Emilia Romagna - Le politiche per il lavoro in tempi di crisi. Le attività della Commissione “per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini”
Mori Roberta Domenica, 05/05/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2013
Nelle ultime settimane la Commissione “per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini” ha intensificato i suoi impegni, per arrivare entro giugno ad un testo di legge organico che introduce correttivi e innovazioni normative utili a rafforzare i diritti femminili. Tra i numerosi gap da colmare, quelli riguardanti l’occupazione e il lavoro hanno una centralità derivante dalla crisi recessiva che non demorde e dall’urgenza di offrire prospettive; perché se è vero che nessuna politica di welfare tesa all’occupazione di qualità delle donne può avere respiro in assenza di un massiccio sostegno alla ripresa economica, è altrettanto vero che senza questa politica le donne non saranno mai protagoniste della ripresa che verrà.
Sottolineo alcuni dati di contesto che abbiamo ricavato e che ci indicano dove intervenire. Nonostante siamo nel sesto anno consecutivo di crisi economica, in Emilia-Romagna non assistiamo a una contrazione tout court del tasso di occupazione femminile (al 61% nella fascia d’età 15-64 anni), anche se un calo c’è nella fascia fino a 24 anni. Il punto vero è che da noi come in tutto il Paese diminuisce l’occupazione qualificata e tiene solo quella non qualificata, intesa anche come precarizzazione contrattuale, part-time involontario, ecc. In regione infatti le donne sono molto più “precarie” (17,1% di contratti non a tempo pieno e indeterminato, rispetto al 10,3% degli uomini); inoltre nel settore del lavoro dipendente guadagnano il 25% in meno degli uomini, mentre nel lavoro autonomo il gap reddituale sale a oltre il 30%.
Un dato che appare peculiare dell’Emilia-Romagna è che sta aumentando il numero delle donne disponibili a entrare nel mercato del lavoro, sintomo di tenacia e non rassegnazione nella ricerca di opportunità occupazionali, nonché del bisogno di integrare il reddito familiare. Tale partecipazione attiva è riscontrabile anche nel numero di richieste dei voucher conciliativi, un sostegno alla retta dei Nidi che la Regione eroga per i genitori con reddito medio-basso grazie ai fondi europei integrati con quelli comunali: si è passati dalle 465 famiglie beneficiarie dell’anno scolastico 2009-2010 alle 892 del 2012. Più in generale, le politiche di sostegno alle madri lavoratrici sono cruciali ma, ben oltre l’ottica della conciliazione, in uno sforzo prima di tutto culturale di condivisione piena con gli uomini delle responsabilità familiari e di cura, parte integrante di un welfare in cui ogni persona dà - paritariamente - il proprio contributo.
Secondo questa ottica di nuova inclusione sociale e antidiscriminatoria, le politiche per il lavoro dovrebbero dunque incidere su tutti i fronti, in una visione davvero complessiva e organica dei problemi da affrontare. Ecco ancora qualche dato di realtà per completare il quadro. L’Emilia-Romagna registra una disoccupazione giovanile di poco superiore alla media europea, intorno al 22%, con una percentuale di Neet (giovani non inseriti in un percorso scolastico o formativo né impegnati in un’attività lavorativa) del 15,3%, bassa rispetto alla media italiana nel cui ambito le donne sono comunque di più rispetto agli uomini. Qui il problema è dare ai giovani delle opportunità in più e dunque cambiare l’idea, presente ora nelle famiglie, che dei propri figli e delle proprie figlie in particolare debbano farsi carico per molti anni. Un piccolo esempio di buona politica è un recente bando regionale finalizzato a stabilizzare precari e incentivare assunzioni nella fascia d’età 18-34 anni. Il Fondo sociale europeo ha messo a disposizione 20 milioni di euro e la Regione ha disposto un incentivo differenziato: 7.000 euro per le donne, 6.000 per gli uomini. Altre leve da utilizzare sono la formazione professionale, i contributi alle imprese disponibili ad assumere mono-genitori con figli a carico, gli incentivi per la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, i programmi formativi e di rétravailler mirati al reinserimento lavorativo di donne che da anni ne sono uscite per motivi familiari.
Tali ragionamenti e correttivi li abbiamo portati anche all’attenzione degli organi europei nell’ambito della sessione annuale comunitaria, vale a dire il contributo di merito della Regione Emilia-Romagna alle politiche della UE.
Ricordo infine a tutte noi che il lavoro è il principale strumento per realizzare la propria libertà. Va detto anche in ragione dell’accertata correlazione fra emancipazione femminile e violenza di genere. L’Emilia-Romagna non ha solo un tasso di occupazione femminile fra i più alti in Italia, registra anche numeri molto alti di separazioni o divorzi e, purtroppo, uno dei tassi più elevati di violenza contro le donne. Occorre dunque molta attenzione, nella proposta politica e legislativa, ad intervenire a sostegno dei percorsi di autonomia sia dopo episodi di violenza domestica, sia più in generale dopo rotture di legami familiari di dipendenza. Vogliamo arrivare, un giorno, ad azzerare il prezzo che le donne stanno pagando a causa del ritardo con cui la società, e gli uomini in particolare, adattano i propri modelli culturali alle trasformazioni del mondo, non solo femminile.
Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parità
Lascia un Commento