Oltre un megamanifesto, verso una intesa tra nuove e vecchie generazioni
Un megamanifesto, affisso da parte di un collettivo studentesco ed oscurato da un'amministrazione comunale, grazie ad una giovane donna diventa l'occasione per ripensare ad una rinnovata relazione politica tra nuove e vecchie generazioni
Sabato, 02/01/2021 - L’antefatto è noto non solo ai cittadini di Sala Consilina (Sa), ma anche agli abitanti dell’intero comprensorio territoriale. Addirittura ha avuto una particolare rilevanza, che ha valicato l’ambito valdianese fino ad arrivare ai microfoni di un’emittente radiofonica della Rai. Trattasi di un megamanifesto, lungo all’incirca trenta metri, affisso sui muri comunali e recante la scritta “Tornate, non dovete fare altro. Qui se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto”. Una frase del poeta e paesologo Franco Arminio, che non necessita di spiegazioni per la forza evocativa delle parole utilizzate. Ad essere autori di tale installazione sono stati gli aderenti al collettivo “IO POSSO”, composto da studenti universitari e delle scuole superiori del Vallo di Diano, che hanno definito il megamanifesto “un’iniziativa artistica, volta a risvegliare le coscienze di chi lo leggeva”.
Senonchè l’amministrazione comunale ha inteso ricoprire la frase inscrittavi, motivando tale scelta con la circostanza che l’affissione non rispondeva alle regole previste per tale materia, in quanto priva di autorizzazione. Si è immediatamente levata una protesta al proposito di tale decisione, che da molti è stata intesa come una censura di quanto ideato dai componenti del collettivo. Oscurare il megamanifesto è, difatti apparsa, un’opzione deplorevole, perché non solo denegava il bisogno dei giovani di esplicitare in maniera ferma e netta il loro dissenso per lo status quo in cui vive la cittadina e l’intero comprensorio, ma frustrava anche la loro esigenza di considerare riconosciuta la propria voce sui temi riguardanti il Vallo di Diano.
Proprio per tentare di comporre il contrasto tra l’amministrazione comunale ed il collettivo “IO POSSO”, partendo dal presupposto di legittimarlo come interlocutore politico, il segretario del circolo Pd di Sala Consilina ha approntato due incontri presso la sede partitica. Al secondo, con una delegazione del collettivo, ho partecipato desiderosa di conoscerlo in maniera più approfondita. I giovani avevano rilasciato interviste, come anche utilizzato i social, per divulgare le proprie posizioni e, ad ascoltarli, era nata in me l’esigenza di sapere di più al loro riguardo. Di fronte ad alcuni dirigenti e simpatizzanti del Pd la rappresentanza del collettivo si è spontaneamente messa in gioco, rispondendo alle domande rivoltele. A chi ha chiesto la ragione del megamanifesto è stato chiarito che si era trattato di “un atto di disobbedienza civile”, posto in essere nella piena consapevolezza di essere nell’illegalità, a loro dire impostagli dalla lunghezza dei “processi burocratici”.
Per “IO POSSO” lo scopo valeva più del rispetto delle regole previste per le affissioni pubbliche, perché il “paese si doveva svegliare con una piacevole sorpresa”, ossia una frase che consentisse ai suoi abitanti di riflettere sul senso di quelle parole lunghe oltre trenta metri. Certo, erano pienamente coscienti che l’installazione, da loro definita artistica, potesse essere rimossa, ma fidavano che rimanesse almeno per uno o due giorni. Hanno tenuto anche a precisare ai presenti che sentivano forte l’esigenza di esprimere un pensiero critico sulla situazione in cui stalla il Vallo di Diano, anche perché l’organismo giovanile di riferimento, ossia il Forum dei giovani di Sala Consilina, non si era potuto riorganizzare e così diventare vitale ed incisivo.
Il segretario del circolo, che ha spiegato come il sindaco nell’incontro precedente “avesse ammesso sbavature organizzative al riguardo del nuovo bando per il Forum”, si è impegnato ad aprire con i giovani del collettivo un confronto leale e proficuo sui temi che stanno a cuore ad “IO POSSO”. Difatti, una volta ascoltate le azioni da loro poste in essere, quali la cura dell’habitat naturale e l’ attenzione alla valorizzazione delle relazioni umane e sociali, dopo avergli consegnato del materiale sui progetti politici a cui stava lavorando, materiale dai giovani ben accettato, li ha invitati a scendere in campo politicamente in prima linea.
A questo punto qualche componente della delegazione si è risentito, precisando “di non vedersi in nessun partito politico”. Gli è allora fatto notare come non sia necessario riconoscersi in precise formazioni partitiche per impegnarsi a favore della propria comunità di riferimento. Chi sente forte il bisogno di dare il proprio contributo, ed essere fattivo, ha l’obbligo morale di confrontarsi con altri, per cercare di tessere le giuste sinergie, quelle idonee a rendere proficue le proprie speranze o le proprie proposte. La politica, quale servizio, perché bene comune, come ben ha sottolineato un iscritto al Pd, se deve essere gestita nell’interesse dei cittadini, richiede il contributo anche del collettivo “IO POSSO”
Rinfrancati dalle parole dei tesserati e dei dirigenti che hanno riconosciuto piena legittimazione politica a questa formazione sociale, i giovani si sono aperti ad esternare anche le proprie emozioni. Tant’è che, sul finire dell’incontro, una di loro ha candidamente ammesso di essere “contenta di stare qua”, perché ha avvertito non solo con la mente, ma anche con il cuore, di essere accanto a persone che tentavano di capire le sue ragioni senza alcun preconcetto. Probabilmente, è questa la chiave di volta per un’interlocuzione positiva con “IO POSSO” e con altri giovani che intendano avvicinarsi alla politica intesa quale un bene comune.
Importante, però, è che ci sia reciproco riconoscimento da entrambe le parti che si confrontano, vecchie e nuove generazioni accomunate da obiettivi condivisi per la salvaguardia della propria terra. Questa scambievole legittimazione diventa così la chiave di volta per un giusto rapporto intergenerazionale. Necessaria ad entrambe le parti in causa, perché la passione delle giovani generazioni, unita all’esperienza di chi si è già sperimentato nell’agone politico, può essere foriera di risultati positivi per tutti. Senza infingimenti, posizioni preconcette, o peggio, opportunistiche strumentalizzazioni da parte di chi potrebbe utilizzare le nuove leve per saldare vecchi o nuovi conti con le classi dirigenti attuali, partitiche o istituzionali.
Quella emozione esternata dalla componente del collettivo, ossia “l’essere contenta di stare qua”, non può, né deve, essere sporcata da biechi giochi di potere. Personalmente, dopo l’incontro presso il circolo del Pd, sono tornata a casa con un’energia positiva e devo ringraziare quella giovane donna per avermela donata. E’ sempre benefico superare il pessimismo della ragione, inevitabile solo a guardare la condizione attuale del Vallo di Diano, con l’ottimismo del cuore, segnato profondamente dallo slancio ideale della ragazza. E, chissà, che quel moto spontaneo dell’animo sia di sprone a chi da anni ha perso le motivazioni per impegnarsi a favore della propria comunità, per renderla migliore. Anche solo a tendere una mano a quei giovani che vogliono spendersi per essa, insieme a loro, per rendere idealmente vivi “quanti sono rimasti qua”. D’altronde questo è il senso della frase di Franco Arminio, nonché la ragione del megamanifesto, o no?
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