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Oltre la Staffetta

Oltre la Staffetta

UDI - La battaglia contro la violenza sulle donne non si ferma

Colanicchia Ingrid Lunedi, 19/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

Manca poco più di un mese alla fine della Staffetta contro la violenza sulle donne promossa dall’Unione Donne in Italia e il Coordinamento nazionale dell’Udi (organo che istruisce la dimensione progettuale entro la quale si sviluppa l’attività complessiva dell’associazione) tira le prime somme. Sulla scia di alcune azioni che hanno visto protagoniste diverse realtà territoriali (tra cui l’Udi di Napoli e le Udi siciliane), il Coordinamento ha deciso di promuovere una moratoria della pubblicità lesiva della dignità di genere, riconoscendo nella comunicazione uno degli elementi più preoccupanti rispetto al dramma della violenza contro le donne. Abbiamo intervistato Anna Maria Spina, componente del Coordinamento, all’Udi dal 2006, e autrice, insieme a Giovanni Crivelli, della proposta.



Quali riflessioni vi hanno condotto in questa direzione?

L’ampio dibattito sul tema della comunicazione svoltosi fra le donne del Coordinamento in concomitanza con lo svolgimento della “Staffetta” ci è sembrato oggi strutturale rispetto al dramma della violenza contro le donne.

Poiché siamo tutte d’accordo nell’individuare nella pubblicità offensiva un modo di riproposizione e perpetuazione della forza d’urto dei peggiori stereotipi sessisti, occorre mostrare a tutte e tutti con chiarezza la nostra posizione politica sulla violenza, che non è settoriale ma complessiva.

L’Anfora, simbolo della Staffetta, ha custodito parole di dolore ma anche richieste politiche esplicite rispetto alla necessità urgente di reinventare piani, linguaggi, idee di comportamento intesi a risolvere la dolorosa contraddizione strutturale insita nella violenza inferta alle donne.

È nata così l’iniziativa “Città libere dalla pubblicità offensiva”, moratoria cittadina delle pubblicità lesive della dignità della donna: di città in città contro la normalizzazione della violenza sulle donne, contro l’erotizzazione della violenza, erotizzazione del dominio, fino all’orrore, triste e inaccettabile.

Sarà una azione di contrasto e di prevenzione alla violenza contro le donne che chiamerà le istituzioni territoriali a una forma di Moratoria della pubblicità offensiva, e insieme ad una corretta e diffusa informazione sulle leggi in vigore contro le varie forme di violenza, compresa la persecuzione detta stalking.

Chiederemo ai nostri comuni di spegnere nei propri, e nostri, spazi il messaggio di chi non rispetta le regole del codice di autodisciplina nella pubblicità, e di contrastare la pubblicità offensiva perché è parte, la più visibile, delle offese contro il genere femminile.



Quali le tappe di questa nuova iniziativa?

I tempi e i modi saranno dettati dalle diverse compatibilità ambientali già evidenziate con il passaggio della Staffetta, senza scadenza, come avvio di un processo culturale di contrasto e prevenzione, basilare anche per mantenere vivo il principio di parità, anch’esso fortemente minacciato per evidenza.



A tuo parere le donne-immagine che veicolano questo tipo di modello femminile sono vittime di un’oppressione patriarcale o coscienti attrici di una degenerata forma di emancipazione femminile?

Sono attrici sì, ma non protagoniste, sono oggetti che servono a oggettificarci. Credo che l’emancipazione femminile non possa essere né giusta né degenerata. La degenerazione sta nel potere che, avendo esaurito i territori si scatena contro i corpi e le identità femminili. È come chiedersi perché le donne non hanno coscienza storica di sé e della propria libertà. Quale coscienza storica dovremmo avere mi chiedo: quella di ricordarci che eravamo noi legate alla macina prima che gli uomini scoprissero più conveniente e produttivo usare gli animali da soma? o intonare peana a conquiste che avrebbero dovuto essere ovvii diritti a priori in un sistema di potere che non fosse già da lunga pezza degenerato? Non in Italia ma in Europa sì, ci si chiede come mai nei Paesi evoluti dell’Occidente, malgrado l’emancipazione femminile, siano dilaganti fenomeni reiterati di subdola e inarrestabile violenza domestica.



(19 ottobre 2009)

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