Caro Mark,
in questi mesi di virus l’uso dell’inglese ha fatto entrare parole nuove in un discorso velocizzato dall’isolamento di avvenimenti non vissuti.
Per paura di essere esclusi abbiamo indossato vocaboli specialistici come si faceva un tempo con i vestiti la domenica.
Spogliati della lingua materna siamo entrati in un linguaggio da esportazione che ci ha illuso uguali.
Protagonisti di una accelerazione tecnologica abbiamo azzerato cento anni di futuro portando al presente una realtà che prima del virus potevamo solo immaginare.
Diventando così sempre più vicini a ingranaggi di un sistema che abolendo la complessità ha ridotto le parole e impoverito il pensiero.
A presto.
Emanuela Irace
ps Il tutolo è volutamente ripreso dal libro di Marie Cardinal
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