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O SEI IL BENE, O SEI IL MALE

O SEI IL BENE, O SEI IL MALE

Servi del dio-politica - L’egemonia culturale secondo Comunione e Liberazione: come si concilia la testimonianza dei valori cristiani con l’affarismo, con l’uso strumentale della politica, con l’indifferenza verso il profilo morale degli affiliati

Stefania Friggeri Domenica, 27/11/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2011

Da “La lobby di Dio” di Ferruccio Pinotti: “Una battuta che ricorre nelle alte sfere del Vaticano... dà l’idea di quanto sia ormai forte Comunione e Liberazione: ‘L’obiettivo di CL? Il prossimo Papa e il prossimo premier’ ”, ovvero monsignor Scola e Formigoni. E in questa luce viene letta la decisione irrituale di Ratzinger di spostare a Milano il patriarca di Venezia, mons. Scola appunto: non solo la volontà di normalizzare la diocesi ambrosiana, dopo le aperture dei cardinali Martini e Tettamanzi, ma anche promuovere Scola come il proprio successore. A garanzia di continuità: sostenere l’influenza di CL rispetto all’associazionismo tradizionale; pretendere il rispetto della visione confessionale nella formulazione delle leggi; ridurre il dialogo con l’Islam a una “Santa Alleanza contro la modernità atea e scettica” (Flores d’Arcais). Inascoltate le proteste alla nomina di Scola; don Capitani, ad esempio, scrive esasperato on line: “Troviamoci tutti in piazza Duomo”; e Mancuso si chiede: Milano “da simbolo del cattolicesimo democratico diventa la capitale di un cattolicesimo ciellino?”, anche se il teologo invita a non ridurre Scola a CL, aggiunge poi: “Ai cattolici progressisti di questo paese è stata tolta l’ultima possibilità di avere un punto di riferimento nella gerarchia”. Perché qualora Scola e Formigoni fossero destinati a ricoprire il ruolo di protagonisti nell’Italia post Berlusconi, potrebbero conquistare un’egemonia culturale da cui il paese uscirebbe ancor più immaturo, sul piano democratico e dei diritti civili, intendo; vedi la vittoriosa guerra di Formigoni sulla 194: la presenza del Movimento per la vita nei consultori e in vari ospedali, misure crudeli come il funerale dei feti abortiti, la mancata commercializzazione della RU486 e altre crudeltà simili, come quella che spinse Formigoni a dichiarare la sua indisponibilità a dare esecuzione a una sentenza di tribunale (caso Englaro)! E allora la domanda è: Formigoni obbedisce a CL o alle leggi dello Stato? Perché quando l’identità coincide con l’appartenenza, quando un individuo identifica se stesso nel fare parte di una comunità omogenea e coesa intorno a un credo, quando il Sé nasce intorno a una fede totalizzante, la vita ha senso solo se viene spesa nella realizzazione dell’idea che ci fa sentire vivi e ci strappa all’insignificanza. Così come fanno i “Memores Domini”, l’aristocrazia di CL di cui fa parte Formigoni. Che vive in una piccola comunità dove i confratelli sono tenuti alla preghiera, alla castità e all’obbedienza. Questi monaci laici, che lavorano e danno il loro guadagno a CL, sono armati di certezze indiscutibili che difendono chiudendosi in una specie di arroccamento claustrofobico, tipico di tutti gli integralismi e dei gruppi che abbracciano teorie manichee: o sei il Bene o sei il Male. E infatti alcuni analisti definiscono CL una setta, anche in considerazione della sua incapacità di aprirsi all’altro: quando il fondatore, don Giussani, chiamava a raccolta (“la casa brucia”) non prendeva in considerazione l’idea di aprire un dialogo: quello (il comunismo) era il nemico e in quanto tale andava combattuto. Vi è insomma un elemento che accomuna il modo di pensare e di sentire di CL e della destra: la paura del diverso. Da qui il bisogno di riconoscersi in un’identità forte che difenda dal confronto con chi guarda dal di fuori; e chi non condivide le mie certezze, chi potrebbe incrinare la mia sicurezza è mio nemico e va eliminato. CL dunque, vissuta come una vera famiglia, è il direttore spirituale che guida con l’autorevolezza della voce della Chiesa, la voce di Dio. Ma come si concilia la testimonianza dei valori cristiani con l’affarismo, con l’uso strumentale della politica, con l’indifferenza verso il profilo morale degli affiliati (vedi Nicole Minetti e i numerosi casi giudiziari in cui sono stati coinvolti personaggi di primo piano, a cominciare da Formigoni con lo scandalo Oil for Food)? Perché la Compagnia delle Opere (CdO), una specie di Confindustria confessionale legata a CL, accogliendo la critica al libero mercato di Papa Wojtyla, ha creato, all’insegna del valore della fratellanza, un sistema che “tende a sopprimere la libera concorrenza e il libero mercato anche grazie alle sovvenzioni pubbliche che alcune imprese iscritte ricevono da parte di istituzioni “amiche” e all’esclusione delle aziende non iscritte alla CdO” (Pinotti). Infatti l’idea di cooperazione, in sé valida, alimenta un sistema chiuso, estraneo alla competizione (“io curo i rapporti col politico, lui mi dà i finanziamenti, io gli assumo la gente, lui si prende i voti”, ivi) che è stato favorito dall’esternalizzazione dei servizi, operata per sgravare la macchina statale. Infatti sotto Formigoni si sono moltiplicate società intermedie, pubbliche o miste, che appaltano ai privati, con un aumento dei costi che non esisterebbe se il servizio stesso venisse appaltato direttamente: un sistema che facilita la corruzione rendendo più difficile il controllo su società create spesso per sistemare gli affiliati o i loro amici. L’abilità di Formigoni dunque è quella di fare le regole giuste per favorire gli interessi dei soci, profittando dell’egemonia culturale della destra (meno Stato) che CL traduce con la parola magica “sussidiarietà”. Attraverso la sussidiarietà infatti CL ha invaso il campo economico della Lombardia, dalle piccole imprese alla scuola, settore privilegiato del mondo cattolico. L’attacco alla sanità pubblica, mascherato sotto il concetto di sussidiarietà, si è tradotto nell’esplosione della sanità privata che investe i soldi ricevuti dallo Stato nelle attività più remunerative, quelle chirurgiche innanzitutto (in Francia vi sono 23 cardiochirurgie, in Lombardia ve ne sono 25). Per non parlare della gestione privatistica delle ASL e degli ospedali dove i ginecologi fanno carriera solo se antiabortisti. A volte poi scoppiano degli scandali, come quello della clinica Santa Rita: interventi chirurgici inutili o malfatti (anche un morto) per avere il rimborso della Regione. E naturalmente in nome della sussidiarietà in Lombardia non si fanno mancare finanziamenti ai consultori del Movimento per la Vita, mentre prosegue la politica di liquidazione e dequalificazione dei consultori pubblici. Che va estendendosi ben oltre la Lombardia, anche grazie a un’intelligente campagna mediatica: i laici sono diventati laicisti, la laicità deve concretizzarsi in “sana” laicità. Ovvero quella promossa da CL, da Formigoni e da Ratzinger.

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