Non esiste una festa dell'uomo. Non avrebbe senso. L'uomo non è una categoria a se stante. Esiste la festa della mamma. La festa del papà. La festa dei nonni.
La festa della donna.
La festa della mamma, la celebrazione per eccellenza, quella della Madonna, la Mamma per antonomasia, ha una sua ragione d'essere. La mamma è una categoria. Magari ritenuta esaustiva della donna stessa che dovrebbe trovare nella maternità il fine supremo del suo esistere. Ma non tutte le donne sono mamme, non tutti gli uomini sono papà, non tutte le persone sono nonne, non tutti i maschi sono donne.
Alcuni, grosso modo il 50% nascono differenti. Alcuni uomini nascono "altro" .
Occupano l'' altra" metà del cielo, vengono definiti per sottrazione, per differenza, i relazione a.
Si chiamano donne.
Un sottogruppo del mondo conosciuto. Di valori costruiti sul maschile. Valori tramandati dalla Storia, assorbiti nel lessico, inseriti nei programmi scolastici, vissuti nel sociale, assimilati dalla cultura, replicati dalla televisione.
Valori tradizionalmente veicolati dalla bocca delle donne.
Perché queste donne hanno un ruolo ben preciso.
Mettere al mondo, nutrire, accudire, educare altri uomini a cui verrà insegnato che essere tali vuol dire poter disporre e contare su una parte di mondo creato "biologicamente" per loro. E le donne non si sottrarranno a questo compito.
Perché il loro riconoscimento avviene tramite gli occhi degli uomini.
La figura femminile ha bisogno di essere elevata e sacralizzata per poterle riconoscere una fragilità bisognosa di tutela e protezione. Un figura superiore la cui autonomia e funzione è circoscritta all’ambito domestico e della cura.
Una superiorità sacrale che ha un compito fondamentale per replicare e ricostituire generazione dopo generazione il potere maschile.
L’uomo, storicamente determinato è forgiato e costruito dalla stessa opera femminile.
Dall'ordine simbolico all'ordine commerciale, il passaggio verso la festa della donna è presto fatto.
Si istituisce un giorno, alla stregua di una giornata della memoria, cosa che in realtà è perché ricorda una tragedia femminile, e si circoscrivono le celebrazioni a quella giornata.
L'omaggio floreale è il gesto cavalleresco del maschio che esprime la propria riconoscenza ed onora una figura fondamentale per la propria identificazione in quanto uomo. Onora colei che è nata per fare di lui un uomo.
.
E noi donne apprezzeremo il gesto galante della mimosa, perché ci sentiremo corteggiate e gratificate dall’uomo che giustifica la nostra funzione sociale.
La serata con le amiche, è la concessione paternalistica del maschio illuminato.
Ci accorderemo con le nostre compagne per l’uscita serale, magari con spogliarello finale, sentendoci "libere" di poterlo fare. Ma non prima di aver organizzato la cena e pianificato la serata ai nostri uomini, mariti e figli. Come le domestiche nel giorno di riposo.
Il profluvio di frasi fatte non fanno che riproporre il concetto di donna-complemento.
. Ci sentiremo muse ispiratrici dei più bei pensieri d’amore e di nobile filosofia
Non coglieremo il retrosignificato della retorica da 8 marzo. L’esaltazione della donna è concepita in funzione dell’uomo universale. Le sue qualità acquistano valore se considerate a completamento delle caratteristiche maschili.
E il giorno dopo? La festa è finita.
Si torna ad essere padrone e regine del nostro regno domestico: a mettere al mondo, nutrire, accudire educare gli uomini destinati a soverchiarci
Lascia un Commento