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Non è un paese per donne

Non è un paese per donne

Strategie private - "Il nostro paese sottolinea a parole il valore della famiglia, ma non fa granchè per sostenerlo effettivamente..."

Melchiorri Cristina Lunedi, 19/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010

Sono una giovane manager, ho trentadue anni e lavoro nel settore vendite di una importante azienda italiana. Sono entrata con uno stage non retribuito dopo la laurea in economia a Milano, mi sono mantenuta agli studi con lavoretti vari e ho fatto la gavetta nella mia azienda per otto anni, raggiungendo con molti sacrifici la mia attuale posizione di responsabile del servizio vendite.

Oggi posso dire di essere apprezzata dai miei colleghi e dai miei capi. Ma forse dovrei dire fino a ieri, fino a quando cioè ho comunicato in azienda di essere incinta.

All’improvviso, tutte le mie qualità di intelligenza, tenacia, flessibilità e capacità di raggiungere i risultati, che mi venivano riconosciute come punti di forza, si sono azzerate… Il mio capo mi ha persino detto: ”Darai le dimissioni, no?” Io non ci penso proprio, non vedo perché non posso essere una brava manager e al tempo stesso una brava madre! Ma ci sono rimasta male….

Alessandra (Milano)





Non ci rimanere male, Alessandra! Il nostro paese purtroppo è fermo agli stereotipi nel sottolineare a parole il valore della famiglia, ma non fa granchè per sostenerlo effettivamente. La maternità è un costo per le aziende? No, dato che rappresenta lo 0,23% del totale dei costi di gestione del personale, secondo l’Osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi di Milano. Perché è l’INPS che paga l’indennità economica dei cinque mesi di assenza obbligatoria per maternità (l’ 80% dell’ultimo stipendio) e anche di quella facoltativa (il 30%).

Certo, l’azienda deve sostituire, quindi selezionare e formare una persona al posto di chi lascia provvisoriamente il proprio lavoro, ma cosa c’è di veramente problematico? Non è forse questo un atteggiamento miope diffuso nella impresa italiana, basato su una “cultura delle convinzioni” piuttosto che su una “cultura delle conoscenze”?

Asili nido aziendali e congedi parentali scelti anche dai padri sono le soluzioni che non penalizzano la carriera delle donne e che in molti Stati europei garantiscono il rientro delle lavoratrici madri al lavoro, senza perdere il ruolo faticosamente conquistato.

A proposito, che ne pensa tuo marito?

Auguri!



(19 aprile 2010)

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