quanto non sia ammesso. Faremo la nostra parte insieme alle nostre lettrici, alle quali chiediamo collaborazione fin da subito per segnalarci casi, esperienze e riflessioni.
Tiziana Bartolini
(28 giugno 2006)
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