Orlan - La sua arte estrema è militanza che per liberarsi dei condizionamenti estetici è arrivata a negare la sua stessa fisicità
Piera Francesca Mastantuono Venerdi, 28/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010
Il primo impatto con Orlan è abbastanza “ordinario”: una donna adulta e vestita multicolore. Ma è quello che avviene dopo che colpisce, la si osserva meglio, la si scruta, e non sarebbe possibile fare diversamente visto che, quei colori sgargianti nel vestire, quei capelli bi-color, bianco e nero, proiettati verso l’alto, con una frangetta decisamente antigravitazionale, attirano senz’altro uno sguardo curioso.
Ed a colpire, stavolta, è il suo intervento durante la conferenza Féministe en Europe en 2010: reflux ou regain de la vague? svoltasi il 3 maggio 2010 a Science Politique a Parigi. Mentre parla, mostra alcuni dei suoi ultimi lavori, che ritraggono la sua idea di dio maschile: lo sport. Ed in particolare il calcio inteso come vero e proprio culto, con tanto di preghiere, di una croce composta di piccoli schermi video che proiettano un'unica immagine calcistica e di palloni che fungono da spettatori.
L’artista riflette poi sul significato dell’essere femminista oggi, ritenendo che, troppo spesso, le femministe non si definiscano più tali, ma piuttosto neofemministe, proto femministe, ed altro, portando ad una proliferazione di termini che alimenta la diffidenza e la confusione nei confronti del femminismo stesso.
La conclusione del suo intervento è un’immagine d’impatto, prendendo spunto dal quadro L’Origine del mondo di Gustave Courbet, Orlan rappresenta, con l’organo sessuale maschile, L’Origine della guerra, intendendo così, in opposizione alla donna come origine della vita, l’uomo come origine della violenza.
È una chiara provocazione, concetto d’altronde che è alla base delle sue opere e della sua stessa concezione di lavoro artistico. Infatti, da quando Orlan inizia la sua carriera artistica nel 1964 la sua attività va presto in direzione della provocazione con l’opera Le Baiser de l'Artiste nella quale il pubblico viene coinvolto e decide se infilare una moneta da cinque franchi in un busto nudo femminile sul quale poggia l’immagine della testa della Orlan, ottenendone un bacio, o fare un’offerta alla statua di Saint Orlan accendendo un cero. La scelta è tra il vizio e la virtù, ossia tra i due stereotipi più frequentemente attribuiti alla donna.
Vi è poi la rivisitazione del celebre dipinto di Manet, Déjeuner sur l‘herbe, nel quale, invece delle donne, sono gli uomini nudi ad essere considerati come oggetti poiché è il loro corpo ad essere esposto agli sguardi femminili.
Queste due opere sono solo alcuni tra gli esempi della prima fase creativa dell’artista durante la quale l’obiettivo è trovare un’altra immagine femminile libera dagli stereotipi maschili dilaganti, ricerca che si sviluppa nuovamente attraverso la provocazione, riflettendo sugli uomini la loro stessa visione delle donne. Orlan si batte così per il corpo femminile contrastandone la mercificazione.
La seconda fase della sua carriera invece si attua attraverso una destrutturazione fisica dei canoni estetici imperanti. Infatti nel 1989 inizia la teorizzazione della sua maggiore provocazione artistica: scrive Carnal Art Manifesto, e, dal 1990 al 1993, si sottopone a diverse operazioni chirurgiche che sono in realtà delle perfomance estreme.
Obiettivo di questo tipo di operazioni non è tuttavia abbellirsi o adeguarsi ai canoni estetici vigenti. Infatti i vari interventi mirano ad alterare le simmetrie del volto che sono solitamente riconosciute come canoni standard della bellezza femminile.
L’operazione chirurgica viene condotta da chirurghi con camici griffati, in una stanza colorata che diventa una sorta di scenario crudele nel quale tutto il processo chirurgico – tecnico viene fotografato e filmato.
Durante una delle operazioni Orlan ha richiesto ai chirurghi che la stavano operando di innestarle delle protesi, normalmente destinate ad essere poste sotto gli zigomi, sulle tempie in modo da avere due sorta di corna. Così, queste due protuberanze hanno alfine annullato ogni possibile tipo di canonica bellezza desiderabile.
Orlan è un’artista poliedrica, con numerosi riconoscimenti, premi e mostre in tutto il mondo. La sua arte estrema è una militanza come artista e come donna. Per liberarsi dei condizionamenti estetici che vorrebbero le donne sempre giovani e desiderabili è arrivata a negare la sua stessa fisicità. L’estetica, legata alle modifiche applicabili con la chirurgia, diventa qualcosa di non più riconducibile ad un presunto canone obiettivo.
È di questa estremizzazione che hanno bisogno le donne?
O forse, la questione femminile può, e probabilmente deve, condurre il suo percorso evolutivo naturalmente, senza la necessità di giungere a questa estrema, dolorosa, disumanizzazione fisica.
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