Molte donne sono arrivate al potere: sono maturi i tempi per dimostrare che non esiste solo la parità, ma anche la differenza. Elisabetta Belloni è la prima donna a capo dei servizi di sicurezza
Venerdi, 21/05/2021 - Racconti istituzionali, dove il simbolico resta ipocrita finché parla di principi. A Porto l'Unione Europea ha trovato l'accordo sul documento finale solo recuperando Ungheria e Polonia con una mediazione pesantemente significativa: togliere "parità di genere" e sostituire con "equità e uguaglianza per ogni individuo". Tutti (quasi) chiedono di riformare i Trattati: quali garanzie ci sono sulla "parità di genere"? Attualmente il Trattato istitutivo dell'UE fa riferimento anche alle donne: non si vorrebbe che ci trovassimo degli aggiustamenti.
Intanto la Turchia ha sconfessato se stessa: Erdogan ha ritirato la ratifica della Convenzione di Istanbul nata proprio nello Stato che governa da quasi vent'anni. Non fa parte dell'Unione - non sappiamo se per fortuna o meno - ma il segnale, soprattutto per il mondo arabo e islamico, risulta un invito negativo. Intanto in Europa, in particolare in Italia, non cessano le violenze a cui la Convenzione impone il principio: lo stupro è delitto contro i diritti umani delle donne.
Bisogna proprio che le donne crescano nei posti di comando, almeno per vedere quanto sono omologate a "questo potere". Oggi in Europa "governa", come presidente dello Stato o del governo una decina di donne ed abbiamo già visto felicemente alla prova la triade Ursula von der Leyen, Christine Lagarde e Merkel. Sono dunque maturi i tempi per le verifiche.
Crescono i conflitti in aree pericolose in tutti i continenti, in particolare, in territori che si affacciano nel Mediterraneo, crescono i nazionalismi e i tribalismi e l'aumento delle spese per la Difesa e l'aumento della produzione e della vendita delle armi (che, se ci sono, prima o poi vengono usate) non depongono a favore della pacificazione universale. Le donne al governo impediranno le risposte immediatamente violente alle sfide? Vedremo.
Comunque anche in Italia donne capaci avanzano. A capo dei servizi di sicurezza il Presidente del Consiglio Draghi ha posto Elisabetta Belloni, finora segretaria generale della Farnesina: una delle tante dotate di grandi qualità e competenza. Una che, introducendo tre anni fa l'ultima Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici d'Italia sulla Politica Estera Italiana verso l'Orizzonte 2030 tra continuità e cambiamento prefigurava una politica estera del nostro paese che Di Maio doveva tenere in grande considerazione: ”C’è un nesso tra politica estera e la vita del cittadino. Oggi vediamo rinascere tendenze protezioniste, aumentano le diseguaglianze, anche in Italia e in Europa, c’è una certa carenza di legittimazione del multilateralismo, vediamo gli attacchi di Trump al sistema dell’Onu, vediamo che rinasce la minaccia nucleare. La diplomazia ha il compito di navigare, di tenere la barra dritta interpretando con coerenza questi fenomeni. In questo contesto punti fermi della politica estera italiana, sono la denuncia del ricorso alle armi, il dialogo, il rispetto dei diritti umani, il rifiuto del protezionismo”. Se, poi le donne fossero davvero diplomatiche e negoziassero prima di fare guerra, sarebbe una dimostrazione che non esiste solo la parità, ma anche la differenza.
E' un fatto positivo che l'Enciclopedia Treccani abbia deciso di correggersi eliminando i termini spregiativi che qualificano le donne, anzi, come dicono i commenti, sarebbero "sinonimi". Sono cagna, bagascia, battona. Non era meglio lasciarle, spiegando che sono offese e che non qualificano le donne, ma ne offendono la dignità?
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