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NOIDONNE: OTTANT’ANNI dalla A alla Z: PER UN DIZIONARIO DELLE PAROLE DI IERI E DI OGGI

NOIDONNE: OTTANT’ANNI dalla A alla Z: PER UN DIZIONARIO DELLE PAROLE DI IERI E DI OGGI

PARTECIPA, MANDA LA 'TUA' PAROLA...!

Mercoledi, 22/01/2025 -

PARTECIPA ALLA CALL PER UN DIZIONARIO DELLE PAROLE DI IERI E DI OGGI

CHE RACCONTA LE DONNE GUARDANDO AL FUTURO

Da A come Amore (oppure Autodeterminazione o Aborto) fino a Z come Zitella (oppure Zigomi o Zavorra) passando per L come Libertà o Lavoro

Le parole raccontano le storie del tempo a cui appartengono e sono portatrici di significati che negli anni possono cambiare. Ci sono parole che invecchiano, altre che scompaiono e alcune che ritornano diversamente declinate.

Per le donne alcune parole rappresentano messaggi politici importanti.

In questo passaggio della storia di NOIDONNE (1944/2025), che nel 2024 ha compiuto 80 anni, ti proponiamo di comporre insieme a noi un dizionario al femminile

CHE RACCONTA LE DONNE GUARDANDO AL FUTURO

e traendo la forza dal passato per affrontare le complessità del nostro tempo.

Partecipa a questo lavoro corale: scegli una parola tra quelle che abbiamo elencato - oppure individuane una tua - e raccontaci in poche righe il significato che quella parola ha per te attraverso una riflessione, una proposta o un desiderio.

I testi che riceveremo saranno pubblicati nell’edizione speciale di

“NOIDONNE: OTTANT’ANNI dalla A alla Z”

Manda uno (o più) testi a redazione@noidonne.org entro il 20 febbraio 2025

I TESTI DEVONO ESSERE BREVI: TRE, MASSIMO CINQUE RIGHE. Grazie!

Qui scarica il Comunicato stampa


IN ATTESA DI STAMPARLE, INIZIAMO A PUBBLICARE LE PAROLE CHE STANNO ARRIVANDO....

Leggi e 'ispirati' per mandare anche la tua parola!!!

BOTTE
Vorrei che fosse solo parola femminile singolare, che contiene vino o altre bevande, magari un po’ inebrianti, e mai parola plurale. Alma Saporito

COMPAGNIA
Vorrei un ritorno al passato nelle relazioni umane, con incontri, ascolto, sostegno, confronto. Vorrei più tempo per stare insieme agli altri, con fiducia e solidarietà. Compagnia è una parola che da troppi anni è in agonia, sopraffatta dall’individualismo. Al suo posto avanza l’isolamento. Io desidero e spero che s'inverta la rotta e che tutte e tutti possano godere di una compagnia appagante, ogni giorno. Carmelina Metropoli

CONOSCENZA
È importante che le donne sappiano la storia delle donne e la loro lotta. Ginevra Cristofari

CORAGGIO
Coraggio è la parola che meglio rende il senso dell’esperienza storica delle donne, la chiave necessaria per entrare da soggetti liberi e responsabili nelle relazioni interpersonali e nella polis, cioè in tutto quel mondo costruito dagli uomini a loro misura. Ce ne è voluto di coraggio alle tante che hanno singolarmente o collettivamente contrastato la cultura patriarcale dentro e fuori casa. I costi sono stati e sono alti, spesso altissimi: riprovazione sociale, solitudine, ricatti, calunnie, botte, prigione, manicomio e persino la morte. Il giornale Noi Donne ha accompagnato sin dall’inizio con passione e lungimiranza le lotte delle donne dell’Udi e continua ancora oggi a dare voce allo sguardo critico delle donne sul mondo, al loro desiderio di libertà, di pace, di giustizia. Gli Ottanta anni di Noi Donne sono perciò innanzitutto una grande storia di coraggio, il coraggio di dire verità intimamente radicate nella esperienza femminile e capaci di mettere a nudo la pericolosità sociale e morale del modello maschile tradizionale, ostinatamente e drammaticamente vivo. La lotta perciò continua, deve continuare. Auguri sinceri ed affettuosi al giornale e a chi ci lavora, alla sua futura strada che, come sempre, sarà percorsa con generosità, lucidità e tanto coraggio. Rosanna Marcodoppido

CORPO
Ogni corpo è valido. Non esiste un corpo giusto, da migliorare, da sistemare, da rimodellare, da smagrire, da depilare, da rifare: siamo già perfett3, finit3, complet3 e valid3. Ogni corpo: donna, uomo, trans, gay, lesbico, queer. Ner3, bianch3, disabili, ginnic3, senza gambe o con il naso pronunciato, con la pelle flaccida, i rotoli di grasso sulla pancia, con le occhiaie, truccati e luminosi. Corpi giovani, corpi vecchi. Corpi desideranti, capaci di occupare lo spazio che possono, corpi che non fanno male, che non violentano e non ammazzano. Corpi pieni di dignità e legittimità. Corpi capaci di amare, di creare, di fare, pensare, abbracciare, scaldare. Ogni corpo libero è perfetto. Cristiana Gardiman

CUORE
Il cuore delle donne è stato meno studiato dalla scienza. La medicina di genere nasce per colmare questo divario e superare il cosiddetto approccio "a bikini" alla salute della donna, con l'obiettivo di ottenere cure più appropriate e personalizzate. Le donne, protette dagli ormoni sessuali fino alla menopausa, diventano sempre più consapevoli del loro rischio cardiovascolare.
Diffondere la cultura sulle differenze di genere nelle malattie cardiovascolari contribuisce a promuovere la salute creando vantaggi sia per i pazienti che per il Sistema Sanitario Nazionale.
Dssa Maria Pia Donataccio - MD PhD - Medica specialista in Cardiologia

CURA
Attenzione, l’attività di dedicarsi con impegno e dedizione a qualcosa o a qualcuno. Il carico del lavoro di cura, per secoli associato al lavoro gratuito svolto dalle donne, ad oggi non è ancora equamente distribuito all’interno della società né adeguatamente retribuito. Elena Bellini

DEPRESSIONE
Quando ti picchia e ti dice che ti farà passare per matta. Maria Toccaceli

DESIDERIO
Guardare le stelle, sentire ciò che manca, avere una o molteplici direzioni. Immaginare futuri possibili e impossibili dove la parità è la norma, dove non c'è sopraffazione di un genere su un altro, di un colore su un altro, di una classe su un'altra. Desiderare la giustizia per gli abitanti della terra, giustizia per animali umani e non umani, senza oppressione o violenza. Desiderare la pace che è possibilità di costruire una casa, di studiare e imparare, di far crescere le rose in giardino. Desiderare di non provare dolore, desiderare di vedere i propri figli felici. Desiderare il piacere e la gioia, del cibo buono che non ha visto sfruttamento di terra o lavoro, desiderare il sole e il vento, il sale del mare, il chiarore della neve la sera. Cristiana Gardiman

DIFFERENZA
Come incessante differimento. Elvira Federici

DIRITTI
I diritti, dall’istruzione, al voto, al lavoro, alla libertà sessuale e alla libertà dall’ingerenza maschile, sono il frutto di lotte iniziate in Europa con la Rivoluzione francese, grazie all’attivista Olympe de Gouges, che nel 1791 pubblicò la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. In Italia l’emancipazione femminile inizia col Risorgimento (1815-1871). Nonostante la nobildonna veneziana Elena Lucrezia Corner, nel 1678, sia stata la prima donna laureata (Filosofia) al mondo, solo nel 1874 le donne verranno ammesse a licei, ginnasi e università e, dal1882, potranno lavorare negli uffici pubblici, telegrafici e postali, nonché aprire le prime attività commerciali. Nel 1907 viene concessa la prima “licenza per la conduzione di veicoli” ad una donna, Ernestina Prola, e nel 1945 è esteso alle donne il diritto di voto. Un susseguirsi di leggi sanciranno la parità giuridica tra uomini e donne in famiglia e nel lavoro e vedranno le donne conquistare mansioni sempre più importanti dalla magistratura (1963), al servizio militare (2000). Nel 2013 viene varata la legge n.119 contro il femminicidio e la violenza sulle donne, e nel 2019 il Codice rosso (legge 69) introduce una corsia privilegiata per le vittime di violenza. La strada verso la parità piena è ancora lunga e passa anzitutto per le opportunità lavorative, per un cambiamento culturale e dalla sorellanza, che vorrebbe le donne unite, piuttosto che in competizione. I tempi ci allarmano che i diritti non sono conquistati per sempre, tanto più se si considera che talvolta sono le stesse donne, in ruoli di potere, a volerne privare le altre donne. Le donne di potere, per i cui ruoli apicali dovrebbero essere grate alle conquiste femministe e femminili, sono spesso esse stesse vittime di ataviche regole maschiliste e patriarcali e conseguenti scopiazzamenti di modus operandi che, per prime, stentano a superare. Floriana Mastandrea

DIS-ALLINEAMENTO
dal potere, dal canone, da un'idea precostituita di norma, di verità di modi esistere. Elvira Federici

DOLORE
Per le scelte, per avere un lavoro sicuro, per lasciare a casa i figli e dover viaggiare per lavorare. Maria Toccaceli

EMANCIPAZIONE FEMMINILE
L’emancipazione è un processo grazie al quale le donne, libere finalmente da interdizioni legali e sociali, possono intraprendere qualsiasi attività consentita e non essere più considerate soggetti incapaci, equiparate ai minori o ai malati di mente. Alle donne fino a meno di un secolo fa non era consentito votare, non potevano disporre di beni ereditati, né del denaro guadagnato col proprio lavoro, non avevano accesso a concorsi pubblici e a professioni. Questa oppressione della donna ha radici lontane, risale alla divisione dei ruoli e dei compiti: all’uomo il lavoro, alla donna la cura della casa e dei figli, all’uomo la sfera pubblica, alla donna la sfera privata. Finché la donna non è uscita fuori dall’ambito domestico, questa emancipazione non è stata impossibile. Oggi sono cadute molte di queste barriere legali e sociali, ma ancora non si è raggiunta la completa parità dei diritti e di opportunità di vita. Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, dobbiamo ancora aspettare 134 anni per raggiungere la totale parità di genere a livello mondiale. Livia Capasso

DOPOGUERRA
Avrà mai un inizio? Rinaldo Petricca

FASCISMO
Le donne devono pensare e conoscere il ruolo femminile che questa ideologia predilige per noi. Ginevra Cristofari

FUGA
L’atto di scappare da qualcosa o qualcuno. Scaturisce solitamente da una circostanza di pericolo o di disagio cui si desidera sottrarsi. Erroneamente associata alla codardia, ogni fuga implica, al contrario, enorme coraggio e determinazione. Elena Bellini

ILLEGITTIMO/A
Fino al 1975, quindi pochi anni fa, i figli nati da genitori non sposati erano definiti "illegittimi". Il genitore sposato non poteva riconoscere i figli nati da un rapporto extraconiugale. I figli illegittimi prendevano il cognome della madre, proprio perché la società li "riconoscesse" come tali. Il nuovo diritto di famiglia ha apportato grandi cambiamenti ma con una certa prudenza. I figli nati fuori dal matrimonio potevano essere riconosciuti da padre ma erano "figli naturali". Solo nel 2012 fu abolita questa differenza e i figli divennero solo figli.
Ho conosciuto una di queste figlie illegittime, un padre e una madre che la adoravano ma il padre, già sposato e separato da anni poté riconoscerla solo all'età di 13 anni. E siccome i pregiudizi hanno un morte lenta la sua insegnante delle medie le disse "Adesso alzati in piedi e spiega alla classe perché hai cambiato cognome". Rosanna Impiccini

INDIPENDENZA
Indipendenza economicamente è basilare per la realizzazione di tutte le altre autonomie. Marina Vigna

LIBERTÀ e cancellazione della memoria
La libertà è il fondamento di ogni società democratica, ma senza giustizia e pari diritti, essa resta incompleta. Per le donne la libertà è stata a lungo negata o concessa solo in forma limitata, escludendole dalla cittadinanza piena. La loro voce, spesso cancellata dalla storia, ha trovato nelle pioniere del passato una eco potente che ancora oggi risuona. Tra queste figure, Olympe de Gouges, che ha rivendicato la libertà per le donne declinata nel vivere quotidiano.
Con la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina del 1791 completò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, denunciando la differenza per le donne in un sistema che riconosceva diritti solo agli uomini.
Libertà e giustizia non si possono separare, con questo assunto rivendicò il diritto alla maternità come valore sociale e il riconoscimento della paternità come atto di responsabilità ed equità.
Antesignana nella storia delle idee, nel suo impegno politico, ma soprattutto per le posizioni d'avanguardia, espresse con coraggio.
La sua voce, osteggiata e cancellata dalla storia, nei libri di scuola, dimostra come il silenzio imposto alle donne sia una forma di violenza ancora attuale.
Ma la libertà non si estingue con la cancellazione della memoria: vive nella resistenza quotidiana di chi continua a rivendicare dignità e pari opportunità.
Finché le donne lotteranno per essere riconosciute pienamente come cittadine, la libertà sarà un cammino inarrestabile verso una società più giusta, inclusiva, capace di riconoscere concretamente il valore ed il contributo di ogni persona.
Perché la libertà delle donne non è solo una conquista individuale, ma rappresenta la misura della libertà di un intero popolo. Rita Longobardi

LONGEVITÀ
Un tempo si accettava che la longevità passasse dall’anzianità, ora si cerca l’immortalità senza la terza età. Alma Saporito

MALEDUCAZIONE
Seriale disattesa delle aspettative sociali entro un determinato contesto, il cui potenziale sovversivo è da sempre spauracchio della classe dominante. Solo chi non teme la maleducazione, infatti, compie atti rivoluzionari. Elena Bellini

MAMMANA
Tenutaria di bordello, levatrice, donna che pratica aborti clandestinamente. Claudia Manzini

MATRONA [ma-trò-na] s.f.
Nell'antica Roma era la donna nobile, con la cittadinanza romana, sposata con un uomo libero. In età monarchica e repubblicana, il posto a lei riservato era la cura della domus e dei figli. Non le era consentito ricoprire cariche pubbliche o partecipare all'attività politica. I doveri da osservare in vita erano, paradossalmente, sintetizzati nella epigrafe funeraria che la accompagnava da defunta: “domi mansit, casta vixit, lanamfecit”, (rimase in casa, visse casta, filò la lana). In quanto mater familias, la matrona godeva di un discreto potere all'interno della domus: coordinava il lavoro degli schiavi e dei servi e veniva appellata con il termine domina (padrona). Alle matrone romane era dedicata una festa, celebrata durante le calende di marzo (feminae kalendae), durante la quale portavano fiori e incenso al tempio di Giunone lucina all'Esquilino, posto all'interno di un bosco sacro di loti, facendo voti per la gloria dei mariti. In età tardo repubblicana, la matrona poteva presenziare agli spettacoli pubblici ed assistere, anche non accompagnata, ai processi. In epoca imperiale, diventa mulier nello statuto giuridico romano. Nelle prime basiliche paleocristiane ma anche nelle chiese edificate in epoca successiva, era presente una loggia sopraelevata denominata matroneo, a loro dedicata, che le accoglieva durante le funzioni religiose. Tra gli esempi più antichi, deve ricordarsi il matroneo di Santa Agnese fuori le Mura, in Roma. Francesca De Carlo

MEMORIA
Memoria è la funzione psichica di rievocare nella mente immagini, sensazioni, idee, eventi di cui si ha avuto esperienza. Può essere a breve o a lungo termine, affettiva, intellettiva, visiva, uditiva, di luoghi e di persone. La memoria di figure femminili che hanno operato per lo sviluppo sociale, culturale dell’umanità è rimasta a lungo silente. Anche negli studi storici e nei manuali scolastici le donne presenti sono una sparuta minoranza. Il compito di promuovere la valorizzazione e conservazione della memoria delle donne, del loro operato in tutti i campi, è affidato oggi a tante associazioni femministe, fondazioni, istituzioni culturali e museali, che cercano di restituire il ricordo dell’agito delle donne, rileggere la storia secondo sguardi e prospettive differenti. Rievocare la loro memoria può dare giustizia a loro, ma serve anche a insegnare il reciproco rispetto tra sessi e sviluppare l’autostima nelle donne di oggi, le induce a seguirne l’esempio, a vivere la propria vita senza limitazioni. Livia Capasso

MOLESTATORE
Figura ambigua, di non facile identificazione, spesso mimetizzato sotto le spoglie di un padre, un prete, un amico di famiglia. Se lo incontri fuori casa da ragazzina tendi a non parlarne per paura che non ti lascino più uscire. Se lo incontri in rete o in casa, tendi a non parlarne per vergogna. Quando lo incontri da adulta sai sempre cosa fare se a essere molestata è un'amica.I l molestatore è tendenzialmente un manipolatore, spesso con tratti sadici e incapace di relazioni paritarie. Se gridi, lui scappa. Mariella De Santis

MILITANZA
Questa parola per me e per come l'ho vissuta e vivo tuttora contiene tanto/tutto: amore, passione, libertà, amicizia, sorellanza, dialogo, autodeterminazione, impegno sociale e politico e, sopratutto, il desiderio, la volontà di guardare al futuro. Argia Simone

MUSA
La parola è MUSA. Mai piaciuta. (Il problema forse è mio …). NO! Ecco....io non voglio, in futuro, essere MUSA. Non voglio mettermi a nudo e ispirarti per una cosa che fai tu. E per cui ti prendi il merito. Io sono molto di più. Laura Baiutti

NONNE
A loro devo tanto, perché senza molte parole mi hanno insegnato tanto. Erano femministe anche se non lo sapevano. Certo erano nelle maglie del patriarcato ma a loro modo si sono ribellate. Mia nonna paterna, che vedevo di meno, era la classica nonna che sapeva fare i dolci e metteva tutto il suo amore settimanalmente per regalare alle proprie nipoti una parte di sé. Un modo di essere vicino a loro. Quando stavo da lei e dovevo uscire, lei diceva una parola sola: GIUDIZIO e in quell’unica parola era racchiuso un mondo di raccomandazioni. Esprimeva fiducia ma allo stesso tempo precauzione. Mia nonna materna mi ha cresciuto fin da quando sono uscita dall’ospedale appena nata. È quella che mi ha fatto il primo bagnetto ed era sua la casa quando ho spiccato il volo e sono uscita dal nido. Insieme a mio nonno, era quella che c’era per me, quando mia madre era troppo presa dalla sua vita. Aveva un gran brutto carattere ma questo le è servito per farsi rispettare anche nell’ambito militare in Africa durante la seconda guerra mondiale. Ha creduto nell’amore e nella sua autodeterminazione anche se le è costato lasciar andare suo figlio, in una società che considerava un’adultera come una criminale. Due donne diverse, che ho amato da sempre, ma imparato a conoscere sempre di più nel corso della vita, capendo quale fatica è stata per loro essere mogli e madri in un’Italia bigotta e patriarcale. Ilaria Scalmani

NONNE
Nel 2024 ho compiuto ottant’anni. Come Noi Donne. Li ho festeggiati nei modi cari a noi vecchie e vecchi: col ricordo dell’infanzia. Ho pubblicato un libriccino - Le radici del futuro. Le mie Case Popolari e altri luoghi del cuore - da regalare a parenti e amici ma destinato, e dedicato, a Luce e Andrea, i miei due nipoti adolescenti.
A me piacevano le storie di vita vissuta che mia nonna mi raccontava quand’ero bambina. Mi piaceva sentire le differenze che coglieva tra la sua vita e la mia tanto che, quando la maestra di quinta elementare ci diede il tema “La nonna cuce a racconta” non avrei mai finito di scrivere.
Le differenze tra la mia e quella dei miei nipoti sono ancora più grandi. I giochi, che erano rimasti gli stessi per secoli, con l’elettronica sono radicalmente cambiati per loro. Il cortile, che si condivideva con le donne sedute in crocchio a lavorare, chiacchierare e osservarci, scuola di vita per noi, non esiste più. I giornali, così in crisi di tiratura, entravano in tutte le famiglie operaie e comuniste con il loro preciso target: Il Pioniere, pensato da Rodari e Rinaldi proprio per noi bambine e bambini nel 1955, Nuova Generazione, Noi Donne, L’Unità. Le riunioni di partito (il Pci) si facevano in una delle sale da pranzo, le feste dell’Unità che erano di rione (quasi di caseggiato) si preparavano con orgoglio insieme ai fratelli più grandi e agli adulti…
Vita quotidiana e politica, fatica e speranza di riscatto. Era un clima nuovo che si respirava e si condivideva, che contagiava adulti e bambini.
La differenza tra la mia vita e quella di mia nonna riguarda, sotto questo aspetto, un punto essenziale. Una volta le ho chiesto se avesse desiderato rivivere la sua vita e la sua risposta è stata: “Una nuova vita sì, ma non con la miseria e la fatica che ho passato”. Non avevano sempre da mangiare e ancora bambine andavano “a servizio”, anche in città lontane, da famiglie benestanti.
Io, invece, la mia vita la rivivrei. Così com’è stata con le sue luci e le sue ombre.
E loro - i miei nipoti dico - la loro? Laura Testi

NONVIOLENZA
Postura, sguardo, atteggiamento con cui porsi a se stessi e agli altri con empatia e comprensione senza alcuna forma di prevaricazione o disuguaglianza; connessione profonda con ciò che è vivo in noi, in termini di sentimenti e bisogni, che porta a scelte e azioni autenticamente allineate con ciò che è significativo per il nostro essere. Patrizia Arcadi

OLOCAUSTO
Pochi sopravvissuti ancora in grado di ricordare e darne testimonianza. Nella loro memoria il dramma di essere state vittime di esseri disumani. Graziella Poluzzi

PACE
La Pace, come una composizione perfetta, si costruisce lentamente, nota dopo nota, attraverso la giustizia, il rispetto e la solidarietà. Per me la Pace non è solo l'assenza di conflitto, ma una melodia che unisce, che armonizza le differenze e restituisce dignità a ogni individuo. Nella mia musica e nel mio impegno, la Pace è l'obiettivo finale di ogni lotta, un equilibrio che si raggiunge quando il suono della violenza si spegne e quello dell'uguaglianza e della libertà comincia a risuonare nella sala da concerto. Letizia Maulà

PATCHIOULI
Profumo simbolo di autonomia, sensualità e libertà. Ieri, oggi e domani l'incontro tra oriente ed occidente, la scoperta e conoscenza di realtà diverse è la base per crescere e realizzarsi. Marina Vigna

PAURA
Delle botte, paura di non farcela a liberarsi. Maria Toccaceli
PERSEVERANZA
Assiduità, costanza, tenacia, leggiamo sull’enciclopedia Treccani. Aggiungo “impegno ininterrotto per il raggiungimento difficoltoso di un obiettivo”. Senza difficoltà, infatti, non sarebbe necessario perseverare. Proprio per questa ragione la parola risulta adatta alle donne, i cui obiettivi di autonomia e libertà, di rispetto personale e di ampia partecipazione sociale, sono stati e sono ancora oggi difficili da conseguire in pieno. Della perseveranza ho fatto una mia ragione di vita, aprendo la via alla riflessione e alle azioni per il Cognome delle Donne e, in particolare, per il Cognome Materno alla Prole, di cui ho iniziato a occuparmi nel 1979. Un tema che per il suo alto valore simbolico, performante dei rapporti personali, familiari e sociali, non ha ottenuto tuttora la sua realizzazione completa. Iole Natoli

PILLOLA DEL GIORNO DOPO
È un contraccettivo di emergenza che agisce fino a settantadue ore dopo il rapporto. Dal 2010, anche in Italia, è commercializzata la pillola che agisce fino a centoventi ore dopo il rapporto. Nello specifico, il riferimento è, nel primo caso, alle pillole Norlevo o Escapelle, entrambe con levonorgestrel e alla pillola ellaOne, a base di ulipristal acetato. Non si tratta di pillole abortive in quanto il loro utilizzo è limitato a situazioni a rischio di gravidanza, in seguito ad un rapporto sessuale non sufficientemente o non affatto protetto. Ciò può verificarsi tanto nelle ipotesi di fallimento dei metodi contraccettivi naturali, di rottura del preservativo, di mancata assunzione od assunzione non corretta della pillola anticoncezionale, quanto per le ipotesi di violenza sessuale. Con la direttiva n. 998 dell'8 ottobre 2020, l'Agenzia italiana del farmaco ha abolito l'obbligo della prescrizione medica anche per le minorenni. Trattandosi di farmaci ormonali che impediscono l'ovulazione, l'obiezione di coscienza non dovrebbe estendersi alla somministrazione della contraccezione di emergenza, essendo riferita alla sola ipotesi di interruzione di gravidanza, di cui alla legge n. 194 del 1978. Francesca De Carlo

REGGIPETTO
Non vedevo l’ora di avere anch’io almeno un poco di seno, già da qualche tempo avevo cominciato a sbirciare questo indumento di mia madre messo ad asciugare, che essendo di stoffa bagnata, assumeva sulle funi forme pesanti, sgraziate, perfino inquietanti a ben guardare. Erano gli anni Cinquanta che stavano travalicando negli anni Sessanta. Pur tuttavia cominciai a desiderare di averne anch’io, quanto prima, uno. Quando infine i seni cominciarono ad accennarsi, chiesi a mia zia Rosellina di cucire per me il reggipetto. Ella, che in realtà all’anagrafe era Anna Rosa, ma che mai fu chiamata con questo composito nome, possedeva una macchina da cucire Singer e con essa provvedeva a cucire i corredi per i neonati, che in famiglia si avvicendavano ad ogni piè sospinto. Zia Rosellina era nubile, né mai si sposò né ebbe figli suoi, ma aveva un gioioso fermo talento nel cucire corredini. Ella comprese quanto desiderassi avere il mio primo reggipetto, in due giorni me lo confezionò, in stoffa di cotone rosa, da uno scampolo di sottovesti che le era avanzato.
Matilde Tortora

RESISTENZA
Credo che la Resistenza si esprima in ogni forma di arte che sfida il silenzio e la rassegnazione. Ogni gesto di rivendicazione è una testimonianza di forza e determinazione, che non si arrende di fronte alle ingiustizie, ma cerca di trasformare la realtà attraverso la voce delle donne e le azioni che segnano il cambiamento. Le composizioni stesse diventano atti di Resistenza, dove ogni nota sfida il silenzio e la rassegnazione. Come musicista, credo che ogni opera, ogni melodia, possa essere una battaglia per il riconoscimento delle donne, dei diritti civili e della memoria storica. La musica, come una partitura che si scrive nel presente, diventa un'arma potente contro l’oblio, una protesta che risuona attraverso il tempo, amplificando le voci di chi lotta per la giustizia e l'uguaglianza. Letizia Maulà

RINASCITA
È una parola che ho tanto amato. L’ho amata perché ha caratterizzato l’uscita da un periodo molto doloroso della mia vita in cui sarebbe stato molto più semplice il lasciarsi andare, ma proprio grazie ad un grande cerchio di sorellanza che mi ha fatto sentire avvolta da un forte abbraccio di solidarietà femminile che è scaturita questa grande volontà di RINASCITA colma di nuove ed indimenticabili emozioni! Romana Facchinelli

RI(S)CATTO
Mi sono promessa di non diventare violenta come mio padre e non vittima sacrificale come mia madre. Ho creato un progetto: " Oltre la Panchina" non solo il 25 novembre e lo sto portando nelle scuole con l' Educazione Sentimentale. Anto Rutigliano

RISPETTO
È porre attenzione, ri-guardo: guardare ancora, all’indietro. Non sempre trattiamo col dovuto rispetto le persone e le cose. Non abbiamo la giusta considerazione che permetta di riconoscere il valore intrinseco delle cose o i diritti e la dignità e il carattere di qualcuno, soprattutto quando, rispetto a me, quel qualcuno esprime un’assoluta alterità e irriducibilità, come nel caso della disabilità psicofisica e dell’autismo.“Il mio rispetto”, invece, abbatte muri, costruisce ponti, guarda in trasparenza, attraversa, colma distanze in un battito di ciglia, non soffre di antipatie e simpatie faziose, è poetico: connette infiniti mondi. Scrivo di quel rispetto di sé che rende onorevoli impedendo di offendere e infierire. Parlo del rispetto della natura e del mondo animale frutto di una consapevolezza di stampo ecologico, che facendo sentire parte di un tutto spinge a divenire attivisti del rispetto stesso, ciò per riguardo di sé e della propria vita, che va anche guardata all’indietro per capire il presente. Ma rispetto è anche risguardare, guardare con sguardi belli, è un luogo interiore dal cui mirare le immagini della vita con ampia vista, è fare un passo indietro per avere maggiore prospettiva, essendo il rispetto un punto di vista, un piano nobile del nostro essere dal quale non viene a noi a guardare le cose e le persone con attenzione, cautela, cura, precauzione, prudenza, accortezza, come se chi e ciò di cui io ho rispetto fosse un mondo da scoprire dall’inestimabile valore per la sua unicità. Il rispetto, d’altronde, cos’altro potrebbe essere all’origine se non uno
sguardo attento a cui non possa che seguire un movimento rispettoso verso l’esterno: un gesto calmo e gentile, una parola appropriata, un tocco d’ineffabile sensibilità, per l'appunto un guardarsi indietro, ciò per non lasciare nulla di intentato, non abbandonare, perdere qualcosa o qualcuno o parti di sé o gli attimi della vita, incluso ciò che potrebbe apparire insignificante a uno sguardo distratto. Il rispetto di cui ho scritto è un sentimento che vorrei riuscire a provare per me stessa,e null’altro sarebbe che la cura della mia vita. Marina Morelli, donna, madre di due giovani donne con autismo, scrittrice.

SCOMPIGLIATE
Così sono io ed immagino tutte le donne libere di pensare, di studiare, di lavorare, di credere, pregare, procreare,vivere! Quelle come me che Sguardano le cose per cercare feritoie tra le ferite da cui entri luce, che Sperano ci sia ancora un futuro... Linda Vitali - Medica PS Piazza Armerina

SORELLANZA
Non è necessario avere un legame di sangue, si può essere sorelle d’anima, legame profondo, passato, presente e auspico anche futuro. Alma Saporito

STORIA
Poco dopo essermi laureata in Storia contemporanea ho svolto uno stage presso l’archivio storico di NOIDONNE e da subito sono stata catapultata nella nostra Storia. Non una Storia qualsiasi, ma quella delle donne, che di solito viene relegata a qualche misera riga sui libri di testo del liceo e che è ancora troppo ignorata dagli studi universitari. Questo è stato ed è per me NOIDONNE: un viaggio nella Storia che nessuno prima mi aveva permesso di fare. Una Storia che, per la prima volta, dopo anni di studio, ho sentito mia. Leggendo, sfogliando, organizzando l’archivio sono entrata in contatto con una ricchezza inestimabile, che mi ha consentito di affinare la mia conoscenza e soprattutto la mia percezione del mondo e delle lotte che mi hanno permesso di vivere oggi come donna libera. I passi da fare sono ancora moltissimi eppure io, adesso, sento con me la forza di tutte quelle che mi hanno preceduto. Marta Frusone

TENACIA
Anche nelle difficoltà ad andare avanti, per riconquistare la libertà e l'indipendenza economica, studiare nonostante il lavoro, nonostante dover pensare al menage familiare. Maria Toccaceli

TEMPO
In un continuo scivolare di momento in momento il tempo a volte ti appartiene e a volte ti sfugge, impalpabile e sconosciuto. Tu credi di possederlo, presuntuosamente, ma non sai nemmeno quanto ne hai a disposizione e spesso, quando ne hai consapevolezza, lo butti via non sapendo come impiegarlo. È il tempo invece a possedere te e ti strizza l’occhio invitandoti a restare in equilibrio e a praticare la difficile arte dell’evitare sprechi o inutili corse o sovrapposizioni. Anna Buccheri

TRANSGENDER
Esiste la scienza che spiega esattamente cos'è la "disforia di genere" (DSM 5). Io farò solo una considerazione: i transgender non hanno mai ucciso nessuno e non minacciano nessuno. I cacciatori uccidono ogni anno circa 15 persone e ne feriscono una sessantina. Però invece di chiedere l'abolizione della caccia ci si batte per mettere fuorilegge i transgender. Rosanna Impiccini

UGUAGLIANZA
Mi sento uguale quando tu rispetti la mia diversità ed io la tua. Alma Saporito

VECCHIAIA
Vecchio/a etimologicamente dicesi più specialmente degli esseri organizzati che dal nascere al morire corrono più stadi o gradi di vita.
Lo stadio dell'invecchiamento, dunque, lungi dal rappresentare una condizione patologica, pur nelle difficoltà che obiettivamente si presentano, è un momento ricco di risorse dovute alla ricchezza delle esperienze accumulate, a uno sguardo più riflessivo sul mondo e sull'esistenza.
Il fatto è che secoli di società patriarcale hanno identificato nel vecchio la persona saggia, autorevole, fisicamente ancora accettabile, insomma in genere ci si trova di fronte a "bei vecchi". La vecchia è presentata quasi sempre come brutta, rugosa, sdentata, laida (esempi letterari abbondano).
Non è difficile darsi una spiegazione: la donna è o bambolina o femme fatale che l'uomo "gestisce" dall'alto del suo essere appunto uomo.
Ma le donne vecchie oggi non ritengono di dover nascondere le rughe intorno agli occhi o le canne d'organo del collo: hanno avuto il chairos di aver vissuto l'epoca in cui c'era la fondata speranza di poter raddrizzare le storture sociali e culturali, di poter lottare con e per le donne, si sono alimentate alla fonte del pensiero di loro sorelle. Il femminismo degli anni '70 ne ha forgiato la consapevolezza del loro ruolo, fra sconfitte e vittorie ha ottenuto risultati che se sono divenuti patrimonio di tutte, oggi sono rimessi in discussione (un esempio per tutti l'applicazione della 194) allora le donne vecchie non possono mettersi da parte come le vorrebbe l'odierna temperie sociale, sentono forte la responsabilità di ritrovarsi madri, nel senso indicato da Luisa Muraro, delle giovani frastornate da un mondo che illudendole in nome di una conquistata libertà, da buon erede del patriarcato, tenta di riportarle subdolamente indietro a creta che l'uomo plasma a suo piacimento e se non si piegano, c'è sempre il femminicidio. Le donne vecchie, secondo l'etimologia, non hanno smesso e non smetteranno mai di attraversare sempre nuovi stadi di vita per loro e per tutte. Tommasina Soraci

VEDOVA
Orfani e vedove non sono inseriti dal catechismo fra i destinatari delle opere di misericordia, ma è come se lo fossero. Persone vulnerabili, che hanno perduto il sostegno della loro vita nella persona del maschio capofamiglia, e meritano assistenza e misericordia. Tramontato il ruolo del capofamiglia, tramonta anche - nel bene e nel male - l’assistenza, a cominciare dalla pensione di reversibilità, bollata come assistenzialismo e ridotta ormai a ben poca cosa. E pensare che la percepiscono anche i vedovi, grazie alla ‘nostra’ legge di parità del 1977 (art. 11). E grazie alla legge sulle unioni civili, dal 2016 è equiparata al coniuge superstite anche la persona che ha contratto un’unione civile.
Della categoria ‘vedovi’ - maschile universale quanto mai inopportuno - fanno parte in grandissima maggioranza le donne, circa l’80%, per vari motivi: perché vivono più a lungo, perché di solito sposano, o sposavano, un uomo un po’ più anziano e perché una parte di uomini vedovi si risposa con una donna più giovane, ed esce quindi dalla categoria.
Oltre al capofamiglia, sta scomparendo anche il matrimonio: se ne celebrano la metà rispetto a vent’anni fa. Se perdi il tuo compagno, sei ancora ‘vedova’? E poi, molte vedove non amano proprio autodefinirsi tali: come le nubili o le zitelle oggi si chiamano single, anche le vedove sono ‘single di ritorno’, stato civile ‘libero’.
Un ultimo dettaglio linguistico: orfano e orfana sono il figlio o la figlia che perdono il padre o la madre, ma non esiste un termine per definire il lutto più crudele e contro natura: quella della madre o del padre che perdono la loro progenie. Ma di un adulto che ha perduto il genitore, si può dire che è ‘figlio di’, non che è ‘orfano di’, un termine che usiamo solo per i bambini. E di una donna che ha perso il proprio compagno, è giusto dire che è, o è stata, la ‘compagna di’, anche la ‘moglie di’, ma per piacere non la ‘vedova di’. Un termine che suona inevitabilmente miseria, debolezza, privazione, ben oltre il lutto. Mara Gasbarrone
VIOLENZA
Psicologica: dalla nascita alle donne insegnano che sono nate per accudire e non possono scegliere di fare ciò che vogliono. Economica: una donna su tre non ha un conto corrente personale. Fisica: alle donne insegnano ad essere umili, subire e perdonare. Verbale: donne messe continuamente a tacere. Sessuale: milioni di donne hanno subito aggressioni sessuali, gravi o addirittura considerate innocue. Diciamo NO alla VIOLENZA esercitata nei confronti delle donne, delle minoranze, della natura, del mondo animale e delle istituzioni. Vilma Nicolini

ZATTERA
Mezzo di salvataggio, che possa navigare in acque tranquille, per ogni donna in fuga dal dolore. Alma Saporito






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