Giovedi, 05/07/2012 - Nota sul rapimento di tre volontari, l’Italiana Rossella Urro e due spagnoli avvenuto 22 ottobre 2011 in Algeria: Ambiguità e sconforto
Yassine Belkassem*
Rinnovando la condanna al vile rapimento di tre volontari, l’Italiana Rossella Urro e due spagnoli, avvenuto il 22 ottobre 2011 in Algeria, chiedendo la liberazione immediata degli ostaggi e rinnovando altresì la solidarietà e la vicinanza alle vittime e ai loro familiari. Ma la facilità dell’esecuzione del rapimento e la reazione tardiva delle autorità competenti impongono numerosi interrogativi. Credo che sia prioritario di sapere dove, come e perché è avvenuto questa operazione terrorista.
Luogo di rapimento. È accaduto nei campi dei “rifugiati” che si trovano a Tindouf in Algeria, una zona altamente sorvegliata in ragione che vi si trovano le più grandi basi militari algerine, i depositi delle armi e munizioni e gli alloggi di tutti i dirigenti del “Polisario“ (“Polisario“ organizzazione armata basata a Tindouf, creata e sostenuta dall’Algeria e Gheddafi, chiede di separarsi dal Marocco).
La zona è sottoposta a una rete di sicurezza algerina che controlla ogni movimento dei miliziani stessi e di tutto ciò che accade dentro e fuori i campi.
L’alloggio dei volontari si trova a Rabouni a 500 metri dalla residenza dei visitatori europei e a meno di 900 metri dal Segretariato generale (La sede di Mohammed Abdelaziz capo del “Polisario”) e a circa 1500 metri dal cosiddetto “Ministero della difesa”.
Nello stesso giorno del rapimento si è svolta una larga riunione (civili e miliziani) della Direzione generale del “Polisario“ fino alle ore 20.00 (900 metri dalla residenza dei volontari).
Perché i terroristi hanno scelto i volontari europei? I volontari disturbano? I volontari controllano che gli aiuti umanitari arrivino ad ogni campo e ne verificano la distribuzione in funzione di norme e criteri specifici. Per evitare ogni probabile manipolazione di tali aiuti umanitari, essi stessi acquistano tutti i prodotti dal mercato di Tindouf.
La presenza dei volontari disturba i dirigenti del “Polisario“ che dirottano e rubano facilmente gli aiuti umanitari prima ancora di mostrarli ai volontari per la verifica.
Il lungo soggiorno dei volontari e il loro continuo spostamento all’interno dei campi per il loro controllo dell’acquisto e della distribuzione ha dato l’opportunità di iniziare un processo di scoprire il numero esatto della popolazione nei campi, “segreto” che l’Algeria ed i dirigenti del “Polisario“ non permettano mai a nessuno di conoscerlo, malgrado le raccomandazioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dell’ACNUR e delle ONG internazionali per organizzare un censimento.
Per questa ragione alcuni dirigenti del “Polisario“ desiderano liberarsi dei volontari e riaffidare la funzione di acquisto e distribuzione al “Polisario“ e per mantenere il “segreto”.
Ancora oscurità nella “zona grigia”: Il rapimento si evidenzia impossibile senza la complicità interna di elementi del “Polisario” e dell’Algeria, che sapevano precisamente dove si trovavano gli europei, i posti di blocco, le basi militari algerine, le strade …
Un Flash back doveroso, nel 1984 l’organizzazione separatista “Polisario“ ha avviato un assalto per deportare numerose famiglie arabe di beduini dal nord del Mali (Barabiche), per aumentare il numero degli abitanti dei campi e moltiplicare le unità militari. Questo assalto ha lasciato cicatrici indimenticabili e profonde nelle famiglie e nelle tribù del nord del Mali. Per questo i maliani hanno una certa ostilità verso “Polisario“.
I problemi tra i ranghi del “Polisario“ sono aumentati dopo la fine della guerra fredda e ultimamente dopo la Primavera araba; tutta l’attenzione si concentrata sulla vita quotidiana e la ripartizione equa degli aiuti umanitari che costituiscono la sola fonte di arricchimento dei leader del “Polisario“. Per affrontare questa situazione, la direzione separatista ha incoraggiato l’immigrazione verso la Spagna per “svuotare” i campi dagli “indesiderati”, e ha chiuso l’occhio sulle gang del contrabbando, che hanno trovato nei campi una base sicura e ideale per rifugiarsi dagli inseguimenti delle autorità algerine e mauritane.
La responsabilità, in primo luogo, è algerina, semplicemente perché il rapimento è avvenuto proprio in questo paese, roccaforte dell’AQMI, con grave difficoltà di controllare le proprie frontiere con il mediterraneo, Marocco, Mauritania, Mali, Niger, Libia, Tunisia. Per affrontare la questione della sicurezza nei campi ha affidato il controllo al “Polisario“. Ma invece di impegnarsi in questo mandato questo ultimo si è limitato ad affrontare le sfide della sua esistenza nei campi sulle spalle della sicurezza del paese ospitante. Il meccanismo di sicurezza non funziona per niente e l’inseguimento iniziato solo ore dopo il rapimento quando i terroristi erano già al sicuro.
Certamente la situazione di anarchia nei campi ha creato le condizioni che permettono ai terroristi di commettere il loro crimine.
Le raccomandazioni italiane, marocchine e francesi: Le cancellerie delle ambasciate italiane, marocchine e francesi avevano già rilevato il pericolo che regna nei campi, ma invece di prendere in serio le preoccupazioni straniere, i separatisti criticano fino ad accusare Marocco e Francia di diffondere false notizie di probabile attentato terroristico contro gli occidentali a Tindouf.
La Farnesina ha raccomandato in modo assoluto di sospendere i viaggi nei campi di Tindouf per evitare il pericolo del terrorismo e dell’insicurezza. Non è la prima volta che le autorità italiane, già tre anni fa le cancellerie dell’Ambasciata italiana ad Algeri hanno avvisato la Regione Toscana di questo pericolo.
La Comunità Internazionale deve agire con urgenza: La Comunità internazionale è chiamata, con urgenza, di misurare il pericolo che rappresentano oggi i miliziani dei separatisti, non solo per i saharawi trattenuti nei campi e che non hanno come sempre, né la libertà di circolazione, né la libertà di espressione, e nemmeno il diritto di essere censiti come esige urgentemente l’Alto Commissariato dei Rifugiati dell’ONU, ma anche di misurare la loro minaccia diretta che pesa sulla stabilità dei paesi del Maghreb, del Sahel e dell’Europa.
È prioritario arrestare e processare i colpevoli davanti ad un Tribunale italiano o spagnolo: È pressante e prioritario che la Comunità internazionale deve agire rapidamente e far pressione sull’Algeria per garantire la sicurezza degli stranieri in Algeria, affinché gli attentati terroristici non si ripetano mai e, affinché non sentiamo più che un volontario umanitario è stato rapito a Tindouf. Nello stesso modo deve agire per l’immediata liberazione degli ostaggi, arrestare e processare i colpevoli davanti ad un Tribunale in Italia o in Spagna.
Siena 12 marzo 2012
*Coordinatore nazionale della Rete delle associazioni della comunità marocchina in Italia
Segretario generale della Federazione Africana in Toscana
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