Consigliere di parità - Bilanci di genere, Comunicaizone, enti locali e altro...
Maristella Lippolis Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006
Dire, fare, comunicare
Tre verbi, che riportano alla mente una vecchia filastrocca, riassumono con efficacia il senso e danno il titolo al Catalogo dei prodotti di comunicazione delle Consigliere di parità, realizzato dalla Consigliera nazionale Isabella Rauti. Brochure, depliant, spot, volumi e volumetti, poster e gadget: la fantasia delle Consigliere di parità provinciali e regionali si è dispiegata in centinaia di parole e forme diverse per veicolare messaggi e contenuti, per illustrare servizi a favore delle donne e di quanti vogliono spendersi nelle azioni positive e nelle pari opportunità. Per le Consigliere di parità comunicare non è solo il bisogno di rivolgersi all’esterno per promuovere il proprio ruolo o le proprie iniziative, ma è soprattutto obbligo di informare le donne dell’esistenza di normative che possono tutelarle sul lavoro e rendere meno onerosa la conciliazione tra famiglia e lavoro, di sostenerle nella tutela dei loro diritti, e suggerire soluzioni. Con queste parole la Consigliera nazionale di parità ha presentato il Catalogo al Salone della comunicazione pubblica che si è tenuto come ogni anno nella prima settimana di novembre a Bologna. L’idea della raccolta è nata all’interno del gruppo Comunicazione e Formazione della Rete, con l’intento di costruire una sorta di banca dati delle buone prassi comunicative e metterle a disposizione di tutte, e nello stesso tempo avviare una prima lettura sulle caratteristiche della comunicazione realizzata dalle consigliere di parità. Sono stati così analizzati e catalogati, in base al contenuto e alla tipologia, 385 prodotti provenienti da 47 province e 10 regioni. I temi più “comunicati” risultano essere il lavoro, e poi nell’ordine la promozione del ruolo, la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, i diritti, gli stereotipi di genere. Dall’analisi della tipologia dei destinatari, emerge che le Consigliere cercano di coinvolgere una platea vasta di interlocutori, agendo di frequente in sinergia con altri soggetti istituzionali, e che cercano di comunicare con creatività e fantasia, anche se molto spesso con risorse economiche scarse e grande dispendio di tempo e di energie personali.
Varese / Uno sguardo di genere
negli enti locali della Provincia
Per rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra uomini e donne le Amministrazioni Pubbliche sono tenute a redigere i Piani Triennali di Azioni Positive. Partendo da questi dati generali, le Consigliere di Parità della Provincia di Varese hanno avviato una ricerca sulla situazione del personale e sulle azioni di parità negli Enti Locali e nella Sanità sul territorio di loro competenza.
Dall’indagine emerge una presenza femminile maggiore rispetto alla media nazionale, ma una sottorappresentazione delle donne nei livelli più elevati (26% tra i direttori generali, i dirigenti e i segretari comunali) solo di poco inferiore a quella che si registra nella media nazionale. Si nota che il part time, maggiore rispetto alla media nazionale, decresce nelle posizioni più elevate, segno che per le donne rappresenta ancora una penalizzazione per la carriera e per la crescita professionale. Emerge inoltre un rapporto molto squilibrato tra uomini e donne nell’utilizzo dei congedi per esigenze di cura, in particolare per quanto riguarda la cura dei figli che ancora pesa quasi esclusivamente sulle spalle femminili (6.3 il tasso di congedo per le donne, 0.7 per gli uomini). Minori squilibri si registrano invece nell’utilizzo di congedi per malattia dei genitori e gravi motivi familiari. Molto deludente il quadro sulle azioni positive all'interno delle amministrazioni indagate: in nessuna è presente il Comitato Pari Opportunità e solo 5 comuni hanno predisposto i Piani Triennali di Azione Positiva; scarsa anche la presenza di organismi politico-istituzionali dedicati alla promozione della parità e del mainstreaming di genere. Come dire: c'è molto da fare, ma il primo passo è stato compiuto.
Potenza / Concorso fotografico
L’Ufficio della Consigliera di parità della Provincia di Potenza, la Presidenza della Provincia di Potenza e l'Associazione della Stampa di Basilicata bandiscono la terza edizione del concorso fotografico “Con occhio di donna”. Il tema è il mondo del lavoro al femminile: come le donne vivono il lavoro ed il luogo di lavoro, come la conciliazione tra famiglia e lavoro caratterizza il modo di lavorare femminile, come la presenza delle donne ha trasformato il mondo del lavoro. Il concorso si suddivide in due sezioni: la prima è riservata a donne non professioniste nel campo della fotografia, nate e/o residenti in Basilicata, e i termini di partecipazione sono già scaduti. E’ ancora aperta invece la partecipazione alla seconda sezione, riservata alle donne fotografe professioniste senza alcun limite territoriale. La scadenza è il 31 gennaio 2007. Ciascuna partecipante non potrà presentare più di quattro foto, sia a colori e sia in bianconero, possibilmente in formato 25x30 centimetri. In aggiunta al formato stampato, possono essere presentate anche su CD ROM. Deve essere allegato un file word con le didascalie delle foto, la macchina fotografica utilizzata, un profilo, opzionale, del candidato, una dichiarazione liberatoria circa i diritti di esposizione e per la pubblicazione di almeno una foto su una eventuale brochure di presentazione della mostra. I premi per le prime tre classificate consistono nella somma di 1000,00 euro alla prima classificata, 750,00 euro alla seconda, 500,00 euro alla terza. Segreteria del concorso: Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Potenza, Centro Natascia, Largo Gianturco n.1, 85100 Potenza. La Giuria del concorso sarà presieduta dalla fotoreporter Isabella Balena. Le foto saranno esposte al pubblico in una mostra allestita presso il Museo Provinciale nel mese di Aprile 2007.
Piemonte/ Bilanci di genere
La consigliera regionale dei Verdi Mariacristina Spinosa, componente dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea con delega alla Consulta delle elette e alla Consulta femminile, si è fatta promotrice del progetto legislativo “Disposizioni per l’istituzione dei bilanci di genere”, proposta sottoscritta da tutte le elette in Consiglio regionale, da numerosi esponenti dei diversi gruppi politici sia di maggioranza che di minoranza e sostenuta dall’Ufficio di presidenza e dallo stesso presidente Davide Gariglio. Lo scopo è di sollecitare gli Enti locali del Piemonte ad adeguare progressivamente i propri bilanci in un’ottica di genere. “Il bilancio – sostiene la consigliera Spinosa – non è uno strumento neutro, ma riflette la distribuzione di potere esistente nella società e la connessa distribuzione del reddito. Adottare un’ottica di genere nella pianificazione e valutazione dei bilanci è dunque necessario per evidenziare le disparità anche nell’assegnazione delle risorse pubbliche e di conseguenza cercare di superarle per rispondere con equità ed efficacia ai bisogni di tutti i cittadini, siano essi uomini o donne”.
Con 6 articoli è definito il concetto di bilancio di genere e disposto che la Regione Piemonte incentivi gli Enti locali ad adeguare progressivamente i propri bilanci secondo un’ottica di genere, prevedendo opportuni corsi di formazione per il personale incaricato di attuare detti bilanci. Sono previste linee guida e la redazione di un vademecum oltre all’istituzione di un Osservatorio banca-dati con finalità di promozione, monitoraggio e valutazione. Inoltre è previsto che la Regione Piemonte abbia facoltà di escludere gli Enti locali inadempienti dai finanziamenti erogati nell’ambito di iniziative sulle pari opportunità.
Ricordiamo che il bilancio di genere ha una rilevanza riconosciuta a livello internazionale. La prima esperienza risale al 1984 in Australia, e nel corso degli anni ’90 le iniziative si sono moltiplicate; tra i paesi più attivi il Sudafrica, il Canada, la Gran Bretagna, la Francia, Israele, la Svezia, la Svizzera, la Norvegia, la Danimarca, i Paesi bassi.
In Italia una prima conferenza sull’argomento si è tenuta nel 2000, a Roma, patrocinata dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Sin dall’anno seguente si sono avviati progetti in Emilia Romagna, a livello regionale, e nella Provincia di Modena, ma un impegno più sistematico si ritrova solo dal 2002, con le Province di Genova, Modena e Siena che finanziano sui propri territori progetti specifici e siglano un protocollo di intesa per lo scambio di buone prassi. L’interesse suscitato da queste iniziative ha portato a un ampliamento del protocollo e alla sigla di altri protocolli a esso collegati.
(18 dicembre 2006)
Lascia un Commento