Melchiorri Cristina Sabato, 30/05/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2015
Sono Emanuela, ho venticinque anni e lavoro da poco in una azienda di abbigliamento per bambini. Oggi ho discusso con i miei colleghi, che sostengono che noi donne siamo permalose e non sappiamo avere divergenze senza metterla "sul personale". Non accettiamo le critiche, o i rimproveri. Che invece gli uomini sanno scontrarsi e litigare per poi proseguire a collaborare sul lavoro senza rancore. Quindi siamo più fragili nel gioco di squadra e come leader di un team. Va da sé che mi sono seccata e l'ho presa molto "sul personale"...
Emanuela Ricci, Casalecchio di Reno (Bologna)
Cara Emanuela, direi che c'è del vero...Penso che derivi dall'imprinting che da piccoli maschi e femmine ricevono dall'educazione famigliare, dalla scuola, e che si conferma negli stessi differenti modi di giocare, che foggiano carattere e comportamenti dell'età adulta. Se vedi un gruppo di ragazzi che giocano a pallone li sentirai spesso litigare, li vedrai interrompere il gioco per discuterne le regole e poi riprenderlo. Azzuffarsi e uscire insieme dagli spogliatoi per andare a mangiare una pizza. Una discussione fra bambine produce effetti diversi: il gioco si interrompe e ciascuna torna a casa. Da ragazza facevo parte di una squadra di nuoto. Venne da noi l'allenatore della squadra maschile, ma restò solo sei mesi. "Quando un nuotatore arriva in ritardo agli allenamenti, gli faccio fare venti vasche per punizione e lui le fa, senza protestare. Ho applicato la stessa regola ad una nuotatrice, e lei si è messa a piangere. Le compagne sono venute da me a lamentarsi, dicendo che non dovevo far piangere la ragazza. Io non volevo farla piangere, pensavo conoscesse le regole!"
Per l'allenatore era normale che uno sportivo che viola una regola accetti la punizione. Ma noi ragazze abbiamo pensato che l'allenatore avrebbe dovuto lasciar correre e l'interessata ha visto la punizione come un rifiuto personale. Un altro esempio? Giocando a tennis due ragazze spesso palleggiano e non tengono conto del punteggio, mentre due ragazzi giocano una partita con lo scopo di vincere l'uno sull'altro. Nel lavoro l'equivalente del palleggio è fare correttamente il proprio lavoro. Ma questo atteggiamento non aiuterà una donna a diventare un leader...dovrà gareggiare, anche scontrandosi con la propria riluttanza a competere. Bisogna voler vincere e rimanere amica di chi hai sconfitto. Nulla di personale.
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