Democratiche - “Servono nuove regole e una nuova cultura politica”
Bartolini Tiziana Lunedi, 03/10/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2011
Abbiamo colto l’occasione della Conferenza nazionale delle amministratrici del PD per intervistare Roberta Agostini, da pochi mesi eletta Coordinatrice nazionale delle donne Democratiche.
Se dovesse dare una definizione della qualità della vita delle donne italiane, oggi, che aggettivi userebbe?
Direi sicuramente che si tratta di una vita difficile, in primo luogo per quelle che hanno un lavoro, che spesso e volentieri sommano le ore lavorate fuori casa con quelle del lavoro domestico magari per accudire figli e genitori anziani. Se mancano i servizi siamo noi a pagarne il prezzo. Queste donne sono acrobate, il cui tempo non basta mai per fare fronte agli impegni quotidiani. La vita è difficile anche per le ragazze che magari si laureano prima e meglio dei loro colleghi uomini, ma poi fanno più fatica a trovare un lavoro e ad avanzare nella carriera. Così come è difficile per le donne che il lavoro non lo trovano o che hanno rinunciato a cercarlo poiché, come sappiamo, siamo il paese dove 1 su 2 non lavora.
Quali sono le cause dell'arretramento delle donne in Italia?
Le cause sono molte e si intrecciano. Io penso che abbiano a che fare con l’affermazione della destra che ha fatto politiche familiste nelle quali sono state le donne a farsi carico dei servizi che mancano. Una stagione di ideologia neo-conservatrice e di leadearismo ha prodotto una classe dirigente quasi interamente maschile. Certamente anche noi, come sinistra, abbiamo qualche responsabilità nel non aver compreso fino in fondo quanto la forza femminile fosse motore di innovazione. E qualche colpa ce l’abbiamo anche come donne che non a sufficienza abbiamo costruito relazioni e fatto squadra intorno all’obbiettivo di una maggiore presenza femminile nelle istituzioni.
Quali sono i provvedimenti di questo governo che danneggiano le donne?
Innanzitutto questo Presidente del Consiglio - e non solo lui - con i suoi comportamenti e i suoi atteggiamenti ha offeso la dignità femminile. La considerazione che questo governo rivolge alle donne si esprime poi nei provvedimenti che ha varato fin dal suo insediamento: cancellazione della norma sulle dimissioni in bianco, delle agevolazioni per l’assunzione delle donne al sud, del fondo per la non autosufficienza e degli asili nido, fino all’innalzamento dell’età pensionabile nel settore pubblico e nel privato senza restituire nulla in termini di servizi, politiche di conciliazione, sostegno alle retribuzioni e alle carriere. I tagli lineari, il quasi azzeramento dei fondi sociali (da quello per la non autosufficienza a quello per gli asili nido), passando per gli oltre 8 miliardi di tagli alla sanità nella manovra di luglio, fino alla proposta di legge delega che riduce di un terzo le risorse per l’assistenza nel nostro paese (pensioni di invalidità, di reversibilità ecc…) cambiano di segno il welfare in Italia, sono una vera e propria controriforma che causerà contraccolpi fortissimi. Avevamo bisogno di riforme, ma non di tagli, dal momento che la spesa sociale italiana è in media con quella europea.
Alla luce anche della sua esperienza di consigliera della Provincia di Roma e Presidente della Commissione delle Elette, quali sono le questioni che come donne del PD intendete discutere in occasione della Conferenza nazionale delle amministratrici (Orvieto, 21 e 22 ottobre)?
Il primo tema è la denuncia del fatto che i tagli agli Enti Locali si tradurranno in scuole che chiudono, centri anti violenza che già sono in grande difficoltà, servizi per gli anziani e i non autosufficienti destinati a sparire anche negli Enti Locali e nelle Regioni virtuose. Noi pensiamo che il buongoverno del territorio ed una politica più vicina ai cittadini siano strumenti per affrontare la crisi, a patto di saper valorizzare le buone pratiche che in particolare le donne hanno promosso per migliorare la qualità di vita delle città. Il welfare non è la palla al piede, ma la condizione irrinunciabile per lo sviluppo e nelle città si sono promosse esperienze innovative che hanno coinvolto gli attori sociali. Pensiamo ai servizi che, a partire dalla cultura delle donne, si sono attivati, dai centri antiviolenza, ai consultori…sono modelli fondati sulla centralità delle persone e delle relazioni. Vorremmo poi discutere di come affrontare attraverso regole e una nuova cultura politica la scarsa presenza delle donne anche nelle istituzioni locali. Noi pensiamo che la riforma della legge elettorale dei comuni attraverso l’introduzione della doppia preferenza di genere possa essere un rimedio efficace. Nell’ultima tornata elettorale amministrativa le donne presenti nelle liste e nei comitati hanno saputo contribuire in modo determinante all’apertura di una fase nuova e questo contributo è stato riconosciuto attraverso la formazione di giunte paritarie. Noi vorremmo che questo protagonismo si affermasse sempre di più.
Quali sono le priorità che sentite come donne democratiche e che vorreste indicare al Paese?
In primo luogo crediamo sia necessario parlare di lavoro perché l’Italia non si può permettere di essere fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione femminile. Senza il lavoro delle donne il Paese non cresce. Mettere al lavoro tre milioni di donne ed avvicinarci all’obiettivo europeo del 60% di occupazione femminile significa garantire diritti e sostenere la crescita. Per questo è necessario investire nella formazione e nei servizi che consentano alle persone di lavorare e nello stesso tempo creino occupazione. Sostenere il desiderio di maternità delle donne italiane e il loro diritto a non dover scegliere tra carriera e lavoro significa ampliare le tutele per la maternità, a partire dal ripristino della norma contro le dimissioni in bianco e aiutare, anche attraverso sgravi fiscali, le donne che lavorano con figli. Vorremmo che si parlasse di condivisione del lavoro di cura e non solo di conciliazione. Per questo, introdurre il congedo obbligatorio di paternità sarebbe importante e restituirebbe agli uomini uno spazio privato, di cui credo soprattutto i giovani sentono oggi la necessità. Inoltre, un paese che si definisce civile non può consentire una barbarie come la violenza quotidiana contro le donne. Occorre un investimento sulle politiche di prevenzione e di accoglienza e sostenere i Centri. Il Paese ha bisogno di riforme profonde e l’obiettivo di un aumento dell’occupazione femminile non è solo quantitativo, ma riguarda un nuovo modello di sviluppo ed un investimento sui beni comuni. Per fare tutto questo è necessaria una presenza femminile in grado di cambiare la politica e le sue priorità. Servono certamente nuove regole e una nuova cultura politica, quella che abbiamo chiamato democrazia paritaria.
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