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Operaie tessili in Val Vibrata<br>

Operaie tessili in Val Vibrata

IRES Abruzzo - Interessante libro promosso in occasione dei 100 anni della CGIL.

Ferraguti Isa Lunedi, 26/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

Ho trovato il libro promosso dall’IRES Abruzzo in occasione dei 100 anni della C.G.I.L. “Operaie tessili in Val Vibrata” di grandissimo interesse. Il merito di Guendalina di Sabatino è quello di aiutarci a comprendere attraverso documenti sindacali e interviste alle lavoratrici la storia del settore tessile-abbigliamento della Val Vibrata, in Abruzzo.

Un distretto che presenta notevoli differenze rispetto ad altri distretti tessili e mi riferisco in particolare a quello di Carpi - mia città natale e di residenza - ma anche a quello di Prato.

Gli anni presi in considerazione dall’autrice sono quelli tra il 1970-1990, anni di profonda trasformazione del settore.

Vale la pena richiamare la prefazione di Agostino Megale che a quell’epoca era Segretario generale della Filtea C.G.I.L. “In particolare ricordo la vicenda della Manuero 2000 che ho personalmente seguito: in quella fabbrica 4 operaie si iscrissero al sindacato e, per questo, furono licenziate, ma soprattutto accadde qualcosa di inedito fino ad allora: le altre 27 operaie scioperarono contro di loro. La conclusione dei fatti di Nereto della Maniero 2000 fu positiva”.

A dare ulteriore valore al volume concorrono le interessanti interviste-testimonianza delle 21 lavoratrici che si sono prestate a ricostruire fatti ed episodi del loro vissuto lavorativo.

Le interviste svolte tutte nel 1999 - ben 10 anni fa - mantengono ancora oggi tutta la loro validità ed in particolare per quanto attiene la sfiducia nella politica e nel partito più forte della sinistra “l’ex PCI”.

Nel libro vi è un passaggio a pag. 33 che personalmente non condivido: “dal 1976 al 1979 la situazione muta radicalmente…Da quell’anno non esiste più la strategia sindacale del rapporto tra fabbrica e cambiamento sociale. Con la linea dell’EUR, nel 1978, il sindacato rinuncia a chiedere la modifica del modello di sviluppo, rinuncia alla rigidità in fabbrica, propone il mantenimento dello statu quo allo scopo di attutire le tensioni sociali in un momento in cui il padronato tende a far arretrare i rapporti sociali e politici e lo stato rinuncia alla politica sociale”.

A mio modesto avviso la questione è molto più complesso e la citazione non aiuta a comprendere il contesto. Questa mia osservazione critica non inficia minimamente il lavoro prezioso della Di Sabatino, che voglio ringraziare in quest’occasione per il contributo che ogni mese dà al nostro mensile.

Un’annotazione in chiusura. Ho trovato bella l’idea della postfazione di Antonio d’Orazio che voglio riportare: “Le donne, da sempre, sono costrette a scegliere: a scegliere se continuare a lavorare, a scegliere se fare carriera, a scegliere se avere una famiglia, a scegliere se avere dei figli e si trova a vivere situazioni di rinunce o sensi di colpa. Perché la società è disposta a perdere un forte potenziale e benefici diretti quale quello del lavoro femminile?… Allora se il cammino è ancora lungo e a volte i ricorsi della storia possono anche riportarci tutti indietro, bisogna continuare a mantenere viva la memoria delle donne al lavoro, delle loro testimonianze, dei sacrifici e dei soprusi che molto spesso vi traspaiono”.



(26 ottobre 2009)

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