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Oltre l’emergenza. La normalità non è un miraggio

Oltre l’emergenza. La normalità non è un miraggio

Emilia Romagna - Non si può, da soli, provvedere ai molteplici bisogni

Mori Roberta Lunedi, 09/07/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2012

Il territorio compreso tra Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara è al centro della nostra regione, un cuore pulsante per l’intera economia e società italiana colpito duramente dal sisma. Tutti noi, consigliere e consiglieri regionali, abbiamo dato una mano. Molti di noi più direttamente coinvolti, da quel fatidico 20 maggio – e ancor più dalla scossa del 29 - hanno trascorso gran parte del tempo sui territori e fra le persone, assieme ai Sindaci. Perché davvero c’era bisogno di tutto, di aiuto materiale e di una vicinanza sia fisica che morale portatrice di un unico messaggio: non siete soli.

Non si può essere soli di fronte a quasi 10.000 sfollati nei campi allestiti dalla protezione civile, più le migliaia di altre persone sistemate in edifici pubblici sicuri, in alberghi, o in camper, tende e container davanti alla propria casa. Non si può, da soli, provvedere ai loro molteplici bisogni quando mancano i servizi, gli uffici dove lavorare per chiedere e coordinare gli interventi, quando ogni cosa prima considerata normale diventa un miraggio. Alla paura e allo smarrimento si aggiunge la mancanza di strumenti per andare avanti. Pensate solo all’urgenza di valutare la sicurezza delle case dopo ogni scossa, di impedire che un campanile o un torrione ancora in piedi crolli improvvisamente su qualcosa o qualcuno, di verificare l’agibilità delle migliaia di fabbriche e capannoni danneggiati dove le attività debbono riprendere al più presto. Lo sforzo dei tecnici e degli operatori è stato immane, i volontari numerosi, tutte le competenze sono state coinvolte, prima durante e dopo i decreti del governo nazionale che ci hanno dato ossigeno. In un territorio che crea l’1,8% del PIL italiano era indispensabile mettere imprese e lavoratori nelle condizioni di produrre, e sia gli sgravi fiscali che i finanziamenti - 2 miliardi e mezzo in tre anni - stanziati con il decreto per la ricostruzione del 6 giugno scorso ci danno questa possibilità. Grazie anche alla generosità privata dei nostri connazionali.

Per parte nostra, abbiamo ricavato 47 milioni dal bilancio. Poi, fra le innumerevoli azioni che la Regione Emilia-Romagna ha messo in campo in un impegno davvero straordinario e collettivo, con il presidente Errani guida efficace e partecipe di ogni fase e sempre accanto agli amministratori locali, voglio sottolinearne due. La prontezza con la quale si è pensato all’assistenza sanitaria primaria, allestendo nei campi luoghi di cura clinica e psicologica, spostando i malati e i non autosufficienti in altre strutture messe subito a disposizione senza ostacoli burocratici, condividendo con i terremotati i mezzi, il personale e i farmaci del servizio sanitario regionale. Ai primi di giugno si è stabilita l’esenzione dai ticket per tutte le persone coinvolte e la liquidità alle AUSL per il pagamento immediato dei fornitori. Un punto fondamentale è stato il potenziamento fino al 25% dell’accoglienza in tutte le strutture socio-sanitarie, residenze e comunità della regione. E nei servizi educativi per l’infanzia. Un’attenzione che considero emblematica del nostro impegno in questo dramma che ci ha colpito è quella che la Regione ha rivolto al sistema educativo, ai bimbi come agli studenti. Quasi 270 sono le scuole (compresi gli asili) totalmente o parzialmente inagibili in Emilia-Romagna: occorreva far sì che 50.000 ragazze e ragazzi concludessero l’anno scolastico, che migliaia di donne sapessero dove lasciare i propri figli per tornare al lavoro. Si sta facendo ogni sforzo perché il 17 settembre tutti possano tornare tra i banchi, in strutture antisismiche e sicure. La normalità, quella che vogliamo con le unghie e con i denti, passa da qui.



*consigliera PD e presidente Commissione per la Parità



(REDAZIONALE)



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