"Ancora una volta la Stampa descrive in termini diffamatori l'operato degli Assistenti Sociali.
L'Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Lazio manifesta vivo rammarico per le espressioni denigratorie e stereotipate che ancora una volta vengono utilizzate dalla stampa.
Si fa riferimento all'articolo "Storia di Maria Lucrezia" della giornalista Emanuela Irace su "Noi Donne" di gennaio 2010, sottotitolato polemicamente "Il sistema dell'utilizzo smodato della figura degli assistenti sociali da parte dei Giudici dei Minori comporta una fattuale deresponsabilizzazione dei giudicanti".
Si fa presente che gli assistenti sociali svolgono in prima linea un lavoro molto delicato per tutelare i minori in situazioni difficili nelle quali, solitamente, sono coinvolte anche altre figure professionali.
Si precisa, inoltre, che i giudici valutano i casi dopo aver assunto informazioni ed aver ascoltato le parti: la relazione dell'assistente sociale, con le relazioni di altri professionisti coinvolti, costituisce solo un elemento di tale processo valutativo.
Si sottolinea che gli assistenti sociali sono tenuti per legge e per Codice Deontologico al segreto professionale, per cui non possono fornire chiarimenti su vicende problematiche che non devono mai essere semplificate in modo unilaterale.
Pertanto, ogni versione semplificata di situazioni problematiche e complesse, rischia di essere riduttiva, scorretta e diffamatoria nei confronti dei professionisti coinvolti e, in particolar modo, dannosa per i minori.
Si esprime seria preoccupazione per l'assoluta mancanza di rispetto e protezione per la minore della quale sono state riportate per intero le generalità.
L'Ordine degli Assistenti Sociali manifesta stupore per le gratuite espressioni diffamatorie che vengono usate nell'articolo, come "strapotere dell'assistente sociale ..."
Le situazioni di grave rischio, che degenerano in danno per i minori, sono quelle che poi, sempre i mass-media stessi, sono pronti a portare alla ribalta delle cronache quando diventano casi eclatanti di abuso, maltrattamento o addirittura di morte.
A questo punto, paradossalmente, di nuovo l'assistente sociale viene chiamato in causa per non aver esercitato il presunto "strapotere" !
Si invita il professionista giornalista che, con superficialità, pur di "fare notizia", "scrive e sentenzia" su situazioni dolorose che coinvolgono i minori e/o persone in disagio, ad essere più attento e a rispettare il lavoro delicato e faticoso degli altri professionisti che operano nell'ambito della tutela dei minori e delle loro famiglie".
Roma, 17 febbraio 2010
Ordine Assistenti Sociali - Consiglio Regionale del Lazio
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