Emanuela Irace Giovedi, 28/10/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2010
Quando per capire i risvolti di una questione è necessario essere ottusi, o avere alte competenze specialistiche, specie in un campo come quello della fisica sconosciuto ai più, si può intuire come e perché la battaglia contro il nucleare non sia al primo punto nell’agenda politica del centro sinistra. La politica vive nell’immediatezza. Ha bisogno di slogan e procede per sintesi. Semplifica e non spiega. Preferendo lasciare un’aura di mistero attorno a questioni difficili da gestire. Avviene per i temi etici, per le alleanze in politica estera, per le politiche di genere, per le scelte economico-finanziarie. Avviene in tutti quegli ambiti in cui si preferisce il rabberciamento provvisorio, il profitto immediato - sia elettorale che economico, al posto della programmazione di lungo periodo - che nel caso del nucleare sfiora l’era geologica. Ci vorranno decine di migliaia di anni per conoscere l’impatto sul pianeta di una scelta energetica che stiamo decidendo oggi. Basterebbe questa ipoteca sull’ambiente, per far desistere anche il più convinto sostenitore dell’atomo, ma le commesse di Ansaldo nucleare e Ansaldo energia, oltreché dell’Enel, rappresentano un investimento cui la politica non può rinunciare. Una spartizione silenziosa che non pone domande. Una legge dello Stato decretata d’urgenza, che organizza il banchetto nucleare attorno a Putin e Sarkò, clienti fedelissimi di una classe politica che non vede oltre il benessere della propria famiglia attuale, perché di quella che subentrerà nelle prossime generazioni, anche se porterà lo stesso cognome, non interessa più a nessuno.
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