Otto donne speciali - Oltre gli stereotipi, esempi e non modelli
Melchiorri Cristina Martedi, 27/03/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2012
“Effetto D”, scritto da Luciana d’Ambrosio Marri e Marcella Mallen, edito da Franco Angeli, è un bel libro che affronta il tema della leadership al femminile attraverso il racconto di vita di donne normali. Donne di valore, semplici ma al tempo stesso speciali. Sono storie che vanno oltre lo stereotipo della donna-leader di successo e disegnano nuovi tratti di leadership, attraverso esempi positivi di valore creato, che possono diventare un riferimento non solo per le giovani donne che cercano modelli non convenzionali cui ispirarsi, ma anche per gli uomini che desiderano uscire dalla gabbia degli stereotipi che la cultura corrente consegna loro come modello cui tendere. Abbiamo intervistato Marcella Mallen.
Come è nata la scelta di intervistare queste otto “donne speciali”?
Abbiamo individuato volutamente donne di successo ma non famose, non ancora, cercandole in territori tipicamente maschili. Siamo andate a trovarle a casa loro o nel loro ambiente di lavoro e siamo rimaste colpite dalla loro naturalezza, semplicità, autenticità. Abbiamo trovato donne non appiattite su comportamenti maschili, abbiamo ripercorso la loro vita personale, scritto insieme il loro ritratto e cercato di capire gli elementi chiave della loro riuscita di imprenditrici, di professioniste e di donne. Il libro è quindi il racconto di questi otto ritratti, preceduto da una parte più teorica sulla visione del potere e delle differenze di genere, sul lato F e sul lato M della leadership.
Emerge dal vostro libro un nuovo modello di leadership?
Abbiamo scelto di far emergere esempi e non modelli, perché riteniamo che l’esempio di vita restituisca e offra a chi la guarda la bellezza e la ricchezza della realtà e riteniamo inoltre che sia anche trasmissibile. Abbiamo raccontato storie di donne che, grazie al loro talento e alla loro passione, sono state in grado di coinvolgere anche persone un po’ deluse dalla propria esperienza e restituire loro nuovi stimoli. In altri termini, Il modello a mio parere imprigiona, l’esempio, invece, valorizza.
È un modo diverso di trattare la “questione femminile”, quindi?
Ritengo che la questione femminile non sia solo una questione di pari opportunità né di giustizia sociale, è questione prioritariamente economica. La Banca d’Italia sostiene che se ci fosse piena occupazione femminile, il PIL italiano sarebbe più alto di 9 punti.
Nel libro si cita la sindrome di Mary Poppins. Cosa intendete con questo termine?
Intendiamo lo stereotipo della perfezione femminile, cioè essere sempre le prime della classe, eccellenti nel lavoro, in famiglia, in ogni manifestazione di sé, in altri termini, adeguarsi ai modelli maschili di femminilità. Quello che noi proponiamo è riconoscere e accettare la propria diversità di donne e identificare aree di apprendimento reciproco tra generi. Una gestione più femminile delle aziende significherebbe ridurre lo spreco dei tempi, puntare ad una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Nella situazione economica attuale, c’è bisogno di una forte discontinuità e di soluzioni più sostenibili nell’organizzazione del proprio tempo di lavoro e tempo di vita. Alle aziende farebbe molto bene uno sguardo femminile: l’uomo guarda davanti a sé, la donna guarda intorno.
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