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One Billion Rising: si doppia

One Billion Rising: si doppia

Si ballerà anche quest'anno, pensando alla (in) giustizia nel mondo verso le donne

Venerdi, 07/02/2014 - “Abbiamo deciso che dedicheremo tutte le ricreazioni a fare le prove del ballo”.

E’ una giovanissima a parlare, studentessa del liceo Alighieri di Ravenna: nel video ci sono anche alcuni compagni di scuola che si uniscono alle ragazze, una cosa così davvero non si è mai vista, in un liceo italiano. http://www.ravennawebtv.it/w/nellatrio-del-liceo-alighieri-prima-prova-del-flash-mob-one-billion-rising-per-la-giustuzia/

Ogni giorno, attraverso il sito italiano di One Billion Raising http://www.onebillionrising.org/ e la sua pagina facebook sono centinaia le segnalazioni da ogni città, piccola e grande, di iniziative in preparazione della seconda ondata di balli per il 14 febbraio.

Per non dire, poi, del sito internazionale del movimento creato da Eve Ensler: ci vuole una connessione potente e un computer altrettanto attrezzato per riuscire a vedere l’immensa mole di materiale video, audio e di immagini della scorsa edizione.

Donne, uomini, bambini, bambine, persone disabili lo scorso anno hanno reagito con entusiasmo e generosità al primo evento globale nonviolento femminista: in contemporanea, tra pochi giorni, riaccadrà.

Rispetto allo scorso anno la campagna lancia, per il 2014, una parola chiave sulla quale riflettere: giustizia.

A chi, talune tra le donne e soprattutto molti uomini, pensano che sia stupido, inefficace, inutile partecipare il 14 febbraio al ballo vorrei rispondere con le parole della stessa Eve Ensler, racchiuse in una lettera mandata a tutti i gruppi di coordinamento nel mondo: “Ogni evento fa parte di una decisione collettiva, carica di energia, per porre fine alla violenza su questo pianeta, che ha traumatizzato i corpi delle donne e delle bambine e ci ha impedito di utilizzare in pieno la nostra forza vitale e di poter assaporare il vero valore della vita. Ogni evento è una danza di unione per porre fine alle ingiustizie razziali, ambientali, economiche e di genere. Non è possibile fallire.

Ciò che importa è che manifestiamo, che diamo un nome all’ingiustizia, che ci impegniamo ad affermare con i nostri corpi e con le nostre comunità che questo evento del 14, come tutti i giorni che lo precedono e tutti i giorni che lo seguiranno, è la nostra vita. Ogni evento per la giustizia fa parte del fiume di giustizia, la corrente di un nuovo paradigma, un’onda irrefrenabile che ci unisce attraverso la forza e

l’ incoraggiamento della nostra solidarietà globale”.

Ecco: un movimento politico globale che offre un’occasione così gioiosa, inclusiva, vitale per manifestare la forza della bellezza contro la violenza che ancora grava sulla metà del mondo e lo fa senza urlare, senza insultare, senza usare parole e pratiche di sopraffazione. Un movimento che mette al centro la giustizia senza inneggiare alla pena di morte, ma provando a rendere chiaro che, sopra ogni altra importante declinazione, l’ingiustizia provoca dolore, e del dolore le donne sono esperte, e vogliono per questo fermarlo e chiamare altre donne e anche gli uomini nel percorso. Non c’è solo la violenza agìta a creare scompenso, dolore e quindi ulteriore violenza: ogni volta che si sottraggono risorse, valore e attenzione alle pratiche e ai progetti inclusivi per il miglioramento delle relazioni tra i generi si crea una situazione di ingiustizia. Ed è per questo che proprio il giorno dopo l’evento globale OBR ci sarà, in Calabria, il 15 febbraio la prima manifestazione regionale per difendere il Progetto donna, http://www.medmedia.it/DifendiamoPD.htm cancellato perché non è stata rifinanziata la legge regionale che dava fondi e prospettive all’importante strumento a disposizione delle donne calabresi per iniziative, telefoni rosa, biblioteche, centri d’informazione e percorsi formativi d’eccellenza. Speriamo che la mobilitazione faccia tornare le istituzioni sui loro passi: questo sarebbe un segno concreto di giustizia.

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