Terremoti in Emilia / 2 - Massima trasparenza, celerità e gestione diretta dei fondi. La linea di Luisa Turci, neo- sindaca di Novi di Modena
Maria Fabbricatore Lunedi, 06/08/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2012
“Siamo sconvolti, ma stiamo tenendo duro e, nonostante i momenti di tensione soprattutto nelle frazioni distanti dal centro storico, reagiamo”. Luisa Turci è stata eletta sindaca di Novi di Modena nella recente tornata elettorale amministrativa e certo non poteva immaginare, nell’avvio del suo mandato, di trovarsi a gestire tendopoli e terremotati. Lei stessa è vittima del sisma. “Siamo stati in tenda fino a quando è caduta la torre, poi abbiamo dormito in branda nel magazzino dell’asilo nido, adesso ci siamo sistemati nella piccola casa di mia suocera, che il terremoto ha risparmiato”. Riusciamo con fatica a raggiungere la sindaca Turci per questa intervista, ed è comprensibile perché è presa dalle emergenze che il sisma ha creato, oltre al patrimonio abitativo, anche al tessuto economico. “Nel nostro caseificio sono crollate 85mila forme di parmigiano, praticamente tutte, il danno è enorme e speriamo negli indennizzi. Le case sono crollate e i mutui nei paesi colpiti dal terremoto sono stati sospesi fino al 30 settembre con un Decreto Legge, ma le banche continuano a chiedere e mandano le persone avanti e indietro. Questo è vergognoso”.
Quali sono le attività della prima ora, subito dopo le scosse?
L’amministrazione e la Protezione Civile su segnalazione dei cittadini controllano tutti gli immobili ad uso civile attraverso due modalità. Per i danni lievi dichiarati dal cittadino (e sono verifiche che si fanno abbastanza velocemente) ci sono verificatori pubblici e se è possibile è rilasciata l’agibilità. Per i danni gravi ci sono squadre di certificatori accreditati dalla Regione Emilia Romagna, che vengono validati dalla regione perché poi per gli indennizzi ci sono procedure diverse.
Che impressioni avete rispetto agli aiuti, sono adeguati o fanno fatica ad arrivare? Penso anche al ruolo della Protezione Civile nel terremoto de L’Aquila…
Io non voglio paragoni con L’Aquila, dove hanno speso lo spendibile, perché il nostro modello è diverso ed è diverso il modello di Protezione Civile che ci stiamo costruendo, anche perché il nostro terremoto è arrivato cinque giorni dopo l’approvazione del Decreto che ha modificato la Protezione Civile. A L’Aquila sono arrivati direttamente parte dei soldi della collettività, non vogliamo che ci succeda la stessa cosa e d’altra parte non ci sono neanche più i soldi. Noi e la regione Emilia Romagna vogliamo un'altra cosa, tant’è che il Commissario è il Presidente Vasco Errani, e i vice commissari sono i sindaci dei paesi terremotati, questa è una linea bella netta di differenza. Vogliono dare i soldi direttamente ai sindaci, senza intermediazioni, questa è una cosa straordinaria. Abbiamo aperto un conto, che è visibile sul sito, dove sono indicati i progetti, sempre nel sito i soldi verranno rendicontati e ognuno potrà controllarne l’impiego. Sta accadendo che raccolgono soldi da Bergamo, Brescia, Vicenza e Torino, vengono in due in tre con la busta con i soldi in contanti e noi li versiamo su quel conto. Purtroppo nel nostro paese ne abbiamo visto tanti di orrori sociali che la gente non ne vuole più sapere.
Quali sono le priorità nella ricostruzione?
La prima idea sono le scuole, che a settembre riapriremo, dai nidi alle materne elementari e medie. Gli edifici sono lesionati e la regione farà un bando per dei moduli prefabbricati antisismici per il tempo che serve.
Novi è diventato il simbolo di questo terremoto con la sua torre distrutta.
Quello che dico ai miei concittadini è che ci vuole la consapevolezza che dobbiamo abbassare innanzitutto il livello delle nostre aspettative e assumerne la responsabilità, il che vuol dire prendere nelle nostre mani e gestire quello che dobbiamo fare così da ipotizzare dei progetti che siano alla nostra portata. La prima consapevolezza è che nulla sarà come prima. L’altra cosa è che abbiamo tutti fretta, ma bisogna che facciamo le cose per bene perché dobbiamo avere l’obbiettivo, rispetto a quello che abbiamo perduto, di avere la forza di costruire qualcosa di più bello. Non possiamo vivere di rimpianti e con la testa all’indietro perché rischieremmo di inciampare, non è semplice ma è quello che dobbiamo fare anche permettendo di ripartire alle imprese, che soprattutto nella bassa modenese sono un disastro.
A L’Aquila sono arrivati direttamente parte dei soldi della collettività
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