La decapitazione del professore francese pone all'attenzione il problema del radicalismo religioso, non solo la libertà di parola
“Concentrarsi sui limiti alla libertà di parola quando un insegnante è stato decapitato è come concentrarsi sulla gonna di una donna quando è stata violentata. Una cosa non causa l'altra. La vostra attenzione sulla libertà di parola offende: la differenza tra me e voi è che io non minaccio o uccido nel caso la mia sensibilità sia provocata. Il problema è l'omicidio, non la libertà di parola”.
Così commenta sui social Maryam Namazie, una delle attiviste più impegnate a livello globale nella lotta contro il fondamentalismo religioso e per l’affermazione della laicità e del libero pensiero.
A seno nudo, con il corpo dipinto dall’artista Victoria Gugenheim, Namazie, tra le ideatrici del prestigioso appuntamento della Secular Conference di Londra dal 2014, ha ricordato in questi giorni la strage del 2015 a Parigi contro la sede di Charlie Hebdo: i durissimi hastag#Islam uccide.Come le sigarette, le #religioni dovrebbero arrivare con un avviso di salute rilanciati da #Namazie non sono passati inosservati in rete, all’indomani dell’esecuzione del professore francese Samuel Paty, decapitato in Francia da un diciottenne ceceno.
La pronta reazione del paese, che ha dimostrato con grandi manifestazioni a Parigi e in altre città la risposta del tessuto culturale e politico laico, insieme alle prese di posizione del presidente Macron contro il multiculturalismo relativista e il separatismo su base religiosa fanno ben sperare, ma il problema della presenza dell’integralismo islamista resta gravissimo, in Francia come in Europa.
Resta l’inquietante sottovalutazione, in particolare a sinistra e nel mondo progressista, del fenomeno della radicalizzazione dei giovani immigrati e delle seconde generazioni, così come restano l’imbarazzante silenzio sia del mondo musulmano che dei movimenti altermondialisti e di buona parte del femminismo su questioni centrali come il velo, silenzio che offre spazio alla destra politica per soffiare sul fuoco del nazionalismo razzista.
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