Maristella Lippolis Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007
Ferrara
Donne e Artigiane
Si è tenuto il 18 dicembre scorso il convegno sul tema 2006 "Donne artigiane al lavoro" organizzato dalle Consigliere di parità della Provincia di Ferrara, nell'intento di contribuire alla promozione ed alla valorizzazione dell'imprenditoria femminile sul territorio provinciale e volgendo in particolare l'attenzione al settore dell'impresa artigiana mediante uno spazio di riflessione, di ascolto e di approfondimento sulle specificità di genere a partire dai "mestieri" artigianali e dalla loro valenza anche artistica per contribuire a promuovere la parità tra uomini e donne.
Piemonte
Basta discriminazioni
Il tema delle discriminazioni di genere che persistono a dispetto delle leggi, è al centro dell’attenzione di molte iniziative. In Piemonte le Consigliere di Parità Regionali e le Organizzazioni sindacali CGIL, CISL E UIL hanno sottoscritto un protocollo d’intesa volto ad istituire una piena collaborazione nell’attenzione e nell’applicazione della normativa antidiscriminatoria sui luoghi di lavoro e per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini.
All’accordo regionale seguiranno analoghe iniziative a livello provinciale, allo scopo di attivare tutte le sinergie possibili per individuare e prevenire tutte quelle situazioni che penalizzano le donne, e progettare percorsi di azioni positive volte ad eliminare gli squilibri di genere e favorire la conciliazione dei tempi e la condivisione delle responsabilità.
Maristella Lippolis
Torino
Alle Molinette un Piano di Azioni Positive
Si tratta di una importante iniziativa del Comitato Pari Opportunità dall’A.S.O. S. Giovanni Battista di Torino (Molinette), sostenuta anche dalle Consigliere di Parità della Provincia di Torino, Laura Cima e Ivana Melli. Il Piano triennale di Azioni Positive è stato preceduto da uno studio pilota sulle progressioni di carriera e sui differenziali salariali, che ha rilevato la persistenza di significative differenze tra donne e uomini per quanto concerne le progressioni di carriera, con poche donne ancora a livello apicale, e il livello retributivo che vede uno scarto complessivo tra donne e uomini del 16%. In una realtà lavorativa in cui la manodopera femminile rappresenta il 67.5% del totale dei dipendenti, il reddito femminile è il 71% circa di quello maschile, senza distinzioni tra categorie e livelli professionali. Il piano predisposto dall’Azienda Sanitaria vuole rimuovere gli ostacoli di natura culturale e organizzativa che ancora rendono difficile l’effettiva parità di opportunità, evidenti soprattutto per gli aspetti che riguardano la progressione di carriera. Le Consigliere di parità si sono attivate anche per promuovere la rete dei Comitati Pari Opportunità delle Aziende Sanitarie della Provincia di Torino, e rendere così trasferibili anche in altre Aziende sanitarie i piani di azioni positive adottati alle Molinette.
Maristella Lippolis
Veneto
Le discriminazioni. Se le conosci… le eviti
Le leggi che difendono le donne dalle discriminazioni nel nostro paese non mancano e nemmeno quelle per prevenirle, come le cosiddette azioni positive che sono ormai legittimate dalla legge dal 1991. Eppure la discriminazione di genere è ancora pane quotidiano per moltissime donne, mentre i ricorsi in giudizio o in conciliazione si contano sulle dita di una mano o poco più. Esperte di diritto si interrogano da anni su questa “anomalia” tutta italiana senza giungere a conclusioni in grado di invertire la tendenza. A questo proposito le Consigliere di parità della Regione Veneto hanno preso un’iniziativa davvero interessante e unica nel suo genere, realizzando un Laboratorio di studio e ricerca per l’elaborazione di un modello di intervento per la prevenzione e risoluzione dei casi di discriminazione sul lavoro fondate sul sesso, in collaborazione con le Consigliere Provinciali di Parità del Veneto, i Servizi per l'impiego del Veneto, l’Agenzia Veneto Lavoro. La sua realizzazione è stata affidata dall’Ufficio della stessa Consigliera Regionale di Parità alle società Sintagmi srl e Antares srl, in cui operano le consulenti Paola Conti e Delia Zingarelli, sociologhe del lavoro ed esperte di analisi organizzativa in ottica di genere.
Interessanti e senz’altro utili per definire nuove strategie di contrasto alle discriminazioni sono le prime conclusioni a cui sono pervenute le studiose: si tratta, dicono, di episodi molto diffusi su tutto il territorio nazionale e non solo in Veneto, a volte espliciti, ma altre volte difficili da riconoscere e da interpretare; infatti, non è sempre evidente per tutti i soggetti se e quando ci si trovi di fronte a discriminazioni di genere e come si debbano classificare in base alla legge. Ovunque e molto spesso però la maternità risulta essere la causa principale dell’abbandono o perdita del lavoro da parte delle donne nel mancato riconoscimento della discriminazione da parte delle donne. O la loro paura e vergogna di denunciarla. Il fenomeno - nelle varie fasi ed ambiti quali l’accesso al lavoro, la progressione di carriera, la cessazione del rapporto, la formazione, la retribuzione - investe tutti i settori, pubblico e privato. Ma soprattutto colpisce le aziende di piccola e piccolissima dimensione. Quelle, in verità, che hanno più difficoltà a fare fronte all’assenza o alla discontinuità di presenza della lavoratrice. Possibile che non ci siano altre soluzioni? Perché discriminare è ritenuto così tanto conveniente? Alcuni interlocutori ritengono che le aziende, in fondo, non abbiano convenienza a discriminare, per le tensioni e l’inefficienza che il fenomeno, comunque produce. Altri, viceversa, concordano nel dire che all’azienda conviene di più discriminare che trovare altre soluzioni.
Tra gli stessi ispettori del lavoro si ipotizza che, vista la sostanziale assenza di tutti i soggetti – compresi i servizi ispettivi - nella rilevazione, il contrasto e la rimozione delle discriminazioni e l’irrisorietà delle sanzioni, fatto il calcolo costi-benefici, discriminare continui ad essere conveniente per i datori di lavoro. Molestie sessuali, mobbing di genere, demansionamento, trasferimento post maternità, ostacoli alla carriera risultano essere le forme più frequenti tra quelle citate dai vari interlocutori. I quali, più o meno esplicitamente, ammettono di non essere intenzionalmente attivi nel prevenirle, riconoscerle, contrastarle. Si sa e non si sa….come afferma una dirigente intervistata: “Più che avere dati, si va a sensazioni..”.
(31 gennaio 2007)
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