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Nostra signora la castagna

Nostra signora la castagna

Spigolando - “La castagna di fuori è bella, di dentro ha la magagna!” Così un antico proverbio, su cui c’è molto da discutere ed imparare

Ortensi Paola Domenica, 27/10/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2013

“La castagna di fuori è bella, di dentro ha la magagna!” Così un antico proverbio, su cui c’è molto da discutere ed imparare. Confermato che le castagne piccole o grandi sono belle con il loro marrone luminoso, è vero: quando marciscono mostrano sempre un guscio che nasconde e inganna, mantenendo integra la propria forma che può raggrinzirsi solo dopo tanto tempo quando il marcio ha svuotato il frutto. Il detto in questione ne richiama un altro che non ha nulla a che fare con le castagne ma ha a che fare con l’idea che non ci si possa fermare all’apparenza e quindi che “L’abito non fa il monaco”, continuando con un altro modo di dire .”Togliere le castagne dal fuoco” ci riporta alla capacità di cogliere il momento giusto per valutare che la castagna è ben arrostita sul braciere e che qualche momento in più la rovinerebbe e per traslato il proverbio ci dice che diventerebbe un problema se non ci fosse qualcuno tempestivo nel risolvere la situazione. Quando l’autunno incalza le caldarroste (che bella definizione!) trasmettono allegria, appoggiate ordinatamente sul braciere all’angolo della strada o alla rinfusa nelle tipiche padelle bucate su fornelli o caminetti nelle case. I fori sul fondo delle padelle sono indispensabili per permettere al calore di penetrare bene nel cuore del frutto e cuocerlo mostrando quello spettacolo di marrone e giallo che si intravede dal taglio - in gergo ‘castrazione’- operato sul guscio per evitare che le castagne scoppino, compiendo piccoli voli in aria. Per continuare coi modi dire quel “ti ho preso in castagna” inteso come’ti ho scoperto mentre fai una cosa di nascosto’ può essere riportato al prendere e gustare una buona caldarrosta o comunque un frutto lontano da occhi indiscreti. Note anche come marroni quando sono, pare, figli di alberi “coltivati” migliorati con innesti, le castagne nascono da alberi che forniscono un legno fra i più pregiati; alberi che crescono per centinaia di anni continuando imperterriti a regalare frutti preziosi per la loro capacità nutritiva. Nel Parco Regionale dell’Etna si trova il Castagno dei cento Cavalli dall’età stimata di oltre 3000 anni. Il castagno non a caso fu chiamato nel tempo ‘albero del pane’ e le castagne ‘pane dei poveri’ in quanto crude, cotte o trasformate in farina hanno nei secoli fornito nutrimento sicuro, sfamando i più poveri soprattutto in montagna. La loro importanza motiva l’incredibile numero di feste e sagre che le vedono protagoniste. Belle a vedersi escono dai ricci, che le proteggono dove sono cresciute abbracciate mediamente in tre, negli alberi dei boschi, e iniziano il loro percorso alimentare. Grandi, piccole, senza buccia una volta cotte o lessate, seccate, depositate nei cartoccetti di carta gialla come caldarroste, o mitiche mosciarelle, sono amiche fidate dell’autunno, dell’inverno. Arrostite dal fuoco, lessate nell’acqua o nel vino, macinate come farina: castagnaccio, pastella per frittelle, mont blanc o marron glacé possono fornirci un completo menù. Senza dimenticare il miele che dal castagno ha preso l’essenza e di ogni formaggio diviene condimento ammaliatore.



RICETTE

Gnocchetti di castagna

Passare al setaccio o al mixer 1/2kg di castagne lessate e sbucciate, impastate la purea con 80 gr farina bianca, 40gr farina grano saraceno, sale, pepe, noce moscata, un po’ d’acqua e latte per amalgamare. Preparare piccoli gnocchi. Cuocere e scolare man mano che vengono a galla. Ripassare in padella con burro e gherigli di noce. Servirli con abbondante grana. Ottimi anche col pesto stemperato da panna da cucina



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