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Non più soggetti deboli

Non più soggetti deboli

Movimenti / 7 - Guardare il mondo da un altro punto di vista: quello delle donne

Menapace Lidia Lunedi, 14/02/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2011

Il bel pezzo di Giancarla Codrignani nel numero di ‘noidonne’ di novembre contiene, oltre a molte considerazioni assolutamente condivisibili, anche un vero scoop: nel senso che la notizia di una economista americana che ha ricevuto il Nobel per l'economia nel 2009 (ed è la prima volta che una donna vince il Nobel per l'economia) è rimasta quasi nascosta, sicché ha per l'appunto il sapore di una scoperta, di uno scoop, il fatto che Giancarla la citi.

La cosa ancora più curiosa è che Elinor Ostrom, appunto la vincitrice del Nobel per l'economia, vince per aver posto una domanda fondamentale. Di fronte alla crisi dell'economia capitalistica mondiale e al fatto che non vengano risposte significative da nessuna cattedra o istituto di ricerca o governo ecc. Elinor chiede: "E se fosse sbagliato il punto di vista di partenza?"

In altri termini: e se si dovesse provare a partire da un altro punto di vista? Il bello è che il premio è arrivato per la domanda, ma non c'è nessuna risposta.

Sorte del tutto diversa ha avuto una iniziativa di donne a proposito di economia, quando molte latino-americane avviarono il microcredito: grande successo e ... il Nobel assegnato ad un economista indiano che ha studiato l'iniziativa. Sicché tra domande inevase e rimedi rubati, sembra che la cittadella del sapere e della teoria sia la più inespugnabile da parte delle donne, nel senso che non si pensa che le donne possano entrarci. Eppure se non ci si occupa dell'economia della riproduzione (della specie, domestica e sociale) non si capisce nemmeno che l'economia della produzione, priva di coscienza del limite, divoratrice di risorse, distruttrice del pianeta, diffonditrice di barbarie, portatrice di infelicità, ingiustizia e insicurezza, non potrà mai metter fine alla crisi.

Non ho nessuna intenzione di fare un pistolotto apocalittico, ma provare ad approfondire il discorso aggiungendo alla riflessione altri dati: le donne sono la maggioranza dell'umanità, dopo che la scienza medica, le migliorate condizioni di vita, l'aiuto delle macchine per il lavoro hanno drasticamente ridotto le morti da parto, la mortalità infantile, la diffusione di epidemie ecc.: ma tutto ciò produce anche un insostenibile aumento della popolazione mondiale, una vera "bomba demografica" che è forse - dopo il pericolo di guerre - il maggior problema che ci sta davanti. Le Nazioni unite ci avvisano che tuttavia le donne sono già partite per neutralizzare la citata bomba riducendo le nascite, governando la natalità, spesso in condizioni di oppressione religiosa, sociale, economica e per il carico del lavoro domestico che è ancora in gran parte sulle loro spalle e non solo nei paesi poveri e non sviluppati. Vorrei che riflettessimo su questi dati e osservazioni, perchè secondo me mutano significativamente l'analisi della realtà storica e spingono verso una nuova fase del femminismo. Se noi siamo ormai stabilmente la maggioranza della popolazione mondiale, svolgiamo la maggioranza di tutti i lavori, ma raggiungiamo una porzione molto bassa di accesso al guadagno e alla proprietà, siamo molto sottorappresentate nella società, nelle istituzioni , nella politica e nell'economia, siamo in un vero e proprio stato di ingiustizia mondiale che chiede misure significative di redistribuzione delle risorse e una rifondazione delle relazioni tra i generi. A questo punto il tono del nostro discorso non può più essere quello di rivendicazioni da soggetto debole e oppresso che chiede appoggio e soccorso, ma da soggetto maggioritario e fornito di tutti gli strumenti culturali necessari a contare nella società. Quindi la difesa intransigente del diritto allo studio per le bambine e ragazze, il diritto al lavoro, la divisione dei lavori domestici, la divisione del carico educativo verso la prole, il diritto alla salute, alla casa, alla libera circolazione, alle scelte sessuali, all'autodeterminazione. Insomma il ripristino e radicamento di quei diritti che avevamo via via conquistati nei decenni scorsi, e adesso a rischio, senza i quali la nostra storia rischia di essere spinta indietro.



(14 febbraio 2011)

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