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Occhio alla Direttiva - di Alida Castelli

Occhio alla Direttiva - di Alida Castelli

Un passo in avanti per garantire l'ingresso e la permanenza paritaria delle donne nel mercato del lavoro ci viene offerto dal recepimento della direttiva 2006/54/CE....

Venerdi, 12/02/2010 -
Un passo in avanti, importante, per poter garantire un ingresso e una permanenza paritaria delle donne nel mercato del lavoro ci viene offerto in questo momento di crisi dal recepimento della direttiva 2006/54/CE. Certo queste sono le condizioni minime di partenza, e punto prioritario è che le norme siano conosciute dalle donne , ma lo siano anche dalle organizzazioni sindacali, datoriali, dai lavoratori e dai datori di lavoro.

Per tutti è comunque necessaria una buona conoscenza della realtà, una conoscenza che non ne travisi gli elementi, anche quelli statistici, per un loro utilizzo diciamo così “politico”. Guardare ad esempio i soli tassi di disoccupazione, vuol dire infatti non “vedere” tutte quelle persone, le donne in primo luogo che “scoraggiate” non si presentano più sul mercato del lavoro, non chiedono più un lavoro e sono veramente tante, soprattutto nel sud d’Italia. Anche le differenze regionali e provinciali sono importanti, senza queste, la situazione italiana “media” ci offre pochi elementi di analisi, cercare soluzioni, offrire risposte, senza queste differenze, non è produttivo. E’ stata presentata recentemente a questo proposito una elaborazione sugli indicatori di pari opportunità riferiti a tutte le province italiane. Sono dati inediti nel panorama statistico italiano che offrono molti spunti di riflessione e anche alcune sorprese. Gli indicatori sono stati costruiti partendo dal calcolo delle differenze di genere tra i tassi di attività, occupazione e disoccupazione a livello provinciale. Le province sono state quindi raggruppate secondo criteri di più alto o più basso livello di pari opportunità dando come “1” il valore più alto e meno di “1” i valori via via più bassi. Se nel primo gruppo vicino al valore 1 troviamo un gruppo di 18 province con la provincia di Bologna al posto migliore e con altre province del centro nord quali Trieste, Ancona, Ravenna ecc , al gruppo peggiore, in termini di pari opportunità, con valori vicino allo zero, troviamo invece 11 province tutte del sud con Trapani al posto peggiore con Enna, (a zero punti) e Foggia, Taranto, Caserta ecc. poco oltre.

Arricchire questo indice con gli altri indicatori, i servizi, il sistema di welfare, ad esempio, sarebbe un ottimo esercizio per gli/le studiosi/e, le donne, altrimenti è meglio diffidare di chi promette o parla di mainstreaming di genere, di bilanci di genere o quant’altro riferendosi alle donne come destinarie di proposte. Non guardano i numeri…li danno!



Indicatori sintetici provinciali



Indicatore di pari opportunità

Per fornire una lettura integrata dei principali indicatori del mercato del lavoro è stato costruito un indicatore sintetico mediante tecniche di analisi statistica multivariata con l’obiettivo di fornire una classificazione provinciale che tenga conto delle differenze di genere nelle diverse realtà territoriali.



GUARDA I DATI



Nel primo step di analisi sono state calcolate le differenze di genere tra i tassi di attività, occupazione e disoccupazione a livello provinciale e successivamente, partendo da tali differenze, è stato costruito l’indicatore sintetico, denominato Indicatore di “Pari opportunità dei mercati del lavoro”. L’indicatore così costruito riproduce sufficientemente (66%) le informazioni contenute nel set iniziale di variabili e consente di cogliere efficacemente le differenze di genere esistenti nel Paese.



(12 febbraio 2010)

 





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