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Nuovi incarichi per le pari opportunità

Nuovi incarichi per le pari opportunità

Consigliere nazionali - Fausta Guarriello è la nuova Consigliera nazionale di parità, con Bianca Pomeranzi Consigliera nazionale di parità supplente

Maristella Lippolis Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

Fausta Guarriello, la nuova Consigliera nazionale di parità

Ordinaria di Diritto del lavoro e titolare di Cattedra in Diritto Comunitario nella facoltà di Economia dell'Università di Chieti-Pescara, Fausta Guarriello è componente del Senato accademico dal 2001 e dirige il Dipartimento di Scienze giuridiche. Un curriculum sostenuto da competenze specifiche in materia di diritto antidiscriminatorio. Come ha accolto la nomina a Consigliera nazionale di Parità?
Con soddisfazione e senso di gratificazione. Si tratta di una tematica che mi ha sempre appassionata. Infatti dal 1996 al 2001 sono stata componente del Collegio istruttorio del Comitato nazionale di parità presso il Ministero del Lavoro e ho contribuito a redigere il Decreto legislativo 196 del 2000, che ha dato una effettiva operatività alle Consigliere. Mi interessa molto a questo punto passare dall'altra parte della barricata, per così dire, e calarmi nel funzionamento effettivo di questo strumento operativo così importante.

Tenendo conto del quadro europeo e del fatto che è componente del Governing Body dell'Organizzazione internazionale del lavoro su designazione del governo italiano, come valuta l'applicazione della normativa antidiscriminatoria nel nostro paese?
Voglio dire subito che in Italia ci sono emergenze assenti dal resto dei paesi europei: siamo ancora lontani dagli obiettivi di Lisbona e tutti gli strumenti che questo governo aveva iniziato a mettere a punto non hanno potuto per forza di cose produrre risultati visibili, ma eravamo sulla buona strada. Penso alle misure per la "flessibilità buona", al previsto miglioramento della Legge 53, alla messa a tema del divario retributivo che penalizza il lavoro femminile in tutti gli ambiti e alle sperequazioni previdenziali. C'è molto da fare.

Il lavoro delle Consigliere di parità in materia di discriminazioni è cresciuto in maniera esponenziale, ogni anno aumentano i casi portati in giudizio, ma siamo ancora lontani da una forte pratica diffusa di contrasto alle discriminazioni di genere. Cosa fare di più e di diverso?
Credo che dovremo uscire di più allo scoperto, studiare un "piano strategico" per portare avanti azioni in giudizio importanti, che prevedano anche richieste di risarcimento per danno esemplare, e se occorre attivarsi anche verso la Corte di Giustizia europea, perché no? Ormai le competenze giuridiche le abbiamo, la Rete delle Consigliere ha accumulato esperienze significative, si tratta di mettere a sistema tutto ciò senza dimenticare che ora abbiamo la possibilità di intervenire anche nei confronti delle discriminazioni multiple. E poi stringere alleanze con la Magistratura, con la classe forense e con le organizzazioni sindacali. Concepire una vera e propria strategia giudiziaria di sfondamento. So che non saranno sufficienti le azioni in giudizio: anche il Comitato Nazionale dovrà avere maggiore autonomia di movimento, e penso che bisognerà rivedere con urgenza il Codice sulle pari opportunità. Senza dimenticare che, al fondo, in Italia pesa un grande problema di arretratezza culturale su questi temi, che ha radici storiche e ci rende diversi da altri paesi europei; ma sarebbe un discorso troppo lungo. Magari ne parleremo un'altra volta!


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Bianca Pomeranzi, la nuova Consigliera nazionale di parità supplente

Recentemente nominata Consigliera nazionale di Pparità (supplente), chiediamo a Bianca Pomeranzi di raccontarci brevemente quale è stato il suo impegno professionale e di donna?
La mia esperienza professionale è molto legata al mio percorso di femminista e alla convinzione che la libertà femminile si fonda sulla coscienza del proprio corpo e della propria soggettività e sull’autonomia economica. Per questo motivo i temi del lavoro mi hanno sempre affascinato sia quando lavoravo nel settore della formazione e della creazione del lavoro del movimento cooperativo e sindacale che negli ultimi venti anni in cui ho lavorato alla cooperazione internazionale del Ministero degli esteri come esperta di tematiche di genere e sviluppo. Non ci sono infatti, a mio parere, delle differenze sostanziali tra donne del nord e donne del sud del mondo rispetto alla relazione con uno spazio pubblico segnato sempre dal potere patriarcale. Certamente i contesti economici, culturali e istituzionali cambiano, ma il problema rimane lo stesso. In questo senso, quello che le Nazioni unite e i movimenti transnazionali delle donne hanno indicato nel corso degli ultimi trenta anni, ovvero la disparità e l’asimmetria nella relazione tra i sessi, rimane un problema ancora da risolvere a partire dai contesti locali, dalle istituzioni nazionali fino a quelle internazionali.

I problemi legati alla situazione occupazionale delle donne nel nostro Paese sono molti e pesanti. Come pensa di intervenire proprio agendo dal suo nuovo incarico?
La nomina a Consigliera nazionale di parità supplente mi ha, in qualche modo, sorpreso, ma devo dire che il calore con cui è stata accolta da molte amiche che ho incontrato nel mio percorso femminista mi ha fatto molto piacere. Inoltre da alcuni anni sono convinta che la situazione delle donne italiane sia peggiorata con la fase della cosiddetta seconda repubblica e con l’esplodere della globalizzazione. Certamente, come ci dicono le statistiche e le comparazioni con altri paesi occidentali, la presenza delle donne nel mondo del lavoro extradomestico è uno dei problemi che la società italiana deve affrontare nel breve periodo. La precarietà che le giovani vivono si presenta con caratteristiche molto negative che investono l’intera condizione materiale di vita delle donne. La considero una grande discriminazione collettiva, verso la quale sono necessarie attenzione specifica e nuove strumentazioni legislative. Penso che il mio contributo all’azione della rete delle consigliere di parità si possa esprimere in quel senso, magari guardando anche al contesto europeo e internazionale. Dipende comunque da quello che decideremo insieme alla Consigliera effettiva e alle altre.


Modena / Discriminazioni sul lavoro e azioni positive
Dal 2002 i casi trattati dall’Ufficio Consigliere di Parità sono cresciuti in modo esponenziale.
I fenomeni di discriminazione, secondo i dati relativi ai casi trattati, sono trasversali ai diversi settori lavorativi, all’età, al titolo di studio, allo stato civile, al ruolo professionale e alle tipologie di aziende e contrattuali. Ma i dati indicano che i soggetti maggiormente discriminati sono le donne con figli.
Nell’anno 2007, su 83 casi, 70 si riferiscono a donne. Il 59% di queste ha meno di 45 anni e il 73% ha uno o più figli. I picchi di discriminazione si registrano nel settore dei Servizi (28 %) e Metalmeccanico (16 %), a cui seguono il settore tessile e alimentare.
L’Ufficio si è occupato di diverse questioni, quali il rifiuto di concedere l’orario part-time da parte del datore di lavoro, congedi maternità/paternità, contestazioni addebiti con sanzioni disciplinari, minacce di licenziamento per maternità e figli, mobbing, discriminazioni sessuali, licenziamento, demansionamento, minacce di licenziamento e variazione turni in corrispondenza di richiesta congedi, orientamento, maltrattamenti verbali, differenze salariali tra pari livello e/o qualifica e/o mansione, dimissioni dopo la nascita di un figlio per impossibilità conciliazione lavoro e per vessazioni datore di lavoro e/o colleghi.


(12 marzo 2008)

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