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Noppaw, da campagna a carovana

Noppaw, da campagna a carovana

Senegal - A Dakar un seminario ha fatto il punto sul progetto che ha l’obiettivo di chiedere l’assegnazione del Nobel per la Pace alle donne africane

Sentinelli Patrizia Mercoledi, 22/12/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2010

Partecipare attivamente a un evento ti cambia. Ti dà sensazioni particolari. Quelle che ti vengono dalla relazione e dal confronto, dalle strette di mano e dagli sguardi. Dai cibi condivisi e dal contatto personale. È quello che mi è successo al seminario a Dakar organizzato per la campagna Nobel pace alle donne africane: 150 persone, prevalentemente donne dell’Africa, rappresentanti di reti e di organizzazioni, per contribuire al dossier che motiva la candidatura. Il sostegno alla candidatura al Nobel deve crescere. Occorre che ogni firma sotto l’appello divenga mobilitazione. Da campagna, il Noppaw divenga carovana internazionale, per coinvolgere, informare, ascoltare, motivare al premio. Una carovana, peraltro, partirà dal Sud Africa e attraverserà diversi paesi del continente fino a Stoccolma se riusciremo a realizzare il bel progetto di Cinemovel e un’altra per il Senegal, e ancora l’8 marzo a Bruxelles al Parlamento Europeo. Quando si lanciò l’idea, mi sembrava un azzardo ma ne sono divenuta una convinta sostenitrice. È un premio collettivo, da attribuire ad un insieme, le donne africane per l’appunto, in ragione del lavoro e dell’impegno che quotidianamente mettono per “fare la pace”. Una buona provocazione che nasce dall’incontro con le donne in Africa. Donne note e sconosciute che concretamente agiscono pratiche virtuose di economia popolare, di imprenditoria sostenuta anche da microfinanza. Donne che provvedono cibo e all’acqua pulita, che si preoccupano di mandare a scuola figli e figlie, che si curano della loro salute e di quella della loro comunità. Che rivendicano diritti e aprono percorsi di libertà femminile. Il Nobel che vogliamo non è un premio al futuro, ma all’agire dell’oggi, un riconoscimento al fondamentale ruolo che le donne hanno per l’intero continente. Nel seminario si è discusso molto di questo ruolo, della vulnerabilità e della violenza ancora subita nei corpi e nei desideri, ma anche della volontà messa in campo per rigenerare una nuova Africa. Mi hanno molto colpito le parole di tante donne africane intervenute al dibattito. Ho avvertito l’orgoglio di ottenere un riconoscimento internazionale e la rivendicazione di un protagonismo. L’attivismo femminile in Africa è presente in tanti campi, da quello sociale a quello culturale, a quello politico-istituzionale. Le lotte e le pratiche delle donne segnano il destino africano. Non c’è subalternità al modello maschile, anche quando esso appare dominante e violento. C’è piuttosto un correre parallelo ed autonomo, sia nel decidere della propria comunità che in quello della sfera pubblica mentre ancora in Occidente si preferisce presentare le donne solo come vittime da “salvare”. La campagna è costruita attorno a una nuova idea di cooperazione, centrata sulla relazione e partenariato, capace di attivare solidarietà e programmi attenti alla biodiversità e alla riproducibilità dei cicli naturali. In Africa ci sono molte realtà dove donne animano azioni di cura e di nuova economia, a partire dall’agricoltura rurale, proprio quella che molti accordi di libero scambio vorrebbero cancellare per favorire le multinazionali del cibo. E ci sono donne in ogni progetto volto ad aumentare la scolarizzazione perché ne apprezzano il valore per far crescere coscienza critica. Il seminario ci ha lasciato il compito di moltiplicare le reti di donne da coinvolgere in ogni regione africana e le donne della diaspora che abitano i nostri territori, indispensabili per rinnovare relazioni e dialogo. Sarà perciò di grande importanza la partecipazione al forum sociale mondiale che si terrà proprio a Dakar nel prossimo febbraio. L’appello che promuove la campagna inizia dicendo che l’Africa cammina sui piedi delle donne. Sono piedi che ci catturano, che obbligano a un altro sguardo. Sono il simbolo di una quotidianità per una nuova politica e per cooperazione e solidarietà fattive. La campagna dovrà suscitare anche una emozione capace di parlare al cuore e alla testa delle persone. C’è bisogno di una nuova politica, anche nei confronti dell’Africa. Una nuova politica che ha al centro i diritti delle persone e della Madre Terra che si alimenta di pratiche partecipative. I sentimenti come le emozioni e le passioni ne sono ingredienti fondamentali. La Campagna per il Nobel alle donne africane è parte di questa nuova politica.



 Informazioni: www.noppaw.org



(27 dicembre 2010)

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