Bolivia/Ecuador - Ill principio del ‘buon vivere’ in alleanza con la natura, che non è più considerata un bacino da cui attingere ma una ‘maestra’ da cui apprendere
Maria Antonietta Pugliese Lunedi, 05/09/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2011
Mentre il Vecchio Continente affonda nella crisi, prigioniero di una visione stretta tra capitalismo e globalizzazione predatoria, arrivano dal Nuovo Mondo buone notizie. Dopo secoli di sfruttamento e di umiliazione, parte dalle terre ‘scoperte’ da Colombo, e asservite prima dall’Europa e poi dal Nord America, generano un movimento di riscatto culturale che propone nuove forme di organizzazione economica e sociale che sono culminate, negli ultimi anni, nella riscrittura di nuove Costituzioni e nella spinta a riappropriarsi delle risorse naturali. È il movimento del Sumak Kawsay, della Suma Qamana: il principio del ‘buon vivere’ in alleanza con la natura, che non è più considerata un bacino da cui attingere ma una ‘maestra’ da cui apprendere.
Il processo di trasformazione della società e dei paradigmi di riferimento, che ha avuto come protagonisti i movimenti indigeni di Bolivia ed Ecuador, è al centro del bel libro curato da Gianni Tarquini, in cui i popoli originari sono raccontati e resi protagonisti nella misura in cui hanno contribuito a “risignificare i contenuti coloniali” come dice Mauro Cerbino, docente alla FLACSO e intervistato dall’autore. Il volume, una raccolta di saggi di antropologi, giornalisti e attivisti dei movimenti ambientali e sociali che conoscono le realtà che descrivono non solo per averle studiate, ma per aver vissuto e spesso con-diviso le lotte dei popoli originari, non è un libro facile. Non lo è perché non si ferma alla celebrazione di un mondo, ma mette in evidenza anche i limiti e i rischi che sta correndo il movimento indigeno latinoamericano e la necessità che lo stesso sia capace di costruire ‘egemonia’ proseguendo in maniera più forte la necessaria ‘alleanza’ con altri settori della società civile.
La prefazione di Fausto Bertinotti e Patrizia Sentinelli contribuisce, per la passione e la competenza con la quale è scritta, ad arricchire questo lavoro; il prologo di Eduardo Galeano aggiunge suggestioni a un libro che ci trasporta già in nuovi paradigmi possibili.
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