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Oltre la libertà individuale

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Futura.2 / pensieri, esperienze, tecniche - La proposta di legge regionale dell'Umbria “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne” e i principali fattori che intervengono sulla qualità della vita..

Marina Piazza Mercoledi, 19/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2012

(…) La proposta di legge “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne” ripercorre - nei suoi 7 titoli - i principali fattori che intervengono sulla qualità della vita e sulla promozione delle capacità dei soggetti. Dopo il Titolo 1 sui principi e obiettivi, il Titolo 2 individua azioni innovative per favorire nuove relazioni tra donne e uomini nella vita quotidiana e esperienze di vita sostenibili sul piano sociale, economico ed ecologico quali la promozione di forme di solidarietà di vicinato, di coworking, car sharing, gruppi di acquisto solidali, ecc. e poi con il Titolo 3 si entra nel vivo degli indirizzi sulle politiche regionali (…)

Nel sistema dell’istruzione, l’obiettivo principale è quello di intervenire nella formazione delle giovani generazioni, sottoscrivendo protocolli di intesa con i soggetti competenti in materia di istruzione per azioni di contrasto degli stereotipi ancora presenti anche nelle nuove generazioni. Educare le bambine, le ragazze, le giovani donne alla dignità, alla cura di sè, all’amore di sè; educare i bambini, i ragazzi, i giovani uomini a sottrarsi alle leggi della sopraffazione e della violenza e di una malintesa virilità. In sintesi - attraverso azioni di incoraggiamento alla revisione degli strumenti formativi e attraverso la formazione degli insegnanti, dei e delle ragazze - educare alla cura di sé, dell’altro, del mondo.

Nel settore che riguarda il lavoro, formazione, impresa, partendo dal presupposto che il sistema economico umbro si è formato su una dimensione prettamente maschile, si dedica attenzione al sostegno al lavoro e all’imprenditoria femminile con azioni positive dedicate, specifiche politiche attive del lavoro e riserva di incentivi sia nella formazione professionale che nella creazione di impresa. Individua nei Centri per l’impiego il perno di riferimento territoriale per queste misure.

Nel campo della conciliazione e condivisione, prendendo atto che dal 2009 poco si è attuato nella regione Umbria per sostenere il complessivo sistema delle misure di conciliazione, si definiscono misure concrete di promozione per le aziende e le organizzazioni quali il fondo regionale integrativo del fondo legato all’art. 9 della legge nazionale 53/2000 e si promuovono e finanziano - attraverso i fondi interprofessionali - azioni di formazione e di asssistenza alle parti sociali per la partecipazione ai bandi, interagendo con i Centri per l’impiego e con le Camere di commercio. L’obiettivo dichiarato è quello - attraverso un’azione ad ampio raggio - di far diventare il sistema di conciliazione una cultura condivisa che interroga e sovverte il sistema dell’organizzazione fordista e mira a ridisegnare la mappa del welfare. Ancora misure innovative possono essere individuate nell’attribuzione, in via sperimentale, di sgravi fiscali destinati alle imprese con meno di 50 dipendenti per il sostegno a misure di conciliazione legati ai periodi di maternità e paternità; di sostengo alle imprese che favoriscono il congedo parentale dei padri, di misure di sostegno, sempre in via sperimentale, alla maternità per le donne che non fruiscono delle normative vigenti, a causa della precarietà dei lavori, dell’inattività ecc. Promuove e sostiene inoltre - nello spirito della legge 53/2000 - i piani territoriali dei Comuni, con interventi sui tempi e sugli spazi, per migliorare la qualità della vita quotidiana di donne, uomini, bambini, anziani, autoctoni e migranti.

Nel campo del contrasto alla violenza degli uomini sulle donne, da un lato sostiene azioni di sensibilizzazione, già previsti negli interventi sull’istruzione e sulla conciliazione-condivisione, dall’altro interviene puntualmente - attraverso un programma triennale di interventi e azioni - sulle misure organizzative per la riformulazione e la creazione ex-novo dei Centri antiviolenza e delle case rifugio e per la costituzione della Rete regionale antiviolenza, di cui faranno parte gli enti locali, le aziende ospedaliere, le aziende sanitarie, le forze dell’ordine, la magistratura ordinaria e ninorile, l’ufficio scolastico provinciale e regionale, i centri antiviolenza, il centro per le pari opportunità, le associazioni di donne e di tutela ai bambini ecc.

Basilare è in tutta questa complessa operazione la formazione specifica e l’aggiornamento continuo per le operatrici dei centri antiviolenza e delle case rifugio, prevista nell’ambito della programmazione della formazione professionale.

Istituisce anche centri di ascolto per uomini maltrattanti, sulla scia della sperimentazione che si sta conducendo in Emilia-Romagna. È utile ricordare che a livello nazionale è stata appena approvata in Commissione Affari Sociali la risoluzione che impegna il governo ad accelerare l’iter dell’adesione dell’Italia alla convenzione del Consiglio d’Europa del maggio 2011.

Nel campo della presenza delle donne ai livelli decisionali, la Regione si impegna non solo a promuoverne la presenza ma assume anche l’impegno di destinare il 50% di presenze alle donne nelle nomine di sua competenza (…).

Infine nella legge si definiscono gli strumenti per l’integrazione delle politiche e si delinea l’architettura istituzionale necessaria al funzionamento della legge.

(…). Il senso vero è che, dopo questa legge, non si potrà più parlare di “questione femminile” o di pari opportunità come di una questione a parte, quasi un codicillo irrilevante.

Non si tratta del superamento di una differenza “in meno”, ma la presa d’atto del valore distintivo che le donne portano alla cultura e all’azione. La questione qui è posta non più come una questione di parte o a parte, come una questione di donne, ma come una sorta di imperativo a sviluppare una società più vicina ai bisogni e ai desideri di donne e uomini. Non è solo garanzia dei diritti, ma la gestione efficace delle diversità. Non è affatto facile, è un salto culturale che si chiede con questa legge perchè spesso ci si ferma all’assumere la superficialità dell’accettazione delle diversità, tenendo fermo il pensiero uguale, adottando un atteggiamento di difesa rispetto all’accettazione delle diversità (…). Siamo perfettamente consapevoli che il nostro lavoro trova un senso se ci sarà la volontà politica di appoggiare la legge, di crederci e di darle gli strumenti di governance, sia nell’architettura istituzionale regionale sia finanziaria perchè diventi una realtà viva e operante. Come tutti sappiamo, le politiche di genere rappresentano un sistema complesso, caratterizzato dall’interazione di diversi attori: le donne e gli uomini, ma anche le istituzioni e le imprese, il sistema dei servizi pubblici e privati, le reti delle donne, ecc.. Il loro successo è dunque condizionato dalla capacità di intervenire con e su una pluralità di attori e di contesti, favorendone il coinvolgimento attivo e l’interazione.

Se così sarà, crediamo che la legge possa diventare davvero lo strumento per un cambiamento nella vita quotidiana, privata e pubblica, di donne e uomini in questa Regione.



*Alla guida del Comitato Scientifico che ha contribuito alla stesura della proposta di legge e che è composto da Donata Gottardi, Tamar Pitch, Maria Luisa Boccia, Cristina Papa, Roberto Benini, Laura Pennacchi, Alessandra Bocchetti, Anna Maria Piuss. Il testo pubblicato è una sintesi tratta dalla presentazione della proposta di legge “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne” (Foligno, 27 giugno 2012). La versione integrale è su http://www.noidonne.org/blog.php?ID=03349

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