Rapporto UNFPA - Tante sono le donne migranti nel mondo secondo lo studio 2006 sullo stato della popolazione del mondo presentato da Aidos
Maria Antonietta Pugliese Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
“I migranti sono figli e figlie, madri e padri, coniugi, lavoratori e rifugiati. Come la popolazione che li ospita, coltivano le stesse aspirazioni e gli stessi sogni di chiunque altro – una vita migliore e più sicura per se stessi, per le proprie famiglie e per le persone cui vogliono bene. I diritti dei migranti sono diritti umani”. Con queste parole, tratte direttamente dall’edizione italiana del Rapporto Annuale dell’UNFPA - Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (www.unfpa.org) -, Daniela Colombo, presidente dell’AIDOS - Associazione italiana Donne per lo Sviluppo (www.aidos.it)- ha concluso l’incontro di presentazione del prestigioso studio dell'organizzazione internazionale di sviluppo. AIDOS da anni cura l’edizione italiana del Rapporto.
La lente d’ingrandimento attraverso la quale è stata studiata la situazione della popolazione mondiale è quella delle migrazioni e, in particolare, la situazione delle donne migranti.
Il Rapporto certifica una realtà che, anche agli occhi meno attenti, è lampante: l’imponente numero di donne che si sposta dai paesi più poveri a quelli ricchi e la grave situazione di sfruttamento in cui spesso si vengono a trovare. Ma sottolinea anche la grande opportunità che spesso significa trovarsi in un mondo nuovo, essere in contatto con idee differenti, scoprire regole sociali che promuovono la partecipazione.
Su 190 milioni di migranti internazionali (e già questo è un dato su cui vale la pena riflettere) quasi la metà sono donne – circa 95 milioni – e in gran parte del mondo sono più numerose degli uomini. Con la consueta disattenzione con cui si guarda all’universo femminile però, le difficoltà specifiche che le donne migranti si trovano ad affrontare, così come il grande contributo che esse danno sia in termini puramente economici che in modernizzazione, sono passate praticamente inosservate. Le rimesse che le lavoratrici migranti inviano nei paesi di origini è pari a oltre 230 miliardi di dollari e, in alcuni paesi, si collocano addirittura tra le prime voci di entrata nel Prodotto Interno Lordo. Questo denaro è estremamente importante e spesso serve a sostenere intere famiglie: assicurare salute e istruzione ai bambini, garantire una vecchiaia serena agli anziani, rendere possibile l’acquisto o la costruzione di un’abitazione per la famiglia, coprire le spese di avvio di un’attività, cioè elevare il livello di vita. C’è poi da dire che uomini e donne, come rileva acutamente lo studio UNFPA, spendono il denaro in maniera diversa e quando le donne controllano l’invio delle rimesse e partecipano alla gestione del denaro tendono ad investire innanzitutto per i figli garantendo così un avvenire migliore e prospettive di vita più vantaggiose per le generazioni future. Senza contare che la nuova posizione delle migranti, che si trovano a svolgere il ruolo di capofamiglia e a garantire con le proprie entrate la sopravvivenza della comunità familiare, gioca un fattore importante anche sui ruoli di genere, sul fronte dei diritti delle donne e come modello per i figli.
Il Rapporto non nasconde però le ombre, spesso scurissime, e i gravi rischi che ancora minacciano le donne migranti. Come le cronache frequentemente ci raccontano, infatti, centinaia di migliaia di ragazze perdono la propria libertà e subiscono violazioni dei diritti umani tali da costituire una forma moderna di schiavitù sotto forma di tratta, servitù sessuale ma anche di pesante sfruttamento del lavoro domestico. Si calcola che ogni anno fino a 800mila persone rimangono vittime della tratta; l’80% di queste sono donne e ragazze che restano imbrigliate in varie forme di sfruttamento sessuale. Per quanto riguarda le lavoratrici domestiche, molto numerose anche nel nostre paese, lo studio UNFPA sottolinea come, a fronte della grande ed indispensabile presenza di migranti in questo settore, sono molto pochi i paesi che si sono dotati di politiche efficaci e leggi speciali che tutelano questa particolare forma di lavoro. In questo modo le lavoratrici prive di documenti, o quelle i cui visti dipendono dai datori di lavoro, sono esposte a forme di abuso molto gravi alle quali non possono fare fronte per la paura di perdere l’impiego e di essere rimpatriate.
Una priorità che il Rapporto indica come urgente è quella della salute e dei diritti riproduttivi. Infatti, anche se la migrazione in paesi con validi programmi offre a molte donne nuove opportunità per esercitarli, spesso barriere culturali e linguistiche e la non conoscenza dei propri diritti in materia possono portare ad un peggioramento della salute materna ed infantile.
Tra le raccomandazioni che in conclusione Daniela Colombo ha voluto ricordare c’è la necessità della ratifica urgente da parte del Parlamento Italiano della Convenzione delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti dei migranti e dei membri delle loro famiglie, approvata dalle Nazioni Unite nel 1990 ed entrata in vigore il 1° luglio 2003 e di una legge organica sui rifugiati.
Ministra Patrizia Sentinelli /
Il volto umano della cooperazione internazionale
Parole come libertà e desideri, che raramente hanno spazio nei contesti istituzionali, e il tanto celebrato sviluppo che viene messo al servizio delle relazioni e della reciprocità. Questo l'approccio, innovativo, della Vice Ministra Sentinelli con delega alla cooperazione internazionale, che intende farsi carico dell’aspetto umano anche nell’impianto di politiche macroeconomiche.
“Dobbiamo chiarire che quando parliamo di cooperazione ci riferiamo ad un rapporto tra pari. E alla base di questo è fondamentale lo scambio culturale. Lo sviluppo va ripensato con una profonda attenzione al paese con cui vogliamo avere rapporti”. E quando si riferisce direttamente al tema della migrazione ricorda che “bisogna tenere sempre presente che l’obiettivo è quello di allargare le libertà. Dobbiamo lavorare per rispettare i desideri: va rispettato e garantito il desiderio di chi vuol restare, quello di chi vuol partire e quello di chi vuole tornare”. E ancora, sul tema della giornata, ha sottolineato come fatti che hanno segnato la passata estate, come l’assassinio di Hina e il suicidio di una giovane indiana costretta ad un matrimonio combinato, ci ricordano che le donne “subiscono diversi tipi di violenze ma subiscono anche la violenza del modello patriarcale” e che proprio per questo è “importante tornare ad approfondire i contesti di origine della violenza sulle donne”. Un richiamo al Parlamento, infine, perché ci sia una assunzione di responsabilità nella prossima legge finanziaria allo scopo di creare un fondo consistente per la cooperazione internazionale e un impegno importante per una legge sul diritto di asilo, che ormai attendiamo da anni.
(N. A.)
(10 ottobre 2006)
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