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Occhi spalancati sul mondo

Occhi spalancati sul mondo

Cultura/ Cinema internazionale delle donne - Il “Festival Cinema delle donne” di Torino si apre oggi. Sono in programma pellicole di registe di tutto il mondo

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2005

La condizione femminile è molto cambiata. Un processo corale internazionale di grande portata si è avviato, anche se non sempre procede con la necessaria celerità: le donne sono riuscite a far valere i loro diritti in campi sempre più vasti, anche se questo, purtroppo, non succede ancora in tutti gli ambiti e sotto tutte le latitudini. Inoltre, nonostante i processi restaurativi degli ultimi decenni, la minaccia di vari fondamentalismi e i tentativi di ripristinare i ruoli del ‘vecchio focolare domestico’, le donne, mentre procedono nella conquista di traguardi significativi nella parità e nella qualità della vita, formulano e, sempre più spesso, attuano progetti di cambiamento per una morale, una cultura e una società diverse. Insomma le donne non ci stanno al ‘grande balzo all’indietro’.
Come negli altri campi, anche nel Cinema, una presenza femminile ampia ed autorevole testimonia questo processo dinamico di crescita. Le opere presenti alla Dodicesima Edizione dimostrano, ancora una volta, che le Registe, come più in generale le donne, si cimentano con orizzonti problematici di cui, con grande finezza intellettuale, sanno illustrare ogni sfaccettatura, avanzando soluzioni creative e indicando, proprio a partire da sé, percorsi inediti. Ed è proprio questo a rendere così speciale questo Festival: il punto di vista delle donne, il loro sguardo che concede un’opportunità diretta per avvicinarsi ed esplorare l’Universo femminile, non narrato ed agito da altri, ma illustrato e raccontato dalle Donne stesse.
Tante le protagoniste di questa edizione, tanti i Paesi. Artiste da tutti gli angoli del pianeta, con gli occhi spalancati sul mondo, ci offrono sullo schermo il frutto delle loro intense ricognizioni, come sempre in una varia e vivace polifonia: donne di nazionalità, cultura e personalità diverse; differenti gli stili delle registe, varietà, originalità e approfondita conoscenza dei soggetti trattati.
Di questa nuova avventura nella più recente e significativa produzione cinematografica femminile internazionale, mi fa piacere sottolineare qualche tappa.
Il Festival si apre con la commedia francese Tout Pour Plaire: le protagoniste, tre amiche trentacinquenni, si aspettano di trovare la perfezione in tutto ciò che riguarda le loro vite… Iperattive, come la maggior parte delle donne d’oggi, si cimentano con la difficoltà di conciliare la molteplicità dei ruoli che oramai tutte le donne sono chiamate ad assolvere. Risate e riflessioni, per decidere che la loro amicizia è l’unica cosa a cui non vogliono rinunciare.
Del resto la libertà di scegliere, che si tratti dell’ambito professionale, sentimentale o esistenziale, è il tema forte di questa attuale edizione del Festival.
Libertà di assecondare il fluire dei propri sentimenti in Hu Die (Butterfly), film in cui la protagonista si trova a dover scegliere tra le aspettative altrui e le proprie pulsioni d’amore; in Nachbarinnen di Franziska Meletzky - cui diciamo “Bentornata!” dato che, dopo averla ospitata per i suoi cortometraggi, quest’anno la ritroviamo al suo esordio come regista di lungometraggi - ancora libertà in Folge der Feder!, in cui Susan, lottando per la propria libertà e per quella delle figlie, decide di lasciare il marito e la Turchia e fuggire in Germania. Donne forti, consapevoli ed emancipate. Le loro scelte determinate trasmettono coraggio, fiducia, speranza.
A proposito di grandi donne, il documentario L’italiana della Patagonia offre l’opportunità di conoscere Doña Eugenia Pirzio Biroli, una donna straordinaria, anticonvenzionale e appassionata, torinese di nascita, che, nel 1957, fondò in Patagonia prima una comunità e poi una intera città: Puerto Cisnes, di cui è stata sindaco per trent’anni. “Le donne si prodigano con spirito di sacrificio. Non dico che gli uomini non fanno altrettanto, ma la verità è che le donne valgono. Se non ci fossero le donne dove mai saremo?”(E.P.B.)
Palabra de Mujer, invece, consente l’incontro con tre grandi scrittrici che, con la loro vita e le loro opere, hanno compiuto un percorso straordinariamente coraggioso. A Nawal El Saadawi - una di loro che da trent’anni, a causa del suo coraggioso impegno in difesa dei diritti delle donne, subisce attacchi e persecuzioni, carcere compreso - siamo onorate di porgere un caloroso benvenuto come giurata.
Testimonianze di impegno culturale e sociale, lotte per la libertà di scelta provengono anche dall’India. She Write presenta quattro poetesse indiane impegnate a lottare contro il retaggio patriarcale, con l’obiettivo di espandere gli spazi creativi e sociali delle donne. Woman With a Video Camera offre un ritratto corale delle donne del Kerala e insieme si presenta come un film-saggio: le donne hanno un altro modo di guardare e di vedere, più democratico e meno sadico e stravolgente. Amu, attraverso un eccellente lavoro di ricostruzione storica, getta luce sul terribile massacro di centinaia di Sikh seguito alla morte violenta di Indira Ghandi.
Questioni di drammatica attualità vengono, invece, analizzate da Still Life e da Zero Degrees of Separation: due opere che, sullo sfondo del tragico e straziante conflitto israeliano-palestinese, pongono coraggiose domande sulle responsabilità, le colpe, le separazioni, le chiusure, i sogni traditi e le speranze per il futuro. In Switch on the night, dall’Australia, la regista affronta una questione spinosa anche per l’Europa: immigrazione e diritti umani violati. Mentre What I Want My Words To Do to You, dall’interno di una struttura carceraria, questa volta americana, documenta, attraverso un laboratorio di scrittura, il difficile affrancamento dalla colpa di alcune detenute alle cui strazianti storie attrici quali Glenn Close e Marisa Tomei prestano voce.
Il Cinema delle Donne, inoltre, continua a testimoniare le violenze quotidiane, fisiche e morali, agite su donne e bambini. Violenza in ambito domestico in due cortometraggi: I love U dalla Spagna e En sånn mann dalla Norvegia e nel documentario Mitt elskede barn, la cui protagonista, condannata per aver assassinato il padre che abusava di lei da quando aveva sei anni, è stata finalmente rilasciata in questi giorni. Si parla di stupro e di omicidio in due film del concorso: Elles Etaient Cinq, dal Canada, grande suspence per raccontare una storia ispirata ad un fatto realmente accaduto; Stille Nacht, di Ineke Houtman - altra abitué al nostro Festival – un film la cui soluzione finale, piuttosto ardita, non può non ricordare il magnifico Il Silenzio di Christine M. di Marlene Gorris.
Molto spazio, anche quest’anno, viene offerto alla terza età e alle problematiche connesse al lavoro di cura nelle società ‘avanzate’. Spunti di riflessione, insieme ad autentiche emozioni, su questo tema sono contenute sia nei film di finzione, lungometraggi Babusya (tutta una vita di sacrifici dedicata a figli e nipoti. Ora, a ottant’anni, tutti sembrano avere una buona motivazione per non potersi occupare di lei...) o corti San-Chaek, Jubilate (le registe raccontando la vita con le loro mamme malate di Alzheimer, evidenziano come anche la malattia possa essere una straordinaria risorsa d’illuminazione su ciò che nella vita ha effettivamente importanza), Louise (un’arzilla vecchietta di novantasei anni, che vive tutta sola e fiera della sua indipendenza, con le sue affollatissime giornate) o documentari (Noaptebune) documentario realizzato da due registe torinesi nell’ambito di una ricerca sul lavoro di cura degli anziani.
E questo solo per citare, senza potere in nessun modo essere esaustiva, alcune macrotematiche. Insomma, sette giorni di film, documentari e cortometraggi da tutto il mondo capaci di gratificarci nella forma e nel contenuto. Ciò che ancora una volta il Festival propone vuole essere un tour in cui si respira un’aria multietnica e multiculturale, per ritrovare il piacere per il Cinema e un nuovo emozionante viaggio di conoscenza e di approfondimento dello stato del mondo. Per oltrepassare, con le immagini delle donne e nelle immagini delle donne, i limiti, i tabù, le barriere, i nemici dentro e fuori di noi. Per portare avanti la sfida nel ‘dare voce’ a tutte le donne, per veleggiare insieme verso orizzonti sempre nuovi ed altre potenzialità.
Ritenendo che anche l’Arte sia indispensabile al progredire di una società, l’auspicio è che le opere presentate e le Registe e le Attrici ospiti, connotando questo evento cinematografico come un luogo di incontro e di scambio interculturale, di dialogo intelligente e aperto, facciano nascere ottimismo non solo per il futuro del Cinema e delle Arti, ma anche per il nostro futuro.

Clara Rivalta
Direttrice del Festival

(7 ottobre 2005)

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