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Non solo rigore. Come cogliere le opportunità che l’Europa ci offre

Non solo rigore. Come cogliere le opportunità che l’Europa ci offre

Emilia Romagna -

Pariani Anna Lunedi, 05/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2014

 Si fa presto a dire Europa “matrigna”. Di questi tempi si sente parlare solo di ciò che non va e ogni giorno si allarga la cerchia di chi vorrebbe il nostro Paese fuori dall’Unione monetaria in nome di una dorata autonomia che ci risolverebbe tutti i problemi. Non è mia intenzione confutare qui le tesi antieuropeiste, quanto sottolineare alcuni risultati concreti ottenuti in Emilia-Romagna e le prospettive che grazie alla UE vogliamo offrire alle donne e agli uomini di domani.

Il Rapporto annuale del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, pubblicato dal Ministero, pone la nostra Regione in testa alla classifica per capacità di utilizzo dei fondi europei. Parliamo di 170 milioni di euro di spesa certificata (48,9% del totale messo a disposizione per la programmazione 2007-2013) sul Fondo europeo di sviluppo regionale e di oltre 479 milioni sul Fondo sociale europeo pari al 59,4% del totale. Seconda in classifica è la virtuosa Provincia autonoma di Trento e tra le Regioni a statuto ordinario, la Lombardia. A questi fondi si aggiungono le risorse comunitarie destinate all’agricoltura, diverse centinaia di milioni che ogni sette anni vengono stanziati su assi di intervento che contribuiamo a definire: il piano di sviluppo rurale ora in scadenza aveva ottenuto 75 milioni in più di quello precedente, a riconoscimento dell’efficienza della spesa dimostrata. Questa capacità per l’Emilia-Romagna significa due cose: una positiva ipoteca sulla prossima programmazione 2014-2020 con la possibilità di giocare un ruolo ancora più attivo nel determinare le priorità d’intervento e i meccanismi di gestione dei fondi e, naturalmente, la realizzazione di misure molto importanti per la crescita infrastrutturale ed economica. Solo per fare qualche esempio, le risorse europee hanno permesso investimenti sui tecnopoli, ora una decina in regione, con ben 560 nuovi ricercatori impiegati; finanziano i bandi per l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili e coprono gran parte del nostro sistema di Istruzione e Formazione professionale. Hanno anche contribuito a finanziare investimenti produttivi per circa 700 aziende dell’area colpita dal sisma 2012.

L’occupazione di qualità, che oggi può venire soltanto da un investimento massiccio sull’innovazione, è la priorità assoluta da mettere al centro delle politiche europee nei prossimi anni. “Qualità” significa lavoro stabile, retribuito dignitosamente e con equità tra donne e uomini, come è sollecitato dalla Raccomandazione sul potenziamento del principio della parità retributiva presentata a marzo dalla Commissione Europea. Occorre senz’altro un’azione più incisiva sia sul fronte dei diritti esigibili dai cittadini europei sia, come diciamo da tempo, sul fronte dello sviluppo e ammodernamento dei territori per una maggiore competitività e attrazione degli investimenti esteri. Il semestre a guida italiana dovrà imprimere una svolta in questo senso, allentando alcuni vincoli di stabilità finanziaria per far prevalere la crescita del PIL.

L’Europa per l’Emilia-Romagna è dunque interlocutore abituale e fonte di risorse decisive per la nostra economia, così come rappresenta l’orizzonte minimo di una regione che vuole fare passi in avanti e non certo arretrare sui diritti sociali e alla persona, guardando ai sistemi di welfare più avanzati. A tal fine puntiamo anche sui rapporti diretti con altre Regioni europee, per condividere e acquisire le migliori pratiche e sostenere una progettazione dal basso, dai territori, capace di attrarre ancor più risorse comunitarie.



EUROPA È MEGLIO


La strategia per la programmazione europea 2014-2020 è al centro dei nove incontri promossi dal Gruppo PD della Regione Emilia-Romagna in tutte le province. Un vero e proprio tour per ascoltare amministratori, cittadini e categorie sull’evoluzione delle politiche comunitarie, i risultati ottenuti e soprattutto le opportunità future derivanti dalla nuova progettazione sui Fondi europei. Dal primo incontro di fine febbraio a Bologna su “Una nuova strategia di investimenti. Fondi strutturali e politiche per la finanza, la ricerca e lo sviluppo, l’internazionalizzazione”, il ciclo di iniziative si concluderà entro l’estate. Affrontati tutti i temi legati allo sviluppo regionale, dalla qualità ambientale e agroalimentare all’istruzione e formazione dei giovani talenti, dal patrimonio culturale e turismo, all’inclusione sociale.





(Redazionale)

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