Martedi, 12/05/2020 - Caro Mark,
in questi giorni del post fase uno si continua a sentire quello strano sapore che hanno tutte le cose bloccate.
Uscire dal confinamento è difficile, con uno sguardo che sorveglia, come certe abitudini che imparate presto non si smettono mai.
Ho visto generazioni in Palestina cresciute nelle ore di attesa passate ai checkpoint. Prigionieri in casa propria. Dal 1948.
Ragazzi incapaci di immaginarsi liberi. Giovani mai cresciuti. Certe negazioni restano dentro come lucchetti senza chiave.
Plasmano il pensiero, diventando specchio di un apartheid che uccide e contagia, come questo virus.
A presto.
Emanuela Irace
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