Sembra che ci siano periodi in cui più di altri avvengono atti di femminicidi. Ma non è così. Noi che siamo attente 365 giorni all’anno, e non solo alle notizie dei media, sappiamo bene che non è così.
Stiamo assistendo ad una corsa televisiva per arrivare primi a dare la notizia. Tutti, anche fior di giornalisti ormai si sono impossessati della parola “femminicidio” o vanno alla caccia di interviste a scrittrici o avvocate famose.
Il ripetersi quotidiano di notizie su violenze e femminicidi rischia di diventare un’abitudine a cui non si da più la dovuta gravità.
In quanti, mentre ascoltano o leggono la notizia, pensano che forse anche il miglior amico può essere un violento? Che la tristezza o il cambio umorale della propria amica non è solo un fatto caratteriale? Che l’iperattività dell’amichetto del proprio figlio probabilmente nasconde una sofferenza familiare?
Dobbiamo imparare a dare attenzione a comportamenti non usuali. Non ne possiamo più di sentire la dichiarazione “eppure sembrava una persona tranquilla” o peggio ancora “sapevamo che in quella copia c’erano delle tensioni”, perché questa “disattenzione” ci rende un po’ responsabili delle donne uccise dai propri familiari o amici, delle migliaia di casi di violenze domestiche o stalking o mobbing, oppure dalle tante donne sfigurate dall’acido (la nuova tremenda vendetta ereditata da altre culture).
Da parte nostra, da sempre, e soprattutto in questo ultimo anno con la convenzione NO MORE! chiediamo allo Stato e altre Istituzioni, atti precisi di responsabilità, fatti di azioni mirate all’educazione collettiva del rispetto dei generi.
E finalmente è di questi giorni il “Decreto governativo contro il femminicidio”. Un primo passo importante che però ne chiama altri. Per esempio la formazione scolastica fin dalle scuole d’infanzia o corsi di educazione sentimentale, o canali velocizzati per i casi di violenza che arrivano in tribunale, o maggiore attenzione e collaborazione con le associazioni e centri anti violenza che da anni si occupano di questi drammatici problemi.
Insomma, in nessun modo vanno lasciate sole le donne in difficoltà!
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