Martedi, 14/03/2023 - È la storia di un’eroina al femminile, anzi di un’anti-eroina, quella raccontata nel film ‘Everything Everywhere All at Once’ diretta dal visionario duo The Daniels - Daniel Kwan e Daniel Scheinert - film rivelazione di questa stagione cinematografica, campione d’incassi e di premi internazionali, che si aggiudica ben 7 Oscar: Miglior film, Miglior regia, Miglior attrice protagonista per Michelle Yeoh (prima interprete asiatica a ottenere la statuetta in questa categoria), Miglior attore non protagonista per Ke Huy Quan, Miglior attrice non protagonista per Jamie Lee Curtis, Miglior sceneggiatura originale, firmata sempre dai Daniels, e Miglior montaggio, realizzato da Paul Rogers.
L’attrice malese Michelle Yeoh, ringraziando per il premio, ha dichiarato sul palco:“Per tutti i ragazzini e le ragazzine che mi guardano stasera, questo è un faro di possibilità, che fa capire capire che i sogni si realizzano: non lasciate mai che nessuno vi dica che avete superato una certa età. Dedico questo premio a mia madre e a tutte le mamme del mondo perché sono veramente loro le super eroine”.
Anche Jamie Lee Curtis, visibilmente emozionata, ha dedicato l’Oscar al marito, alle figlie, alla sorella e a tutti quelli che hanno sostenuto i suoi film di genere. “Tutti noi abbiamo vinto questo Oscar - ha affermato, ricordando poi i suoi genitori - I miei genitori erano entrambi attori e sono stati nominati all’Oscar in diverse categorie. Ragazzi, ho vinto un Oscar!”.
Un vero trionfo, insomma, per un film indipendente atipico e originale, partito in sordina ma diventato progressivamente un vero e proprio fenomeno generazionale, che continua il suo percorso nelle sale italiane a oltre quattro mesi dall’uscita e che, solo poche ore prima della Cerimonia degli Oscar, si era aggiudicato il titolo di ‘Film più premiato della Storia’.
La storia di Evelyn Wang (Michelle Yeoh), una donna che gestisce una piccola lavanderia a gettoni, con una figlia adolescente che non capisce più, un padre rintronato e un matrimonio in crisi, ha colpito gli spettatori e le giurie di tutto il mondo: quando un controllo fiscale di routine apre inaspettatamente la porta attraverso cui Evelyn viene trascinata in una avvincente e coloratissima avventura nel multiverso più innovativo e divertente mai visto al cinema, la donna sarà chiamata a salvare il destino degli universi e dovrà attingere a tutto il suo coraggio per sconfiggere un nemico all'apparenza inarrestabile, riportando l’armonia nella sua famiglia.
Sono invece 2 i Premi Oscar per The Whale, drammatica storia di un uomo gravemente obeso, di Darren Aronofsky. Brendan Fraser si aggiudica la statuetta per il Miglior attore protagonista, la definitiva consacrazione per una performance straordinaria, già apprezzatissima da pubblico e critica di tutto il mondo, e per un interprete amatissimo, finalmente di nuovo sotto i riflettori dopo esserne rimasto lontano per anni, un ritorno così potente che per lui è stato coniato il neologismo “Brenaissance”, il “rinascimento di Brendan”. A The Whale va anche l’Oscar al Miglior trucco e acconciatura, opera di Adrien Morot, Judy Chin e Annemarie Bradley.
L’Oscar al Miglior documentario, infine, va a Navalny di Daniel Roher, ritratto a passo di thriller del leader dell’opposizione russa alla guerra di Putin contro l’Ucraina, Alexei Navalny, oggi in prigione, che indaga sul tentativo di avvelenamento che ha subito nell’agosto del 2020. La moglie, salita sul palco a ritirare il premio ha detto “Sogno il giorno in cui tu e la Russia sarete finalmente liberi”.
Peccato per il bel cortometraggio “Le Pupille” della regista Alice Rohrwacher, una delle poche opere italiane in corsa per portare a casa l’ambito premio: una storia bellissima e poetica, che avrà comunque successo nel mondo anche senza Oscar.
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