Oncofertilitá: il diritto alla genitorialità dopo la malattia
Il diritto alla salute delle donne e degli uomini in età fertile, colpiti dal cancro, sta nel supporto e nell'aiuto alla guarigione e alla progettazione del proprio futuro.
Mercoledi, 30/11/2016 - La diagnosi di tumore durante l'etá fertile può costituire un ostacolo alla possibilità di concepimento. Sono il 3% circa i pazienti under 40 colpiti da malattia, e delle donne colpite e guarite da una neoplasia solo il 5% circa prova a concepire un figlio. In realtà, esistono molte possibilità di avviare un percorso parallelo che segua la paziente o il paziente non solo per una strategia di cura antitumorale mirata ma anche per supportarlo nel preservare la possibilità di diventare genitori, una volta guariti. Per molto tempo e ancora oggi si continua a puntare il dito sul tempo, sull'età sempre più avanzata nella quale si sceglie di avere il primo figlio senza guardare invece ad aspetti più reali e influenti, in primo luogo di tipo sociale, lavorativo e di stabilità familiare oltre che economica anche sentimentale, dal momento che é diritto e dovere di una donna, qualora desiderasse diventare madre, scegliere di farlo non come atto egoistico ma in un progetto di vita insieme.
In secondo luogo, ci sono aree geografiche nelle quali la popolazione ha un rischio 4 volte maggiore di avere il cancro, a causa degli effetti dell'inquinamento ambientale ( aree industriali, sversamenti tossici, miasmi e fumi altamente tossici, radioattività ) e la popolazione più che mai in questi casi, deve essere sottoposta ad adeguata prevenzione e screening.
In terzo luogo proprio perché il fine della Medicina é non nuocere ma salvare e migliorare le condizioni di vita di una persona, poiché il paziente é una persona con le sue paure, speranze e desiderio di futuro. Proprio per questo un obiettivo della medicina oncologica oltre al curare e cercare sempre più di prevenire e rendere il cancro curabile, é pensare al preservare il corpo dai possibili effetti dei farmaci antitumorali.
Più che mai in una situazione di grande complessità come nel caso di diagnosi di cancro in età giovane é necessario che si venga supportate ed informate della possibilità di preservare la propria fertilità . L'AIOM ( Associazione italiana Oncologia Medica), la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e la SIGO (Società italiana Ginecologia e Ostetricia) hanno proposto di creare una RETE NAZIONALE DEI CENTRI DI ONCOFERTILITÁ, che possa seguire, supportare e curare le pazienti e anche i pazienti, immediatamente dopo la diagnosi di tumore.
Oggi meno del 10% delle giovani donne usufruisce delle tecniche di crioconservazione dopo diagnosi, molto meno degli uomini. Sarebbe auspicabile che tutte le donne avessero lo stesso accesso alle informazioni necessarie, e fossero seguite da equipe specializzate costituite da oncologi, biologi embriologi, ginecologi e psicologi. La crioconservazione dei gameti, dei tessuti, soprattutto se la donna ha tra i 35- 40 anni ( in questo ultimo caso rispondono meglio dopo la fine delle terapie), sono delle procedure praticate nei centri specializzati di Procreazione assistita, in minoranza rispetto ai centri oncologici. Spesso la paura di una donna che ha avuto un cancro é quella non solo di veder ridotta la propria fertilità a causa dei farmaci chemioterapici e della radioterapia, ma anche nel caso di concepimento, di avere un bambino con una potenziale malformazione o con possibilità di ammalarsi di cancro. Questa ultima ipotesi in realtà é più una leggenda metropolitana, infatti i casi di malformazioni o di cancro nei bambini nati da mamme, affette in precedenza da tumore e sottoposte a terapie antiblastiche, sono pochissimi. La preservazione della fertilità rientra a pieno titolo nelle cure alle quali ha diritto il paziente oncologico, per affrontare anche psicologicamente meglio la difficoltà di un percorso duro come quello oncologico. Il diritto all'informazione, alla salute e all'uguaglianza per tutti i pazienti ovunque si trovino sono fondamentali.
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