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Ordinanze anti-prostituzione

Ordinanze anti-prostituzione

presentato a Roma il Rapporto di monitoraggio su 56 comuni italiani

Mercoledi, 08/07/2009 - E’ stato presentato ieri mattina a Roma il Rapporto di monitoraggio sulle ordinanze anti-prostituzione in 56 comuni italiani promosso da Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), dall’Associazione On the road, dalla Cooperativa Dedalus, dal Movimento identità transessuale (Mit), dal Comitato per i diritti civili delle prostitute, dal Consorzio Nova e dall’Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e realizzato grazie al lavoro di 26 organizzazioni attive in Italia nel campo della prostituzione e della tratta di esseri umani. Il Rapporto, frutto del lavoro delle Unità di strada, mostra delle situazioni differenti tra le diverse aree interessate; tuttavia emergono delle tendenze comuni ai vari territori. L’effetto predominante delle ordinanze sembra essere stato quello di spostare il fenomeno da un luogo all’altro, a seconda di come vengono effettuati i controlli sulle strade, alla ricerca di aree meno controllate e quindi in qualche modo anche meno sicure. In molti casi poi, la presenza di prostitute non è affatto diminuita, come auspicato nelle ordinanze, e in alcune circostanze è addirittura aumentata: ad esempio la prostituzione indoor, cioè quella praticata in appartamenti, night club e anche in country house e agriturismi. Il fenomeno dello spostamento nelle zone più nascoste ha generato una concentrazione di donne nella stessa zona aumentando la concorrenza e riducendo la capacità di contrattazione delle ragazze con i clienti; tale atteggiamento rappresenta un rischio per la salute pubblica in quanto spinge molte ragazze a non rispettare anche le più elementari norme di protezione durante i rapporti. Un altro elemento di forte preoccupazione per gli operatori del settore è inoltre rappresentato dal forte turn-over di donne che tendono a spostarsi spesso e al conseguente arrivo nei territori di ragazze molto giovani appena giunte dai paesi di origine con livelli di istruzioni bassi, scarsa conoscenza della lingua italiane e quindi con un grado di dipendenza molto forte dai loro sfruttatori.

Al convegno ha partecipato la senatrice Livia Turco che ha sottolineato come ci sia bisogno di servizi e risorse più che di repressione ricordando che l’articolo 18 che consente il rilascio del permesso di soggiorno e l’avvio di un percorso di reinserimento sociale abbia ricevuto riconoscimenti a livello europea; ha quindi chiesto al Ministro Carfagna di invertire la tendenza attuale e di confrontarsi con tutte le associazioni operanti nel settore.

Pia Covre, segretaria del Comitato diritti civili delle prostitute, ha evidenziato la forte regressione che il paese sta vivendo nel campo delle politiche sociali. “Stiamo passando dal 'welfare' al 'prisonfare' – ha aggiunto - La lotta alla povertà si combatte oggi con lo Stato penale e non con lo Stato sociale”.

Il direttore dell’associazione On the road Marco Bufo ha concluso lanciando tre proposte: l’inclusione sociale e lavorativa, l’aiuto alle vittime della tratta e la lotta alle organizzazioni criminali, la mediazione sociale e dei conflitti ribadendo la necessità di trovare soluzioni condivise nei territori in cui si vive una situazione di allarme e di disagio reale.

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