Molti si sono detti soddisfatti per l’apertura del pontefice relativamente all’uso del profilattico nell’intervista Luce del mondo del giornalista tedesco Peter Seewald; molti hanno scritto che Benedetto XVI apre a sorpresa sull’uso del condom.
Qualcuno ha parlato di un Papa stanco, al servizio della fede, che non si nasconde dietro la sua infallibilità.
Un Papa più umano proprio perché doveva fare i conti con altri aspetti , tutti umani e non certo divini, che hanno toccato la Chiesa, La pedofilia, per esempio, per cui molti hanno commesso abusi e poi qualcuno ha cercato di far tacere il tutto.
Ma soprattutto è la questione del profilattico quella che è stata maggiormente sottolineata dalla stampa.
A mostrare una Chiesa che perdona, comprende, fa quello che può per evitare rischi di contagio, insomma una Chiesa umile, realista.
Come sempre però, dietro un’apparente cambiamento, si nascondono e vengono veicolati altri contenuti, altri messaggi, ancora violenti, ancora fintamente neutrali anzi dal sapore fortemente patriarcale.
Mi riferisco al fatto che tra i singoli casi giustificati per l’uso del profilattico vi è quello “della prostituta”, visto come un primo passo verso la moralizzazione, un primo atto di responsabilità della donna che vende il proprio corpo e vuole evitare il contagio che si annida nel suo corpo. Un corpo colpevole, un corpo-untore che va a tutelare il corpo l’altro, il cliente, il peccatore da comprendere, il maschio che va difeso. Perchè finora, si sa!, erano stati gli uomini a voler usare il profilattico mentre le prostitute no, vi si ribellavano, per il gusto di contaminare, di far ammalare….
Ma nelle dichiarazioni di Ratzinger, c’è un’altra questione, fra le tante che voglio sottolineare, quell’impercettibile ma ben presente idea della superiorità della religione cattolica, alla faccia dell’ecumenismo e del dialogo fra le religioni, in nome di quell’innalzare steccati che, sempre più sta caratterizzando la nostra storia europea.
Dove? Là dove dice che “se lo indossano volontariamente” le donne musulmane possono indossare il burqa con l’accento posto su quel “volontariamente” che porta dentro un’altra verità, quella del pontefice e dell’intolleranza, e cioè che le donne musulmane sono costrette a portare il burqa.
Come se poi la Chiesa cattolica, come ogni altra Chiesa, non fosse esente dalla costrizione, dall’idea che certe cose è bene farle per essere ammessi in un gruppo, in una comunità…
Ecco, vedere Ratzinger farsi paladino della libertà come diritto di ognuno e delle donne musulmane schiavizzate è l’altro disegno nascosto nell’intervista. Una confusa figura-sfondo sulla quale non si può equivocare.
Che delle donne poi la Chiesa cattolica non possa farsi paladina è chiaro quando il Papa ribadisce , nello stesso momento, il no al sacerdozio per le donne.
Ha spiegato , Ratzinger, che “la Chiesa non può essere un regime dell’arbitrio” (ma non si parlava di libertà, poco fa?) e che “c’è una volontà del Signore per noi, alla quale noi ci atteniamo”: insomma, Dio, nella sua infinità è misogino, l’idea del bene si fonda sulla sua netta opposizione ad un’idea del male, e il male è…l’altra metà del cielo, cioè quella da escludere.
Lascia un Commento