Martedi, 09/06/2020 - Caro Mark,
in questi giorni di confusa riapertura sembra più facile credere nella prima storia verosimile che approfondire la realtà.
Nell’incertezza sul da farsi ci sentiamo come in un paese straniero che scopriamo diverso da come ci era stato raccontato.
Non so se ti ho mai detto del Kurdistan turco, tra Diyarbakir e Van, a pochi km dall’Iran dove si intersecano fiumi e confini, lingue e culture e dove bastano fuoco e acqua per annientare un popolo.
Bruciando boschi e aprendo dighe si cancellano nazioni con lo stesso terrore che si dice di voler combattere, in una gestione esclusiva della violenza politica diretta contro le minoranze.
Ma questa, come sai, è una vecchia storia che ha il razzismo sempre dietro, su un piano inclinato, inafferrabile come un virus.
A Presto.
Emanuela Irace
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