Abbiamo concluso da poco il G8 a L’Aquila. Si parla ancora di L’Aquila come location per il prossimo vertice sull’Afghanistan ed altri eventi grandi e piccoli che avrebbero importanti ritorni d’immagine con lo sfondo delle macerie aquilane. Tuttavia in questo momento il summit più utile sarebbe quello che oltre a farsi a L’Aquila si facesse PER L’Aquila. Propongo dunque a breve di incontrarci in un vertice operativo con il Presidente del Consiglio Berlusconi, il commissario Bertolaso, il commissario delegato Chiodi, sindaci e ministri che hanno un ruolo diretto nella ricostruzione. Urge un G per L’Aquila a cui devono sedersi i protagonisti di questo processo di passaggio dall’emergenza alla ricostruzione per chiarire una volta per tutte numeri obiettivi risorse e chi fa cosa. Provo a proporre un ordine del giorno fatto di cose da affrontare e da condividere.
Case. Quante ne saranno disponibili a settembre per le E ed F ma anche per le B e C e D, di quante ancora dovremo dotarci, magari pensando ad un piano di insediamenti abitativi più leggeri.
Numeri chiari e netti. Le cifre e le date sono cambiate troppe volte.
Lavoro e produttività. Solo il Governo può fermare la grande fuga di aziende. Facciamo un censimento degli imprenditori che riapriranno a settembre e della loro capacità occupazionale. Coinvolgiamo nell’economia della ricostruzione gli imprenditori locali che assicurano lavoro ai residenti. Di lavoro non si parla mai.
Zona Franca e tasse. Lavoriamo su margini certi non su continui rimandi da inseguire.
Strade, Per settembre si dovrebbe cominciare a riaprire le principali per affrontare l’aumento del traffico.
Centri storici. C’è un piano di puntellamenti con risorse disponibili con tempi e zone programmati? E se non c’è chi deve farlo? L’inverno non è stagione da cantieri.
Donazioni. Quante sono e come possiamo cominciare ad utilizzarle.
Nessuno può farcela da solo. Il primo passo per ricostruire L’Aquila ed i comuni colpiti, prima dei cittadini che non sono esenti, devono farlo le istituzioni lavorando a testa bassa. L’unico partito che esiste qui, ora, è quello per L’Aquila o contro di essa.
L’incertezza in cui ci si sta muovendo attualmente impone di ristabilire, una filiera istituzionale operativa.
Le operazioni d’immagine hanno garantito poco finora e l’inverno sta per sorprenderci senza un tetto sulla testa, con le macerie ancora per strada ed una popolazione che, seppur dignitosa, non ha il minimo indispensabile per rendersi autosufficiente. E non sono chiacchiere. Bisogna prendere atto onestamente che i nuovi villaggi, opera di grande abilità e prontezza, aldilà del giudizio estetico o di opportunità, risolvono forse il 10% dei nostri gravissimi problemi.
Vanno affrontati gli altri temi fondamentali che muoveranno le nuove dinamiche della comunità. Perché settembre spazzerà via il fumo dagli occhi e la pazienza.
Attenzione alla pratica dello scaricabarile! Oltre che infruttuosa potrebbe essere socialmente pericolosa nella situazione di stress a cui sono stati sottoposti da lungo tempo gli sfollati.
Troppe volte le riunioni sono lunghe e inconsistenti. Vanno ottimizzati i tempi e fissati degli obiettivi e competenze precisi. Ogni istituzione dovrebbe avere un compito definito ed avere risorse finanziarie e materiali certe per assolvere bene e velocemente al suo scopo.
Questo si ottiene solo con il coinvolgimento attivo di tutta la filiera istituzionale, fino al più piccolo ente e comitato con un monitoraggio costante dei risultati. Ci si dica chi fa cosa e si fissino delle tappe temporali strettissime con date calendarizzate di raccordo. Nella consapevolezza che è il Governo che fa le leggi ed i decreti e che dentro questa cornice ci si muove, non oltre. Non tutto si può avere subito e tutti saranno comunque costretti a stringere i denti per un po’, ma almeno rispunterebbe la speranza che coagula le buone energie per evitare che la frustrazione le disperda in contestazioni lamentose e stonate.
In una seconda fase al G per L’Aquila il potere della diplomazia e della politica utile dovrà riuscire a far sedere grandi intelligenze mondiali, tecnici, intellettuali, politici e mecenati che guardino a L’Aquila territorio come ad una irripetibile occasione per misurare la valenza di questa moderna civiltà.
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