Martedi, 01/08/2017 - E' uscito il nuovo numero di 'Nuova Etica Pubblica' (n. 09 – luglio 2017, sommario). In apertura interviste alla Ministra Valeria Fedeli e al sottosegretario Mario Giro. Numero ricco di riflessioni e interventi su vari argomenti (leggi). Riportiamo di seguito uno stralcio dell'editoriale della direttora Daniela Carlà.
"(…) Chi conosce la PA sarebbe colpevole se non ne evidenziasse limiti, carenze, difetti, ripetitività, pigrizie, presenza di comportamenti illegittimi e deresponsabilizzanti. Meglio essere espliciti, non fornire alibi agli assenteisti, ai demotivati, a chi fugge dalle responsabilità. Ma è altrettanto parziale e colpevole ridurre a queste caratteristiche la PA e ricondurvi i comportamenti dei dipendenti pubblici e dei dirigenti, generalizzando incautamente. Non sarebbe serio assecondare analisi superficiali, ripetitive, non veritiere sulla PA e soprattutto sulla dirigenza pubblica. La realtà nella PA è complessa e composita, e non sempre corrisponde effettivamente alla descrizione presentata da chi continua ad attingere a un pacchetto di conoscenze desuete rivelandosi così, inconsapevolmente, nostalgico egli stesso di un passato che rende refrattari nel cogliere i cambiamenti, anche quando si presentano, e induce a non sanzionare effettivamente i deplorevoli comportamenti non conformi alla legalità.
Questi ultimi, peraltro, sono sì rappresentati dall’impiegato che sta poco in ufficio, magari per correre dal parrucchiere, o a comprare fagiolini e cavoletti, ma anche dal dirigente solerte nel costruire ritardi per rinnovare proroghe e proporre affidamenti diretti non necessari, nel muoversi abilmente e schizofrenicamente tra il rispetto degli adempimenti e il perseguimento di interessi estranei alla PA, tra il formalismo giuridico e il cercare di sottrarsi, sostanzialmente, ai controlli. Le illegittimità vanno contrastate senza eccezioni e compiacimenti, tutte, e senza indulgenze. Ma la PA deve essere analizzata serenamente, a partire dalla storia dello Stato e della burocrazia nel nostro Paese, cogliendone le vicissitudini, le debolezze, gli intrecci e la storia dello Stato e del Paese, le esperienze delle oligarchie e di élite amministrative, la periodizzazione degli interventi, le problematiche emergenti
Invece si continuano spesso a ripetere luoghi comuni, si lanciano nel dibattito cifre e soprattutto disinformazione sulla dirigenza pubblica. Ci si sente moderni quando si cela il provincialismo e il pressappochismo richiamando superficialmente argomenti del dibattito internazionale e pezzetti di analisi, strumentalizzate con dubbia utilità.
Insomma, sono poche le idee nuove in giro; mantra e coazioni a ripetere si rincorrono confortate da incursioni statistiche, non sempre scientificamente costruite, di cui il Paese sembra ghiotto per rivendicare nelle discussioni una parvenza di obiettività. Ma la medicina non si può assumere, la PA non si può curare senza la diagnosi corretta, senza analisi rigorose, libere, innovative. E’ comodo riproporre considerazioni stantie, ma anche inutile. Il Paese impoverito e spaventato ha bisogno di capri espiatori, e i dirigenti pubblici assolvono alla funzione di risultare colpevoli di degradi e lentezze. La realtà della PA è invece più complessa. I cambiamenti sono necessari e difficili, ma richiedono soluzioni rigorose - e non convenzionali e omologanti - , innovazione, valutazione, approcci originali e diversificati, partecipazione. A poco servono gli slogan vecchi, riproposti da alcuni commentatori di casa nostra (….)
Dunque, per cambiare la PA occorre partire dall’onesta conoscenza e rappresentazione della medesima, dal comprendere le trasformazioni e dal promuovere realistici confronti. E allora: l’Italia è il Paese occidentale in cui gli impiegati pubblici hanno l’età più elevata e uno di quelli in cui la PA si sta assottigliando di più, senza che zone grigie, municipalizzate, esternalizzazioni e dintorni abbiano mai rappresentato veramente una alternativa efficace ed efficiente. Nella Pubblica Amministrazione italiana c’è bisogno di tante nuove assunzioni, di pari opportunità, di investimenti, di iniezioni di competenze e di professionalità elevate, di giovani, di innovazione nei meccanismi di selezione (in attuazione piena della Costituzione), di un rapporto articolato ma autonomo dalla politica: non solo a parole, ma anche nei comportamenti, da parte di tutti. C’è bisogno di onestà, concretezza e audacia nelle analisi. (…). La disinformazione a chi giova? I dirigenti pubblici non ci stanno - o almeno tanti tra i dirigenti di carriera - , rivendicano la voglia di trasparenza, e sono disponibili all’impegno per migliorare e rinnovare la PA, per renderla più funzionale ai bisogni delle persone e degli attori sociali ed economici, più aderente ai territori. (...)"
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