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Nuovi modelli per un mondo migliore?

Nuovi modelli per un mondo migliore?

Sondaggio di maggio - Un pianeta, tanti conflitti: acqua, energia, poteri, democrazie... e noi donne?

Rosa M. Amorevole Lunedi, 20/06/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2011

Quando si riflette sul concetto di “mondo migliore”, molto spesso si associa il termine “utopia” con il quale si tende a indicare quelle forme di immaginazione politica di realtà sociali, politiche ed economiche alternative alla realtà storica nella quale le forme vengono elaborate. Fraternità, giustizia, libertà fino all’esaltazione del valore dell’umanità tendono di fatto a immaginare e proporre un immediato mutamento, spesso radicale, del sistema politico e sociale.

E se le donne si interrogano su quale possa essere un “mondo migliore”, ecco che emerge la sensazione che a oriente o a occidente, al nord come al sud, ovunque per le donne esistano maggiori problemi di quanto non avvenga per il genere maschile. Il 50% delle risposte, infatti, si focalizzano su queste discriminazioni trasversali esistenti, comuni a tutte le latitudini.

La percezione che di “tutti i modelli sociali, economici e politici conosciuti, nessuno sia veramente compatibile né per le persone, né per il pianeta, né tanto meno per le donne”, tocca un quarto delle risposte rilevate. Così come per il rimanente quarto appare certo che “una maggiore equità nella distribuzione delle risorse è l’unico futuro possibile; le donne e gli uomini devono iniziare subito una trasformazione in questo senso”.

L’economista Stefano Bartolini, nel suo “Manifesto per la felicità” sostiene che la teoria dell’homo oeconomicus - che sta alla base di tutte le teorie economiche dominanti affermando che l’essere umano è interessato solo a disporre di beni materiali e non fa niente per niente - sia un grande falso in quanto sarebbe l’essere cooperativo, e non l’essere economico, alla base dello sviluppo umano. Martha Nussbaum nel suo “Non per profitto” denuncia la crisi mondiale dell’istruzione: le nazioni, sempre più attratte dal profitto, stanno modificando la qualità dell’istruzione, “accantonando quei saperi che sono indispensabili per mantenere viva la democrazia”.

Questi due riferimenti sembrano contenere i suggerimenti pervenuti: un mondo migliore presuppone “cultura, identità, equità e progresso”, “una migliore distribuzione delle risorse .. attenzione all’ambiente”, “i diritti delle persone”, “la democrazia”.

Le donne sempre di più vogliono essere protagoniste delle scelte che le coinvolgono: lo dimostra la partecipazione alle lotte per la democrazia, il loro sempre maggior influsso sulla modificazione dei consumi, dei modelli produttivi e di sviluppo. L’attenzione alla specificità femminile diventa indispensabile nella ricerca di soluzioni e nelle scelte effettuate (anche se la statistica ci evidenzia scarsamente presenti nei ruoli decisionali).

Le donne possono essere “più genuine, pragmatiche, meno inquinate da una cultura di potere.. anche quando puntano al successo tendono a mantenere una vena di umanità maggiore”.

Sono “pratiche e dirette”, “meno corrotte”, e per dirla con le parole di una lettrice: “la donna è uguale all'uomo come importanza, ma superiore in tanti casi. Come la sensibilità e la tenacia!”

Scrivendo queste righe mi è tornata alla mente “Contro”, una vecchia canzone dei Nomadi. Il testo elenca tutto ciò che non va bene e verso il quale ci si sente appunto contro: le guerre, le intolleranze, le ingiustizie, … fino a terminare con uno spunto positivo “per tutta la gente che grida libertà”. Mi è venuto da pensare che le donne - nella realtà - si associno al grido di protesta, ma poi costruiscano quotidiani progetti di solidarietà e azione.

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